Il successo di ‘Gooba’ di Tekashi 6ix9ine dimostra che la galera può fruttare milioni | Rolling Stone Italia
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Il successo di ‘Gooba’ di Tekashi 6ix9ine dimostra che la galera può fruttare milioni

È il video hip hop più visto di sempre nelle prime 24 ore. Eppure il rapper ha patteggiato una riduzione di pena in cambio della sua testimonianza. Fare rumore è più importante che mantenere la credibilità di strada

Il successo di ‘Gooba’ di Tekashi 6ix9ine dimostra che la galera può fruttare milioni

Tekashi 6ix9ine saluta i suoi detrattori nel video di 'Gooba'

Quando incappa in un contenuto controverso, l’utente medio di Internet si trova di fronte a quattro scelte: a) non aprirlo affatto, evitando di regalargli visibilità; b) aprirlo e prenderne visione per farsi un’idea di cosa si tratta, pur consci del fatto che il proprio clic alimenterà la bestia; c) condividerlo con spirito critico, portando però tutti i suoi contatti ad affrontare lo stesso dilemma: apro o non apro? Guardo o non guardo?; d) guardarlo e basta, senza farsi troppi scrupoli morali. Nel caso dell’ultimo video di Tekashi 6ix9ine, Gooba, è evidente che la scelta della stragrande maggioranza delle persone è caduta sulle opzioni b, c e d. Con 43 milioni di views nelle prime 24 ore, infatti, ha stabilito un nuovo record per il videoclip hip hop più visualizzato di sempre nel giorno dell’uscita, precedentemente detenuto da Eminem, che nonostante sia un artista molto più famoso si era fermato a “soli” 38 milioni. Chiedersi il perché sia successo è superfluo, in questo caso: in ambito rap, la sua è una delle vicende più tristemente note del nuovo millennio.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti, fino a qualche anno fa la carriera musicale di 6ix9ine era lanciatissima nonostante fosse uno degli esponenti più in vista di una gang di New York, i Nine Trey, a cui dedicava platealmente strofe, tatuaggi e visual. Nel 2018 era stato arrestato per reati connessi al crimine organizzato: il rapper, all’epoca ventitreenne, si trovava di fronte a una potenziale condanna a 41 anni di carcere. Per evitarla aveva patteggiato una riduzione di pena in cambio della sua testimonianza, in cui svelava che il suo atteggiamento da gangster era solo una messa in scena (in sostanza si prestava come ragazzo-immagine dei Nine Trey e li pagava in cambio di protezione, ma non era un vero membro della gang) e soprattutto facendo i nomi di decine di altri affiliati, tra cui anche quelli di molte star della musica rap come Trippie Red o Cardi B. Il suo è un atteggiamento che in slang è definito snitchin’, ovvero fare la spia, ed è imperdonabile per l’etica di quell’America che vive di espedienti: nel giro di pochi giorni era passato dall’essere uno dei più apprezzati rapper emergenti del momento a un infame che rischiava la vita, se mai fosse stato rimesso in libertà.

Nel febbraio 2019, in virtù della sua collaborazione con le autorità, era stato condannato a soli due anni di detenzione: a quanto si dice avrebbe rinunciato ad essere inserito nel programma protezione testimoni perché era intenzionato a tornare a fare musica non appena fosse tornato in libertà. Una scelta che ai più sembrava assurda, non solo perché la sua incolumità era seriamente a rischio, ma anche perché la sua street credibility – forse il capitale più prezioso per un gangsta rapper – era colata talmente a picco che era impossibile pensare di recuperarla. Chi mai avrebbe più ascoltato un singolo di 6ix9ine prendendolo sul serio? Con che coraggio si sarebbe ripresentato ai suoi fan?

