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John Lennon era eversivo come Gesù Cristo

Nel giorno in cui avrebbe compiuto 80 anni, Morgan racconta il pensatore rivoluzionario e l'arrangiatore minimalista. E si chiede che musica farebbe oggi. La risposta è tutt'altro che scontata

Foto: Iain McMillan © Yoko Ono

Oggi avrebbe compiuto 80 anni John Lennon se quel misantropo che l’ha ucciso gli avesse permesso di morire per cause naturali, magari sarebbe morto prima di oggi, ma senza dubbio non a 40 anni.

Morire a 40 anni quando si è nel pieno della maturità e della creatività, quando si è nel pieno del successo e dell’energia politica che ti porta al centro del mondo per quanto è interessante e condiviso il tuo slancio sociale e filosofico, perché sei un fine pensatore e non solo un cantautore, è uno scherzo del destino, è una tragica sciagura per l’umanità, è uno schifo, una bestemmia, un momento di distrazione di Dio e dello Spirito Santo, simile all’altro grande momento di distrazione clamoroso avuto all’inizio dei tempi.

Cosa cambia? Hanno dato a John Lennon un po’ più di tempo per fare felice l’umanità, sette anni in più di parole e di pensiero, di canzoni, di idee libertarie, di concerti, di dichiarazioni pubbliche, di battaglie politiche contro il potere coercitivo, di idee estetiche e capelli e barbe e abiti, di suoni, di strumenti, di aforismi e accordi di pianoforte.

Come per il predecessore, ma sette anni in più. Credo infatti che Jesus facesse più o meno quello che faceva John Lennon, non so se scrivesse canzoni ma era sicuramente colto e qualche strumento deve averlo saputo suonare e pure bene, sicuramente i grandi eventi di piazza li faceva, eccome, e sicuramente le idee eversive le aveva, a iosa, e di lotte contro il potere ne faceva, hai voglia!

Ci è morto per quello!

Nel momento in cui suo padre e suo fratello si sono distratti.

Una volta.

In fondo quel ragazzo a Gerusalemme è stato giustiziato perché dava fastidio, ma cosa avrebbe fatto se fosse vissuto più a lungo? Abbiamo mai immaginato cosa avrebbe fatto Cristo se avesse continuato quel che aveva iniziato arrivando ad 80 anni e morendo di morte naturale dopo aver ricevuto il giusto tributo e la giusta riconoscenza per l’opera incredibile che aveva realizzato invece di essere ucciso violentemente in giovane età dal governo?

No, non sono in grado di immaginarlo, scusatemi ma non riesco, non arrivo fin là, invece cosa avrebbe fatto John Lennon riesco di più a figurarmelo e ovviamente sto parlando della parte musicale, non di quella filosofica tantomeno quella politica.

Immagino, ma si tratta solo di supposizioni confutabilissime e personalissime, di come avrebbe sviluppato il suo sound sia nella direzione minimalista che aveva praticamente inventato, sia nell’aspetto “sinfonico virtuosistico” che aveva impostato con Phil Spector.

L’aspetto minimalista di Lennon è stata la sua grande idea di sintesi nell’arrangiare qualsiasi brano di qualsiasi natura fosse, una ballata o un rock and roll, Lennon aveva un “preset” ovvero un modo certo di far funzionare il pezzo con l’accompagnamento della band, e si tratta di questa formula: basso, chitarra e pianoforte suonano l’accordo in modo pieno una volta soltanto sul primo quarto della misura, ogni volta che cambia l’armonia, senza mai risuonarlo cercando di ottenere il massimo sustain, quindi senza riempire le misure, facendo un vuoto in cui si poggia la voce, e la batteria fa una figura elementare suonando solo i quarti, anche lei senza riempire, cassa e rullante 1, 2/1, 2 ecc… piatto: 1, 2, 3, 4, ecco fatto. Il pezzo funziona alla grande, è rock, è elegante, è comprensibile, è bello. È Lennon!

Questa formula ad esempio piacque talmente a David Bowie che nel ’79 riarrangiò Space Oddity con la formula di Lennon.

Io ammetto di averne fatto incetta, ma anche i Pink Floyd, per non parlare di Paul Weller o degli Oasis, persino Trent Reznor ha utilizzato il modulo Lennon ma coi suoni elettronici.

E qui volevo arrivare.

Sono certo, anzi, più che certo, che la zona di Lennon di cui sto parlando, ovvero quella dell’arrangiatore minimalista, sarebbe sfociata nell’elettronica se avesse potuto vivere anche lui l’epoca degli anni ’80. 
Per ciò che riguarda l’altro versante, ovvero “l’americanità” giudicata stucchevole dai suoi ex compagni di gruppo, quella che gli aveva fatto (a detta di Paul McCartney) rovinare The Long and Winding Road, l’orchestrona hollywoodiana, sono certo ci avrebbe regalato degli unplugged da brivido negli anni ’90 e probabilmente avrebbe vinto qualche Oscar. 

E sicuramente sarebbe stato più vicino a Bowie o Peter Gabriel piuttosto che Bob Dylan e Neil Young.

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