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Kendrick Lamar vs Drake non è solo un beef, è uno scontro fra due filosofie hip hop

La contrapposizione fra l’americano e il canadese è la rappresentazione del conflitto tra ambizioni artistiche e commerciali. È anche una cartina al tornasole per i fan del rap: preferite la sperimentazione o l’appeal di massa? Ciò che il rap era o ciò che è diventato?

Foto: Arturo Holmes/MG23/Getty Images/The Met Museum/Vogue (1), Cole Burston/Getty Images (2)

Se Drake e Kendrick Lamar si lanceranno finalmente in una battaglia rap epocale, non sarà esclusivamente per la strofa del secondo in Like That. Non sarà nemmeno (probabilmente) a causa di storie che non conosciamo, di pettegolezzi, delle questioni banali che scatenano le faide rap. Non sono un grande fan dei beef tra rapper perché, come ha detto Snoop Dogg a Latto, sono spesso il prodotto di un’industria che gonfia gli ego al fine di dividere gli artisti. E però la frattura tra Drake e Kendrick sembra profonda e va oltre le differenze tra i due: rappresenta la dinamica tra poli opposti nella guerra intestina nell’hip hop.

Prendete i Big Three del rap americano: Kendrick, Drake e J. Cole. Sia Drake che Kendrick sono e sono stati ben disposti nei confronti di Cole ed entrambi hanno fatto musica con lui. Kendrick ha sparato contro Cole solo in Like That, perché ormai è troppo vicino a Drake. Ma sono ipotizzabili scenari alternativi in cui sia a Kendrick che a Drake starebbe bene se Cole fosse l’altra metà di un Big Two perché incarna un sano equilibrio tra introspezione, tradizionalismo hip hop e appeal di massa. Drake contro Cole o Kendrick contro Cole non sarebbero scontri forti. Drake e Kendrick, invece, sono semplicemente troppo diversi perché uno dei due possa sopportare che il pubblico di massa dica di preferire l’altro. Ecco perché continueranno a sentirsi in competizione l’uno con l’altro.

La qualità delle loro discografie, la frequenza delle loro uscite e le loro visioni artistiche sono in netto contrasto; se fossero amici, probabilmente deciderebbero di comune accordo di non darsi dritte sulle rispettive carriere. Immaginate Drake che consiglia a Kendrick di pubblicare quattro album in due anni. Pensate a Kendrick che dice a Drake di prendersi una pausa di cinque anni, per poi tornare con un concept di 18 pezzi sull’essere un pessimo prodotto del patriarcato e della schiavitù. Non credo che Kendrick apprezzerebbe se Drake gli suggerisse di fare una copertina pronta per diventare un meme come quella di Certified Lover Boy, né Drake gradirebbe se Kendrick gli dicesse di pubblicare a sorpresa delle outtake tratte dal suo ultimo progetto che sembrano pezzi di free jazz sperimentale.

Entrambi hanno raggiunto lo status di “immortali” del rap, seguendo percorsi decisamente diversi. Drake è l’amministratore delegato metaforico della Drake Inc, un colosso dello streaming che viaggia col pilota automatico, con uscite annuali di progetti che contengono un paio di pezzi buoni per tutti: è l’esempio più redditizio dell’hip hop inteso come prodotto. Kendrick si prende del tempo tra un lavoro e l’altro e spesso sono talmente densi a livello tematico che è facile ammirarli, ma è difficile ascoltarli a ripetizione. I suoi progetti in ambito rap mainstream sono di regola i più ambiziosi degli ultimi 15 anni dal punto di vista artistico e degli argomenti trattati. Sono cataloghi differenti che alimentano due fanbase frequentemente in guerra tra loro. I fan di Kendrick ritengono Drake troppo superficiale, quelli di Drake pensano che Kendrick sia troppo pesante.

La questione non riguarda solo Kendrick o Drake, ma la community hip hop. I due rappresentano i modelli di due visioni differenti dell’hip hop. La meravigliosa ambiguità del rap fa sì che le persone siano ugualmente ossessionate da questa forma d’arte pur avendo visioni musicali completamente diverse. È per questo che alcuni fan del rap disprezzano certa musica dicendo che è non è mainstream e nel frattempo Danny Brown e JPEGMafia si appropriano ironicamente della frase in slang che esprime quel concetto, “scaring the hoes”, per il titolo di un loro progetto. Su X ci lanciamo in discussioni da bar che spesso finiscono con i contendenti che si rendono conto di quanto ogni cosa sia arbitraria. Succede perché, in quanto appassionati di hip hop, abbiamo imparato a difendere i nostri valori e a disprezzare quel che non ci piace. Ecco perché è così frequente che i fan più accaniti esaltino o Kendrick o Drake e denigrino l’altro.

Eppure c’è stato un tempo in cui Drake e Kendrick erano in sintonia. Drake a livello commerciale si è affermato prima di Kendrick e ha dato al rapper di Compton, allora emergente, una spinta concedendogli un interludio in Take Care (2011) e uno slot di apertura nel suo tour Club Paradise del 2012. C’è un video in cui Drake tiene un discorso di chiusura durante la tappa di San Diego del tour. Vedendolo, è difficile non paragonare Kendrick a Russell Westbrook che nel 2014 fissa il premio di MVP dell’NBA durante il discorso di accettazione di Kevin Durant. Kendrick era in sintonia con l’energia positiva del momento, ma poi è arrivata quella sua strofa in Control che li ha allontanati forse per sempre.

