La storia del duetto virtuale di Noah Weiland col padre Scott: «Mi hanno ricattato» | Rolling Stone Italia
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La storia del duetto virtuale di Noah Weiland col padre Scott: «Mi hanno ricattato»

Il figlio del cantante degli Stone Temple Pilots ha deciso di pubblicare ‘Time Will Tell’ dopo una minaccia anonima: «Dacci 2000 dollari o diffondiamo il demo della canzone»

La storia del duetto virtuale di Noah Weiland col padre Scott: «Mi hanno ricattato»

Scott Weiland con gli Stone Temple Pilots nel 1996

Foto: Ebet Roberts/Redferns/Getty Images

Noah Weiland, figlio di Scott degli Stone Temple Pilots, ha pubblicato un inedito, Time Will Tell, contenente parti vocali del padre. È una notizia di per sé ed è resa ancora più strana dal presunto tentativo di ricatto che ci sarebbe dietro.

Weiland ha pubblicato il pezzo ieri unitamente a un post di Instagram in cui spiega che qualcuno gli ha inviato una vecchia versione della canzone chiedendogli 2000 dollari per non diffonderla pubblicamente. Noah aveva intenzione di pubblicare il pezzo più in là, la minaccia l’ha spinto a farlo subito. «Quel codardo pensa che stia per dargli 2000 dollari per evitare il teak, così l’ho battuto sul tempo… È buffo, ma ho visto la scritta “Time Will Tell” sul muro di un bagno il giorno in cui ho ricevuto il messaggio: forse mio padre ha pensato che fosse il momento di farlo?».

NOAH WEILAND & SCOTT WEILAND - Time Will Tell [Official Audio] (prod. @spencercarrreed)

Noah racconta che Time Will Tell era intesa come canzone solista di Scott Weiland, di cui conserva il demo «super incompiuto» da quand’era adolescente (Weiland è morto quando Noah aveva 14 anni). La voce del padre è inconfondibile, ma Time Will Tell ha un feeling decisamente contemporaneo, più in linea con l’alt pop di Noah.

«Chi rappresenta mio padre non si preoccupa di dare ai fan musica inedita, né tantomeno di mantenere vivo il suo ricordo e quindi io e il mio amico Spencer Carr Reed abbiamo deciso di trasformare la canzone in una cosa più moderna, come se fosse ancora vivo e avesse deciso di collaborare con me. Questo è il concetto base».

Noah ci fa vedere (e le ha fatte vedere sui social) le schermate dei messaggi che ha ricevuto. È quasi certo, parole sue, di sapere chi è il presunto ricattatore: «Se ho ragione, allora è uno dei miei migliori amici di un tempo che è super geloso di me».

 

 
 
 
 
 
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Al di là della pubblicazione anticipata rispetto ai piani, Time Will Tell rappresenta per Noah una sorta di catarsi. «Sono sempre stato spinto dalla famiglia e da chi mi circondava a odiare mio padre. Ma dopo tutto questo tempo ho capito che non era colpa sua e che non mi avrebbe mai voluto far passare i casini che ho dovuto affrontare negli ultimi anni».

Avrà pure seguito le orme del padre, ma la musica non è mai stata una certezza per Noah. I suoi sono separati quando lui aveva 7 anni e il padre è stato per lo più assente dalla sua vita da quel momento fino alla morte per overdose accidentale avvenuta nel 2015. A quel punto, Scott aveva dissipato il suo patrimonio e Noah ha passato l’adolescenza facendo lavori manuali e lottando contro la dipendenza da oppioidi.

«Non sono un rampollo con un fondo fiduciario o roba del genere», ci ha detto pochi mesi fa. «Mi urta quando qualcuno lo dice. Mio padre ha lasciato debiti per milioni quando è morto. Mia madre ha sempre avuto un lavoro normalissimo. E, sinceramente, anche se i curatori del patrimonio di mio padre dovessero mai riuscire a estinguerne i debiti, non li vorrei nemmeno quei soldi. Voglio fare carriera con le mie sole forze».

Da Rolling Stone US.