Il mondo è mio: come Taylor Swift si è presa tutto | Rolling Stone Italia
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Il mondo è mio: come Taylor Swift si è presa tutto

È, da poche ore, la donna con più album al n. 1 della classifica USA. Ma Taylor, oltre alle canzoni pop perfette, è molto di più. Negli anni il suo successo è diventato enorme, un caso unico. C'entra la musica ma, come sempre in questi casi, anche altri fattori: l'estetica, il rapporto con i fan, il periodo "snake", alcune controversie. Li abbiamo messi in fila

Taylor Swift

Taylor Swift durante una delle date del The Eras Tour

Foto: Kevin Winter/Getty Images for TAS Rights Management

«Ho caricato una coppia di Singapore per portarli al concerto dei Coldplay», dice un tassista molto simpatico (miracolo), quando riusciamo nella mastodontica impresa di salire su un taxi a Milano (miracolo no. 2). In vena di racconti, il signore ci dice anche di «un ragazzo che è venuto apposta da New York e un’altra coppia dalla Cina». Ci fidiamo. I concerti, effettivamente, sono stati un successone. Tutto sold out, e anche a chi non importava nulla di Chris Martin e soci ha comunque almeno visto la cover di O mia bela Madunina sui social. Ormai però sembra già tutto un ricordo. L’hype, perdonate il termine, si è spostato tutto sugli altri eventi che infiammeranno l’estate 2024 oltre al caro vecchio El Niño: le date italiane di Taylor Swift previste per il prossimo luglio.

In mezzo c’è Madonna, incrociando tutto l’incrociabile, ma questa è un’altra storia. Sì, perché Taylor è stata in Italia una volta sola, 13 anni fa, e la sua fama di allora non è minimamente paragonabile a quella attuale. Ed è per questo che non c’è una persona, almeno tra quelli che vogliono sempre farci sapere quello che stanno facendo, che non abbia provato a prendere un biglietto per i concerti o che, perlomeno, non abbia appunto scritto qualcosa su Twitter a riguardo. Comprare un ticket per questo The Eras Tour è un’operazione complessissima: ti registri, se sei fortunato ti sorteggiano, e poi lista d’attesa che comunque «non garantisce l’acquisto dei biglietti». Gli Hunger Games li ricordavo più easy.

Mentre scriviamo, intanto, Taylor è diventata la donna con più numeri 1 nella classifica americana degli album (il record nei singoli è ancora di Mariah, leggasi alla voce “sai quanti cereali sottomarca ti devi mangiare ancora”»). Taylor ha però battuto Barbra Streisand, toccando la prima posizione con il suo Speak Now (Taylor’s Version). Siamo a quota dodici dischi che raggiungono questo traguardo, una roba abbastanza impressionante, considerando soprattutto che Taylor Swift ha solo 34 anni.

La domanda che ci facciamo oggi quindi è: come è riuscita, Swift, a creare tutto questo? Come è riuscita a trasformare la sua popolarità in qualcosa di enorme, cresciuto esponenzialmente negli anni e in grado di plasmare la cultura pop in questo modo? Come è diventata la più famosa di tutti, partendo da una cameretta in Pennsylvania e da una chitarrina con cui scriveva canzoni già dalle scuole medie, con i capelli boccolosi?

I fattori come sempre in questi casi sono molti, e vanno ben oltre la musica. Musica che chiaramente ha un ruolo chiave, e che la nostra ha dimostrato di saper scrivere, suonare, cantare. Ma questa è solo una fetta della torta. Perché chi si nutre di Taylor Swift ascolta le canzoni, sì, ma legge pure le teorie che escono ogni giorno sui social sui suoi amici/nemici, sa bene che le sue parole influenzano la moda, il gossip, a volte pure la politica. E quindi, dato per certo un grande talento nella composizione, analizziamo gli altri motivi per cui Taylor è diventata Taylor.