La barra di Kendrick, in cui tirava in ballo un gruppo di colleghi rapper e affermava il suo desiderio di superarli nei testi, era un gioco di parole basato su una strofa di Kurupt del 2011 in cui si definiva il re di New York. Pusha T (altro rivale di Drake) ha detto di aver capito che il verso era solo uno sfottò, Drake invece non è stato affatto contento di essere menzionato. «Niente da dire al riguardo», ha detto a Billboard nel 2013. «So bene che Lamar non spacca più di me, da nessuna parte».

I due hanno proseguito il loro viaggio nel rap senza quasi considerarsi a vicenda. Nonostante la loro distanza, o forse proprio grazie a essa, è difficile non vederli come uno yin e uno yang. Per molti Kendrick rappresenta l’essenza del rap, Drake il lato commerciale. Drake pensa di essere degno della corona metaforica in virtù di numeri e quantità, Kendrick per via di quella che molti considerano una discografia impeccabile. L’anno scorso Drake ha criticato fra le righe il ritmo irregolare delle uscite di Kendrick, che in Savior dice di aver bisogno di tempo per proteggere la sua anima “nella valle del silenzio”. Il processo d’incoronazione del re del rap dipende da molte variabili, ma a quanto pare nessuno dei due accetta l’idea che l’approccio dell’altro sia il più valido, e allo stesso modo la pensano le rispettive fanbase.

A proposito di Control, Drake ha detto a Vibe che Lamar «è un cazzo di genio nel suo genere, ma ho anche mantenuto la mia posizione come è giusto. Jordan non deve andare a fare partitelle per dimostrare che sa giocare a basket, senza offesa». Mesi dopo, Kendrick ha replicato durante un freestyle ai BET Hip Hop Awards, rappando: “Niente è più lo stesso da quando hanno pubblicato Control / E hanno rimesso a un rapper permaloso il suo pigiama / Ah ah peggio per te, batti il cinque… sono corazzato / I tuoi proiettili non penetrano mai / Spari a casaccio, ragazzo, sei un falso”. Drake si è sentito superiore per non avere raccolto la provocazione, mentre Kendrick lo considera permaloso per avere visto un’esca in Control e falso per non aver replicato. È roba che fa discutere animatamente i fan del rap.

In realtà, Jordan era un maniaco della competizione e aveva fatto inserire nel suo contratto una clausola che gli consentiva di giocare con chiunque. Grazie a Jay-Z, la percezione che il rap ha di Jordan è del tipo “sono troppo grande per abbassarmi a gareggiare”, cosa che non ha sempre fatto parte dell’etica rap. La competizione è sempre stata un elemento integrante dell’hip hop, persino le crew di graffitari si sfidavano per gli edifici da taggare. Da Juice Crew a Boogie Down Productions, da Kool Moe Dee a LL Cool J, i primi anni del rap sono stati caratterizzati da grosse provocazioni nei testi. Nel remix di I Shot Ya, LL Cool J rappava: “Affronterò al volo qualsiasi negro nel rap game / Ditemi il posto e ve lo scalderò, troie… anche rapper donne, non me ne frega un cazzo, boo!”. Questo l’ha detto un re del rap che all’epoca recitava in un programma televisivo.

Se venivano attaccati, ci si aspettava che i rapper rispondessero per le rime. Quando l’hip hop era una scena emergente e ancora underground rispetto al pop, tutto ciò che i rapper avevano era la loro reputazione. Poi è arrivato il boom commerciale dell’hip hop e i rapper hanno iniziato a utilizzare il potere economico che hanno acquisito come arma per sminuire i colleghi sulla base del successo ottenuto.

È stato 50 Cent a far diventare tema di discussione il numero di copie vendute nella prima settimana di uscita di un disco. I fan più giovani hanno cominciato a vedere il rap come una gara a chi domina le radio e vende di più. Alcuni hanno iniziato a prendere questi aspetti come fondamentali nelle discussioni, dando priorità ai numeri rispetto a fattori intangibili come la qualità e l’impatto della musica. Gli artisti sono ora costretti a considerare la loro carriera come un’impresa capitalistica oltre che artistica, con un ventaglio di possibilità diverse. Vogliono essere il più pazzo, il più ricco o il più potente? Kendrick contro Drake rappresenta uno scontro tra le pulsioni più importanti del rap degli ultimi 50 anni.

Nella lite epica tra Jay-Z e Nas, il primo ha esaltato i suoi successi commerciali e criticato i messaggi pro-black del secondo: “Quella roba è spazzatura, che stai cercando di fare?”. Nas ha risposto: “Hai barattato la tua anima per i soldi”. I fan discutono ancora oggi su Jay-Z e Nas perché i loro approcci e percorsi di carriera sono così diversi che il dibattito diventa una cartina al tornasole per capire che tipo di fan del rap sei. Preferisci l’artista che vende di più e ha un appeal di massa, o quello che ha successo, ma tende anche a evitare il mainstream a favore della sperimentazione? Volete che il vostro beniamino sia onnipresente, come il Jay-Z dei primi anni 2000, o che si prenda il suo tempo tra un progetto e l’altro, per poi tornare e rappare storie all’indietro come in Rewind?

Ecco i temi che sarebbero presenti in un vero beef tra Lamar e Drake se mai arrivasse a un nuovo livello. Kendrick e Drake incarnano rispettivamente ciò che il rap era e ciò che è diventato. La scelta tra i due si muove lungo linee di confine che danno forma alla filosofia hip hop. Fortunatamente, la loro faida non sembra andare oltre il rap, ma a volte questo è tutto ciò di cui si ha bisogno.

Da Rolling Stone US.

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