J-Ax ha ‘Una voglia assurda’ di trasformare il coronavirus in un tormentone | Rolling Stone Italia
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J-Ax ha ‘Una voglia assurda’ di trasformare il coronavirus in un tormentone

Pronti, via. È partita la competizione per il motivetto cretinone dell’estate 2020. C’è così tanta progettazione in queste presunte canzoni scanzonate che dovrebbe portarle al Salone del Mobile

J-Ax ha ‘Una voglia assurda’ di trasformare il coronavirus in un tormentone

J-Ax

Foto: Sergione Infuso/Corbis via Getty Images

Se chiedete a qualsiasi discografico italiano qual è il genere che ha dominato il mercato nazionale negli ultimi cinque anni, non vi sentirete rispondere “il rap italiano” o “il pop italiano” o “il mescolone indie-pop-rap-trash italiano” (vi sarete accorti di quale sia l’unica costante). No: cifre e classifiche alla mano, la hit estiva italiana è la Stalingrado della nostra produzione musicale. Nell’eterno Sapore di mare un anno dopo (o vent’anni dopo, trentasette anni dopo, diecimila anni dopo) che è il nostro immaginario, tutti cercano di azzeccare il motivetto cretinone che rimbalzi sui telefonini mentre siamo sdraiati a due passi dal mare. Non sono lavori improvvisati: per un sacco di artisti e per il loro entourage, la canzone chiringuita può valere la stagione: non tanto per gli streaming quanto per il video realizzato col generoso product placement di gelati, patatine, birre automobili e pro loco.

Certo, quest’anno il comparto è rimasto in ansia per mesi, non sapendo se e come si potesse salvare la stagione, ma ormai abbiamo capito che in qualche modo, l’Estate Italiana andrà in scena, ed è giusto che sia J-Ax, che è una specie di Giuseppe Conte del pop, a dare il segnale.

Negli ultimi cinque anni non è mai mancato all’appuntamento, da solo o con Fedez: Vorrei ma non posto, Senza pagare, Italiana, Ostia Lido, e nel 2020 ecco Una voglia assurda. Sempre con la miracolosa capacità di presentarsi come il venerabile rapper che col solstizio abbassa la guardia e gioca a fare il disincantato che si cimenta con l’assurdo del nazionalpopolare, tanto non perderà mai la sua credibilità (ed è un merito: non c’è scemenza che non finiamo col perdonargli. È un privilegio che si sono conquistati in pochi).

Certo, quest’anno c’è da affrontare il tema del coronavirus, rendendolo parte della narrazione tormentona. Tenendo conto che molte canzoni da spiaggia erano state preparate prima della quarantena (Mediterranea di Irama e Hola Kitty di Elettra Lamborghini danno questa sensazione), tra quelle nate in quarantena, era ovvio che da Diodato per esempio arrivasse una carezzosità consolatoria (“E ce ne andiamo al mare, chissà che effetto fa, vediamo se questo tempo ci rincuora”), ed era altrettanto ovvio attendersi da J-Ax una macedonia di ironie condivisibili. E ovviamente, arrivano.

Su un tappeto che sembra avere Una voglia assurda di Chic del periodo di Good Times (con forse un pizzico contemporaneo di Roddy Ricch nel woo-hoo iniziale) si susseguono, con sapienza governativa:
– le ovvie frecciatine ai media nazionalpopolari. Ma sia chiaro, non da snob (“Se potessi andare al mare ora sopporterei tutto, anche quelli con il salvagente a fenicottero. E se in cielo vedo l’inviata di Non è la D’Urso, mi tiro giù il costume e le faccio l’elicottero”);
– le ovvie esperienze da quarantena comuni a tutti (“La libreria di Netflix l’ho finita, ora voglio fare binge watching alla vita. Sono cresciuto, come i peli sulle gambe alla tua tipa”);
– l’ovvia italianità trionfante e irriducibile: (“Ho una voglia assurda di stare tra la gente e urlare come in curva, cantare Acqua azzurra nudi in riva al mare”);
– l’ovvia autoironia (“Anche il fan di Brunori Sas ora sogna il club e Gigi D’Ag, persino il pezzo estivo di J-Ax”) e autocitazione (“Questo suono è funky, questo suono è tranqui, perché ormai puoi darmi schiaffi solo con i guanti”);
– gli ovvi slanci umanisti (“Il passato vorrei fosse remoto, tipo chat di gruppo. Andrà tutto bene? Non so: so solo che vorrò più bene a tutto”; “Adoro il traffico della città, e il mio odio per la gente è sparito come i no vax”).

C’è tutto, anche il gioco di prestigio da maestro del rap (“Come la musica, tra alti e bassi attimi infiniti, la vita è fatta d’istanti, ma uniti”). C’è così tanta progettazione in queste (presunte) canzoni scanzonate, che dovrebbe portarle al Salone del Mobile.

Alla fine, è un prodotto ineccepibile. È certamente meglio di Ostia Lido – che okay, era tremenda, ma a sua volta era ovviamente meglio di Baby K o delle Paradisate. Così, viene quasi da dichiararsi sconfitti: il Pezzo Estivo di J-Ax, lo sottintende lui stesso, è un rituale immancabile per la nazione. Pensavamo di sottrarci nel 2020? Forse a un certo punto, è parso possibile. Ma era assurdo: come Sanremo, la Juventus o Alitalia, senza certe istituzioni gli italiani potrebbero sentirsi smarriti, e non saremo noi ad auspicarlo. E proprio come si dice di questo governo, la hit estiva di J-Ax mette Una voglia assurda di commentare che magari non è granché, ma potrebbe essere molto peggio.

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