La «guerra santa» dei trumpiani contro Taylor Swift è anche una questione di ego | Rolling Stone Italia
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La «guerra santa» dei trumpiani contro Taylor Swift è anche una questione di ego

Secondo alcuni collaboratori di Trump, l’ex presidente non è preoccupato per la possibilità che la popstar si schieri contro di lui, ma che ne metta in ombra la personalità. «Sono più famoso di lei»

La «guerra santa» dei trumpiani contro Taylor Swift è anche una questione di ego

Taylor Swift

Foto: Griffin Lotz per Rolling Stone US

Taylor Swift non ha ancora appoggiato pubblicamente Joe Biden, eppure è già finita nel mirino degli abitanti di MAGAlandia che non hanno esitato a lanciarsi – lo riferisce una fonte vicina a Donald Trump – in una «guerra santa» contro la megastar, specialmente se alla fine deciderà di schierarsi pubblicamente coi Democratici alle presidenziali del 2024.

Lo dicono tre diverse persone informate sui fatti: il cerchio di trumpiani che lavorano o collaborano alla campagna elettorale, i media people che appoggiano l’ex presidente e vari consulenti esterni danno per certo che alla fine Swift appoggerà Biden, come del resto ha fatto nel 2020. Secondo le stesse fonti, negli ultimi mesi Trump avrebbe discusso dell’argomento con vari esponenti dei media conservatori e legati ai Repubblicani. Anche secondo il New York Times, Swift è un nome chiave della wish list di personalità in vista che potrebbero appoggiare Biden.

La ventilata apparizione della popstar al Super Bowl col fidanzato Travis Kelce, giocatore dei Kansas City Chiefs, ha scatenato i soldatini della guerra culturale della destra MAGA. Secondo la loro teoria del complotto, il campionato di football sarebbe stato truccato per favorire Biden.

Dietro le quinte, Trump sarebbe allarmato non tanto della possibilità che Swift si schieri contro di lui, ma che ne metta in ombra la personalità. Nelle ultime settimane, l’ex presidente ha detto a più persone della sua cerchia che nessuna celebrità potrà salvare Biden dalla sconfitta, che lui è «più popolare» di Swift e che ha più fan devoti di lei, come hanno riferito a Rolling Stone una persona vicina a Trump e un’altra informata sui fatti.

Il mese scorso, aggiunge una fonte vicina a Trump, l’ex presidente ha detto che «ovviamente» la decisione di Time di scegliere Swift e non lui come persona dell’anno 2023 non ha alcun senso.

Via e-mail, Jason Miller, consigliere senior della campagna di Trump, non sembra particolarmente preoccupato dalla prospettiva di un endorsement di Swift al rivale di Trump. «Joe Biden potrà pure contare su Taylor Swift per cercare di salvarsi, ma agli elettori interessa il tasso di inflazione alle stelle e quindi dicono: We Are Never Ever Getting Back Together».

L’ex presidente ha già attaccato Swift per via dell’endorsement concesso a due candidati Democratici nel Tennessee alle elezioni midterm del 2018: «Il mio gradimento della musica di Taylor è sceso del 25%», ha detto Trump in quella occasione. A sua volta, Swift ha attaccato Trump durante la campagna del 2020, accusandolo di aver tentato di «imbrogliare milioni di americani mettendone a rischio la vita» cercando di ostacolare il voto per corrispondenza durante la pandemia di Covid-19.

Da allora, Trump ha ingaggiato nella sua testa una gara di popolarità con Swift e alcuni suoi collaboratori – tra cui membri del GOP e del suo staff, nonché figure mediatiche appartenenti al campo trumpiano – hanno pensato a come attaccare la popstar. Dalla fine dell’anno scorso, hanno parlato più volte delle strategie per alzare il livello del conflitto culturale nel caso Swift decidesse di appoggiare Biden. «Sarebbe altra benzina sul fuoco della culture war», commenta un funzionario che lavora per la rielezione di Trump. «Ecco un’altra celebrità di sinistra che fa parte dell’élite democratica che ti dice cosa pensare».

Membri della cerchia di Trump stanno già annoverando pubblicamente Swift nella lista dei nemici, un atteggiamento che è culminato almeno per ora con la notizia che il fidanzato di Swift giocherà al Super Bowl. Lunedì scorso Alina Habba, uno degli avvocati di Trump, ha scritto sui social media: «Chi pensa che questo Paese abbia bisogno di molte più donne come Alina Habba e di molte meno come Taylor Swift?» (Habba ha rappresentato Trump nel caso di diffamazione di E. Jean Carroll, per il quale è stato condannato a pagare 83 milioni di dollari).

Jeanine Pirro, conduttrice di Fox News e consigliera politica informale di Trump anche durante la presidenza, ha avvertito Swift di tenersi fuori dalla contesa politica: «Non farti coinvolgere nella politica, non vogliamo vederti lì. Joe Biden ha dei problemi con l’elettorato giovane e lo sa. E se crede che Taylor possa aiutarlo a venirne fuori, la cercherà».

Dopo l’ultima vittoria della squadra di football dei Chiefs, Vivek Ramaswamy, ex candidato alla presidenza del Partito Repubblicano e attuale hype man di Trump, ha scritto su X che forze oscure avrebbero truccato il Super Bowl per dare maggiore visibilità all’endorsement, ancora inesistente, della «coppia spinta in modo artificiale» nell’agone culturale. Sono mesi che gli opinionisti MAGA ce l’hanno con Swift e col suo fidanzato, già detestato per il ruolo nella campagna pro vaccino Pfizer contro il Covid-19.

A novembre, durante una sfuriata sulle sconfitte dei Repubblicani nella battaglia contro l’aborto Charlie Kirk, fondatore di Turning Point USA e alleato di Trump, ha detto che Swift uscirà allo scoperto per le presidenziali e «mobiliterà i suoi fan», aggiungendo che «gli Swifties vogliono l’aborto facile». Jesse Watters, presentatore di Fox News e amico di Trump, ha detto che la popstar potrebbe essere una «operazione psicologica del Pentagono», nonché «una copertura per un’agenda politica segreta».

I portavoce di Swift e Trump non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento. Lo ha fatto invece via e-mail John McLaughlin, uno dei principali sondaggisti di Trump. «Biden è debole e ha bisogno di appoggi esterni per rafforzare la propria credibilità. Ma non funzionerà visto che la disaffezione della gente nei suoi confronti sta orientando la corsa presidenziale. Gli elettori non sono stupidi», dice McLaughlin. «Le celebrità che sostengono Biden sono come le donazioni a Nikki Haley: un mezzo per fare virtue signaling. È come indossare una mascherina in pubblico dopo la fine del Covid. Le celebrità possono pure appoggiare Biden, ma questo non farà decrescere l’inflazione, non fermerà le guerre, non sistemerà i problemi sul confine, non farà diminuire la criminalità. Il gradimento di Biden è è bassissimo. Trump sta vincendo e vincerà».

Da Rolling Stone US.

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