Le canzoni diario e le “dediche famose”

Come molti ricorderanno, Taylor ha cominciato volendosi prendere il mondo del country. Era il 2006 quando usciva il suo primo disco e iniziava a giocare ufficialmente nel campionato delle varie LeAnn Rimes, Carrie Underwood e Shania Twain (cito loro per fare tre nomi famosi, negli States le cantanti country sono come i social media manager a Milano: lo fanno tutti). I risultati sono buoni dall’inizio, e in pochi anni arrivano il secondo e il terzo disco, Fearless e Speak Now, che accrescono molto la sua popolarità nel genere. Canzoni come You Belong with Me, Love Story e White Horse la cristallizzano come la novità che gli americani volevano nel country pop: la cantante della porta accanto. Quella che non è popular e lo ammette senza problemi (“she’s cheer captain and I’m on the bleachers“), che si veste con i vestiti dei grandi magazzini che puoi permetterti anche tu. La compagna di banco alla lezione di chimica, la vicina di casa col vialetto che confina. Le sue canzoni nascono come il diario ragazza americana che vive in provincia, i pensieri di un’eroina country che canta l’amore mentre sullo sfondo c’è una mietitrebbia che va. Lo sentite il rumore?

Da subito, il suo punto di forza è stato lo storytelling: un’unione di universale e specifico, proprio come si fa nelle biografie delle star. Parlando di specifico, le cose lo sono diventate ancora di più con l’uscita di Speak Now, nei cui testi le persone hanno iniziato a riconoscere immagini che avevano visto con i loro occhi. Tipo le foto dei paparazzi pubblicate sui giornali. In Back to December canta “then I think about summer, all the beautiful times / I watched you laughing from the passenger side“, mentre esce la sua foto con Taylor Lautner che descrive lo stesso momento. Procedura ripetuta nel disco dopo, in All Too Well. Qui si parla di sciarpe dimenticate a casa della sorella del suo ex. Sorella ed ex sono Maggie e Jake Gyllenhaal. È solo l’inizio della commistione tra musica e vita privata che farà impazzire i fan. Fidanzati famosi e canzoni che parlano di loro: abbiamo brani su John Mayer (a cui sono dedicate Dear John, The Story of Us, Superman, Would’ve, Could’ve, Should’ve), su Harry Styles (i brani Style, Out of the Woods, All You Had to Do Was Stay e altre), su Joe Jonas (Forever & Always, Last Kiss, Better Than Revenge), su Calvin Harris (I Forgot That You Existed, Dancing with Our Hands Tied, Getaway Car). XOXO, Gossip Girl.

Il disco della svolta

Con l’uscita di 1989 cambia tutto: dal country Taylor passa al pop, e quando esce il primo singolo, Shake It Off, non sono pochi quelli che la prendono per pazza. Il brano è totalmente diverso dalle cose fatte prima, con quel ritornello che al primo ascolto lo cataloghi nella sezione baby dance. Al secondo, però, scopri che si appiccica alle sinapsi, dei baby ma pure degli adulti. Habemus prima hit mondiale. Con 1989, TS entra nei campionati di Lady Gaga, di Katy Perry e di tutte le popstar degli anni ’10. Cambia tutto. Poi esce Blank Space, il secondo singolo, e inizia a infrangere pure dei record: Taylor sostituisce sé stessa alla posizione numero 1 della classifica americana delle canzoni più vendute. 1989 diventa ufficialmente il disco della conquista del mondo, ma forse tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata anche qualche controversia. Per citare Katy Perry, che tornerà più volte in queste righe: ROAR.

Taylor Swift - Blank Space

La Squad

Selena Gomez, Gigi Hadid, Blake Lively, Hailee Steinfeld, Emma Stone, Lena Dunham, Cara Delevingne, Jessica Alba. Non è il cast di un nuovo blockbuster, ma il gruppo di amiche di Taylor Swift. Per un periodo della sua carriera, infatti, la nostra ha scelto di farsi vedere spessissimo con le sue besties famose. Tanto da coinvolgerle anche nel video di Bad Blood. Ma insieme sfilavano anche sui red carpet, e si facevano fotografare agli eventi mondani. Negli anni però le cose sono cambiate e il gruppone si è un po’ perso. Taylor è diventata più riservata, e soprattutto sembra essersi pentita di come la sua “squad” venisse percepita dall’esterno, un po’ Mean Girls e un po’ «una cricca che non ti avrebbe voluto se avessi provato a farne parte». «Non è andata come pensavo sarebbe andata», ha dichiarato qualche anno dopo. Ma da quei giorni e da quell’unione di forze ognuno si è portato a casa un pezzettino. Per la serie: “on Wednesdays we wear pink“.

