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Il nuovo David Bowie Centre è un tributo a un pioniere della multidisciplinarità

È stata inaugurata alla V&A East Storehouse di Londra la “casa” del grande archivio del musicista. Il centro ospita 90 mila pezzi, è pensato per studiosi e fan, racconta l’artista come creativo multitasking

Foto: Jimmy King/The David Bowie Archive

È stato inaugurato sabato scorso il David Bowie Centre, esposizione permanente dedicata al musicista inglese presso la V&A East Storehouse, succursale del V&A Museum di Londra che è un po’ deposito, un po’ sala espositiva e un po’ luogo di studio. Il polo museale che ha aperto quest’anno e si trova al Queen Elizabeth Olympic Park è la nuova “casa” che raccoglie e ospita l’archivio acquisito dopo la morte di Bowie avvenuta nel 2016. Si tratta di oltre 90 mila pezzi a cui si può avere accesso gratuitamente tramite biglietti emessi ogni sei settimane.

I visitatori, che siano studiosi o appassionati, possono prendere appuntamenti mirati alla visione e consultazione degli oggetti. Il più richiesto alla apertura è il soprabito disegnato da Alexander McQueen e dallo stesso Bowie per il concerto del 1997 per il 50° compleanno dell’artista. Oltre ad essere una raccolta di pezzi anche rari o mai visti prima, il Centre è un tributo a Bowie in quanto pioniere della multidisciplinarità che negli ultimi anni è diventata una caratteristica molto più naturale e diffusa di quanto fosse all’epoca.

Il soprabito di Alexander McQueen per il concerto dei 50 anni, nel 1997. Foto: V&A Museum

Una visitatrice osserva alcuni dei premi vinti da David Bowie conservati nel magazzino della V&A East Storehouse. Foto: David Parry/ V&A

La tutina asmmetrica di Kansai Yamamoto per David Bowie/Ziggy Stardust. Foto: Victoria and Albert Museum

Ci sono nove piccole esposizioni a rotazione che presentano 200 pezzi rappresentativi dell’archivio: riproduzioni di materiali vari, capi di abbigliamento e costumi, video, l’installazione interattiva The Library of Connections che ripercorre l’impatto di Bowie sulla cultura popolare. E ancora, il primo strumento del musicista, ovvero un sax che gli regalò il padre negli anni ’60, i pupazzi di Jim Henson rappresentanti i personaggi interpretati da Bowie realizzati per un video mai uscito, una vasta collezione di scritti, schizzi, lettere, oggetti di scena, storyboard.

Situato al secondo piano, il Bowie Centre permette di vedere tra le altre cose i primi costumi di Ziggy, una lettera scritta dal padre a un’etichetta discografica in cui elogia l’etica del lavoro del figlio, la missiva con la quale l’artista è stato rifiutato dalla Apple. 

Il sax alto Grafton di Bowie, circa 1961. Foto: V&A Museum

Cut-up per il testo di ‘Blackout’, da ‘Heroes’ del 1977. Foto: V&A Museum

Il David Bowie Centre alla V&A East Storehouse. Foto: David Parry/PA Media Assignments

Tra i pezzi di maggior interesse per il carattere inedito ci sono gli appunti per la realizzazione del musical Spectator a cui l’artista stava lavorando prima della morte. Nasce dall’interesse per la Londra del XVIII secolo, per la sua scena artistica, per le gang e per la figura di Jack Sheppard, il famigerato Honest Jack, criminale impiccato nel 1724 già protagonista di vari melodrammi, ballate, rappresentazioni teatrali, libri.

Il titolo Spectator deriva dall’omonimo giornale stampato tra il 1711 e il 1712. «A quell’epoca» ha detto alla BBC lo storico Bob Harris «Londra era una città molto eccitante, vibrante e variegata. Era la città più grande dell’Europa occidentale, con una popolazione di oltre mezzo milione di abitanti e una stampa vivace che commentava costantemente mode e follie del periodo».

Il quaderno con gli appunti per il musical. Foto: V&A Museum

Idee per ‘Spectator’. Foto: The David Bowie Archive

I post-it usati da Bowie per organizzare la trama. Foto: The David Bowie Archive

«Bowie è stato un pioniere dei creativi multidisciplinari. Musicista, attore, scrittore, performer, icona culturale, ha lavorato in un modo a cui oggi molti giovani creativi si rifanno, muovendosi con fluidità tra diverse discipline», dice la curatrice Madeleine Haddon. «The Spectator e altri progetti creativi che possono essere ammirati nelle esposizioni rivelano la continua volontà di sperimentare idee e forme creative, nonché il suo meticoloso processo creativo».

Per Haddon, l’esposizione permette di «di conoscere gli strumenti che Bowie usava per la sua pratica creativa. Ma non solo: non si impara soltanto a contestualizzarli rispetto a David Bowie, li presentiamo in modo che i visitatori possano pensare come applicarli al loro lavoro».

Bowie si trucca da Ziggy Stardust, 1973. Foto: Mick Rock/V&A Museum

Provini a contatto della copertina di ‘Aladdin Sane’, 1973. Foto: V&A Museum

Una visitatrice osserva un costume disegnato da Mark Ravitz e David Bowie e indossato al Saturday Night Live nel 1979. Foto: David
Parry/PA Media Assignment

Il centro è quindi pensato sia per artisti e ricercatori che vogliono esaminare documenti e artefatti della lunga carriera di Bowie, sia per i fan che hanno modo di vedere materiali altrimenti inaccessibili. Si rinnova così l’interesse del museo per Bowie: il Victoria & Albert è stato infatto il primo nel 2013 a ospitare la celebre mostra Bowie Is arrivata al Museo d’Arte Moderna di Bologna nel 2016.

«Bowie si reinventava continuamente, provava cose nuove, sperimentava, e questo permette a un pubblico vastissimo di sentirsi in connessione con lui», dice Haddon intervistata da Rolling Stone UK. «È il nostro obiettivo al V&A East: vogliamo che sia il museo del futuro e un museo per i giovani».

«Vogliamo far capire che Bowie era un creativo multitasking prima ancora che il termine esistesse, quando si era spinti a restare entro i confini di un solo genere. Oggi i giovani vogliono essere creativi e amano spaziare in molti campi in cui possono sperimentare senza doversi rinchiudere in un recinto. E in questo Bowie è stato un pioniere ed è la cosa che lo rende così attuale».

Abito di scena realizzato da Freddie Buretti nel 1973. Foto: V&A Museum

Un tecnico sistema il testo di ‘Win’, da ‘Young Americans’. A fianco, il completo del Serious
Moonlight Tour. Foto: David Parry/ V&A Museum

La tavolozza di Bowie. Foto: David Parry/V&A

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