La risposta a queste domande è arrivata molto prima del previsto. Dopo poco più di un anno di carcere, infatti, il mese scorso 6ix9ine viene trasferito ai domiciliari per motivi di salute: soffre da sempre di asma, il che lo renderebbe un soggetto a rischio, se fosse contagiato dal coronavirus che ormai è abbondantemente diffuso anche dietro le sbarre. Nel frattempo, mentre era ancora in prigione, ha firmato un contratto da 10 milioni di dollari con l’etichetta 10K Projects per la pubblicazione di due album. Non appena rientrato a casa, il rapper ha chiesto al giudice il permesso di poter girare un videoclip nel cortile di casa sua, che gli è stato misteriosamente accordato, et voilà, Gooba è servito. Un video coloratissimo con la cavigliera elettronica in bella vista e un testo che, tra onomatopee ad effetto e parole accostate senza un particolare senso compiuto, sembra voler veicolare un unico messaggio: sono tornato, brutti stronzi, e se la cosa non vi piace potete mettervela in quel posto.

6IX9INE- GOOBA (Official Music Video)

Oltre a polverizzare ogni record su YouTube, la resurrezione di 6ix9ine ha ottenuto lo stesso effetto anche su Instagram: qualche ora dopo l’uscita del video, infatti, ha fatto una diretta a cui si sono collegati oltre due milioni di utenti, un primato assoluto. Ne ha approfittato per dichiarare di non essere assolutamente pentito di aver fatto la spia, perché le persone di cui ha fatto i nomi si erano comportate di merda con lui, e non meritavano nient’altro che questo.

In realtà il folgorante successo del 6ix9ine post snitchin’ non dovrebbe essere una sorpresa, per gli osservatori più attenti: si stima che durante la sua detenzione abbia guadagnato oltre 20 milioni di dollari in royalties e diritti d’autore per i suoi brani precedenti. È possibile che una buona parte di chi nell’ultimo anno ha ascoltato i suoi singoli o guardato i suoi video lo abbia fatto per sfotterlo, o per cercare indizi sulla vicenda di cronaca che ha poi tenuto banco per mesi? Assolutamente sì, ma ciò non toglie che, anche in questo caso, i suoi detrattori gli hanno fatto un favore e lo hanno reso una persona schifosamente ricca, come dimostra anche la quantità di nuovi gioielli che indossa nelle sue ultime apparizioni in video (il medaglione più vistoso, quello con uno squalo sorridente, ha un valore stimato di mezzo milione di dollari).

C’è da dire inoltre che quello di 6ix9ine non è certo il primo caso di rapper sputtanato in mondovisione e poi tornato saldamente ai vertici delle classifiche. Vedi il caso di Rick Ross, che dopo essersi costruito un personaggio da re del traffico di droga internazionale, nel 2008 fu smascherato grazie a delle vecchie foto che lo ritraevano sul lavoro: no, non in qualche piantagione colombiana circondato da panetti, ma in un carcere di Miami, con indosso una divisa da secondino. Fino a pochi anni prima il suo mestiere era quello di guardia carceraria, uno sbirro in pratica, quasi peggio di uno snitcher nella percezione del pubblico hip hop americano. Nonostante qualcuno pronosticasse per lui una fine vergognosa e un ritorno al precedente impiego, Rick Ross è tuttora uno dei più ricchi e famosi rapper del pianeta, dimostrando ancora una volta che in ambito urban il concetto di cattiva pubblicità in fondo non esiste, e che gli ascoltatori ormai si innamorano più del personaggio che della persona. Quando Jay-Z diceva che il rap di oggi ha sempre più punti in comune con il wrestling, aveva ragione.

Resta da capire però cosa succederà adesso dal punto di vista giudiziario perché, anche se 6ix9ine ha ottenuto legalmente il permesso di girare un videoclip, non è detto che il giudice immaginasse che si sarebbe scatenato un circo mediatico di questa portata. Senza contare che a quanto pare, grazie ai molti contenuti social e agli spostamenti di troupe e ballerine coinvolte nelle riprese, pare che la sua ex gang abbia capito l’esatta ubicazione della casa dove sta trascorrendo i domiciliari e mediti di andare a fargli una visitina. Insomma, nonostante abbia cercato di mettere a tacere i suoi detrattori con la barra conclusiva di Gooba (“Tell me how I ratted, came home to a big bag”, pressappoco “Raccontami un po’ come ho spiattellato tutto, sono tornato a casa da una bella pila di soldi”), è probabile che la questione sia tutt’altro che chiusa, dal punto di vista pratico.

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