Taylor Swift - Bad Blood ft. Kendrick Lamar

The Snake

O la ami o la odi: Taylor Swift è stata quasi da subito oggetto di dibattiti, soprattutto negli States. Se da una parte c’è chi la dipinge come eroina, dall’altra Taylor è o è stata considerata, almeno da alcuni, un personaggio studiato, calcolato e calcolatore. Un dualismo che non la lascerà mai e ci regalerà anche per questo momenti che definiranno in parte la sua carriera. Caso determinante quello con Kanye West, che le aveva rovinato lo speech ai VMAs del 2009 regalandole lo status di vittima che tanto piace agli americani. «Povera Taylor!», verrebbe da pensare. L’anno dopo, però, Swift torna ai VMAs per cantare un brano scritto per l’occasione, Innocent. L’esibizione si apre con il replay dell’incidente dell’anno prima, poi parte la canzone. E se il brano, per i fan più ingenui, rappresentava un gesto distensivo, in molti ci hanno visto paternalismo, un’offesa mascherata da perdono o, come ha scritto un critico del New York Times, “un atto meschino (“Wasn’t it easier in your lunchbox days? / Always a bigger bed to crawl into / Wasn’t it beautiful when you believed in everything and everybody believed in you?)”.

Non solo, quindi, Miss Americana, tutta sorrisi e occhioni. Faceva ufficialmente ingresso nel Taylorverse il personaggio vendicativo, il serpente, animale ma soprattutto emoji fondamentale nella sua storia (Reputation, anyone?). Con Kanye comunque non era ancora finita: dopo aver fatto pace, nel 2016 lui pubblica The Life of Pablo. Dentro c’è la canzone, Famous, in cui rappa: “I feel like me and Taylor might still have sex / I made that bitch famous“. Lei si indigna, ma Kim Kardashian dice che i due erano d’accordo e pubblica una telefonata di Kanye e Taylor che parlano del pezzo. Chi sta mentendo?

Tra le, virgolette, controversie, anche la fine del suo rapporto con Calvin Harris (i due hanno poi litigato sui social per i credits del brano This Is What You Came For, cantato da Rihanna). Poi il battibecco con Nicki Minaj, la faida con Katy Perry (le due avevano smesso di parlarsi, pare, per dei ballerini; si sono evitate per anni e poi Taylor ha dedicato a Katy proprio Bad Blood, in cui insieme alla sua squad di amiche famose cerca di combattere la cattiva). Inserire emoji snake a piacere.

Innocent - Taylor Swift # VMA

Dacci quello che vogliamo

Taylor è sempre stata oltre le critiche. O almeno, ha sempre capito come farne tesoro. Dopo 1989 si è presa un periodo di pausa ed è tornata con Reputation, album in cui risponde a tutte le cose che i media hanno detto su di lei negli anni. Sono cattiva? Ora vi faccio vedere. Look What You Made Me Do è il primo singolo, letteralmente “guarda cosa mi avete costretta a fare”. La stronza sul serio? Nel video mette in fila tutte le Taylor passate, compresa quella che litiga con Kanye. Un modo per dire “parlo io”, ma anche un modo intelligentissimo di agire: quello di dare al suo pubblico quello che voleva. Sui giornali si parla di litigi? Lo faccio anch’io, nel video del mio nuovo singolo. Siamo oltre le canzoni che fanno da memoir: siamo davanti a un reality show di cui si aspettano gli sviluppi. E se non capisci dove iniziano le cose inventate e dove quelle vere, non importa. Il pezzo mancante puoi metterlo tu. L’importante è esserci. O, citando Simona Ventura, visto che di reality stiamo parlando: “Crederci sempre, arrendersi mai”.

Taylor Swift - Look What You Made Me Do

L’estetica e gli immaginari

Un fattore fondamentale della conquista globale di Taylor è stato anche il cambiare sempre, come fanno quelli che durano. Parliamo di immaginario, di look, e poi pure di musica. Dotata di bellezza rassicurante (torniamo alla vicina di banco), mai provocante o troppo sexy, qualche boomer direbbe “perbene”, difficilmente Taylor ha creato invidia nelle fan in quanto, tutto sommato, “raggiungibile” (ovviamente non è così, ma la vita è bella se ci si illude anche un po’). Dopo la fase country iniziale esce Red, è il 2012, e c’è una Taylor nuova, più donna e meno ragazzina, che cavalca l’estetica rétro che andava in quegli anni tutta filtri Retrica e macchine da scrivere impolverate.

Altra evoluzione arriva con il disco dopo, quello della svolta: 1989. Anche qui, l’estetica è molto importante: siamo nell’epoca del revival delle polaroid, delle youtuber che fanno i video nella cameretta con le lucine e con le foto appese, con i fili, sopra al letto. Taylor è lì per (essere una di) loro. Stessa cosa con le ere (chiamiamole come le chiama lei) successive. Ognuna descrive un immaginario specifico, accompagnata da outfit riconoscibilissimi. Vedi com’è vestita e sai che canzone ti canterà. Un po’ come hanno fatto Beyoncé e Madonna, per citarne due. Se il paragone vi sembra azzardato, è solo perché qui gli outfit non prevedono reggiseni con la punta d’acciaio .

Taylor eroina lgbtq+

Sebbene per molti anni Taylor non abbia parlato delle sue posizioni politiche, lasciando fantasticare l’America repubblicana sul fatto che lei fosse “la loro popstar”, intorno al 2018 la cantautrice ha iniziato a manifestare in maniera forte e chiara il suo sostegno ad alcune cause molto care ai suoi fan, come la discriminazione contro le persone lgbtq+. Nello stesso anno ha affermato di credere nella lotta per i diritti, e che qualsiasi forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sul genere sia profondamente sbagliata. Tutto questo prima di donare 113mila dollari al Tennessee Equality Project e a pubblicare una lettera aperta a sostegno dell’Equality Act, condannando la posizione di Trump e avviando una petizione per sollecitare il Senato ad approvare la legge. Richiesta esplicitata anche nel video di You Need to Calm Down, in cui nel frattempo torna a fare pace con Katy Perry (altra puntata del reality). Trump intanto risponde: «La musica di Taylor Swift ora mi piace il 25% in meno di quanto mi piacesse prima». Più o meno come canta Gloria Gaynor: “we will survive“.

Taylor Swift - You Need To Calm Down

Il rapporto con i fan

Non c’è un fan di TS che non vi dirà quanto sia premurosa e umile la sua cantante preferita. Un rapporto che Taylor ha costruito negli anni trascorrendo ore sui social a mettere like, commentando, rispondendo ai fan e incontrandoli dal vivo. Loro sono la sua army, il suo esercito. Se credete che il termine sia eccessivo, provate a criticarla su Twitter e poi tornate (sempre se riuscite a sopravvivere).

Taylor Swift Now # Fan Surprise

La presa della Gen Z (e dei boomer)

Sia Reputation che Lover non bissano il successo di 1989. Sono andati bene, sì, ma c’era l’odore di chi il picco della carriera l’aveva già superato. Il passare dalla bad girl di Reputation alla, di nuovo, ragazza tutta tinte pastello e amore universale di Lover a molti è sembrata una mossa un po’ troppo studiata. E qui TS ha fregato tutti, di nuovo: mentre il Lover Tour veniva accorciato a causa della pandemia, lei stava già mettendo in atto il suo successivo, grande cambiamento. Ci chiudono in casa e per lei parte la fase più significativa di tutte a oggi: quella della collaborazione con Aaron Dessner dei The National. Siamo a una nuova era. In segretissimo, i due iniziano lavorare insieme al primo dei due dischi pandemici di Taylor, Folklore. Un album pubblicato a sorpresa, sulla scia di quello che ci ha insegnato Beyoncé. Mossa imprevedibile che l’ha fatta muovere verso l’indie folk, quell’indie folk che però sembra sempre TS.

Qui il nuovo immaginario nuovo non è, è più che altro un ritorno alle origini ma in versione matura. Foglie a terra, cappotti, capelli raccolti in una treccia. Mentre siamo nel pieno della pandemia e nessuno può uscire di casa, lei pubblica un disco che rappresenta proprio quello che stiamo vivendo: l’isolamento, la solitudine, la ricerca della natura, il silenzio, la riflessione. I brani diventano virali su TikTok e Taylor si prende anche la Gen Z. E se i suoi lavori precedenti erano totalmente autobiografici, qui i pezzi parlano a un’altra audience: quella delle cantautrici indie rock americane, che mai avrebbe ascoltato TS prima dell’uscita di questi dischi. Presi pure i boomer. Finisce anche questo periodo e arriva Midnights. Un disco in cui Taylor torna a raccontarsi facendo il botto più di prima. Cambiando ancora estetica, stavolta siamo tra i 70s e gli 80s, e collaboratori.

Taylor Swift - cardigan

L’eroina femminista della music industry

Oltre alle canzoni, ai video e a tutto quello che abbiamo visto finora, TS è diventata TS anche per alcune scelte cruciali. Tipo quella di registrare nuovamente i suoi primi dischi in seguito al conflitto con Scooter Braun, che ha venduto i master dei dischi di Taylor Swift a un gruppo di private equity guidato da Roy E. Disney, nipote di Walt Disney, che si è assicurato il 100% dei diritti sulla musica. Una cessione fatta senza che Swift ne fosse a conoscenza. Esatto: la sua musica è stata venduta senza che lei lo sapesse. Ma lei ha trovato il modo di far valere i suoi diritti: ri-registrando la sua musica.

Una decisione nata per questioni di business, quindi, per avere nuove registrazioni originali che indebolissero quelle vecchie nel mercato del licensing. Ma anche un’operazione senza precedenti: nessuno, nella storia, aveva messo in piedi una macchina da guerra del genere: ri-registrare sei dischi, impreziosendo le release originali di brani scartati e chicche. Il tutto convocando, quando possibile, i musicisti originali. Uno sforzo gigantesco che ha come obiettivo quello di mettere fuori gioco i detentori di una porzione importante del suo repertorio. Ma pure di vendere dischi (sì, l’operazione sta chiaramente andando benissimo). «Gli altri si lamentano, lei agisce», ha detto qualcuno di decisamente più saggio di me. Taylor ha combattuto una battaglia per tutti, al fine di controllare e dirigere il suo lavoro senza farsi comandare. Se non è questo il femminismo, cos’è?

Una produzione infinita

Come dicevamo all’inizio, Taylor ha 12 dischi al numero 1 della classifica. Una produzione di musica enorme, considerati i suoi 34 anni. Una pubblicazione continua tra dischi di inediti, ristampe, dischi a sorpresa, Taylor’s Versions, canzoni from the vault, featuring con Lana Del Rey in cui Lana si sente solo nei cori, featuring con Lana Del Rey in cui Lana si sente un po’ di più. Con la particolarità che però piace sempre tutto, sia ai fan che alla critica. A oggi un fenomeno pressoché unico, in costante crescita, di cui non si vede la fine manco per sbaglio. Insomma, vi piaccia o no, concludiamo dicendo che nel singolo con Brandon Urie, Taylor ci aveva preso: “I promise that you’ll never find another like me“. Ci vediamo a San Siro.

Taylor Swift - ME! (feat. Brendon Urie of Panic! At The Disco) ft. Brendon Urie

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