Dopo i due anni orrendi che ha passato a causa delle accuse dei suoi ballerini, robe di molestie e bodyshaming, Lizzo è tornata a fare musica. Viviamo nel mondo dell’”oggi ti accuso domani manco me ricordo”, quindi alla nostra è bastato starsene buona un po’ per poi tornare a fare quello che sa fare meglio (sempre che non sia effettivamente anche campionessa di bodyshaming): pubblicare musica.
«C’era un solo modo per uscire dalla mia testa: entrare in studio e lavorare», ha dichiarato ai nostri cugini americani. A giugno è uscito My Face Hurts from Smiling, mixtape con un concept tutto incentrato sulla spavalderia, al grido di «le vostre critiche non mi fermeranno», «è l’estate di Lizzo».
Solo che l’estate di Lizzo non lo è stata proprio per niente. Lo dicono lo classifiche, lo spiega anche lei in una serie di video che stanno facendo il giro di TikTok molto più delle canzoni. «L’industria musicale è completamente in rovina in questo momento», ha detto. «Puoi usare questo momento a tuo vantaggio». Si riferisce agli emergenti più che a quelli che hanno già venduto un sacco di dischi e vinto Grammy, tipo lei.
«Ora che siamo nell’era dello streaming digitale, non c’è alcun controllo sull’algoritmo. E questo sta stressando moltissimo la gente, me compresa. Tutti i grandi artisti, da Lady Gaga a Drake, hanno pubblicato un album quest’anno, eppure tutti dicono che non c’è una canzone dell’estate. Sarò completamente onesta: non è che non ci sia più musica valida. È che con il modo in cui è impostato l’algoritmo, nessuno può più arrivare alle masse».
Per poi continuare: «Ho pubblicato un mixtape con Doja Cat e SZA, eppure ci sono persone che neanche lo sanno». Tutto giusto, Lizzo. Senza dimenticare il fatto che lavorare in miniera è sicuramente peggio, fare il musicista, anche mainstream, è diventato un inferno. Viviamo in microbolle algoritmiche, per citare lei, in cui ci appaiono solo le cose che vogliamo vedere. Gattini, tutorial di make up e un sacco di altre cose inutili ma che intrattengono da morire. E se fa fatica una come Lizzo, che è famosissima, figuratevi gli altri.
Un anno magari va bene, l’anno dopo è tutto da rifare. E forse, come dice lei, fanno meno fatica a farsi notare le persone che non hanno niente da perdere. No grandi investimenti dietro, ma solo voglia di fare canzoni e di puntarsi un telefono in faccia per produrre contenuti su contenuti. Prima o poi qualcosa diventerà virale. E poi? Eh, poi ci penseremo.
Che il mercato sia cambiato in questi anni lo sappiamo, lo diciamo tutti i giorni, ma forse mai come in questo periodo sembra che funzioni tutto ma che di base non funzioni mai niente davvero. E tutto un continuo FUORI ORA. Ma quelli che vanno fuori sono soprattutto gli artisti (e alla fine anche noi).
Dall’altro lato, gli artisti consolidati, quelli che definiremmo storici, fanno una fatica incredibile a farsi ascoltare ancora. Tolto il fattore nostalgia (Oasis e compagnia cantante), niente o ben poco delle nuove opere sembra interessare il pubblico. Stesso pubblico che poi non vede l’ora di gridare al flop se uno come Tiziano Ferro, per dire, non fa i numeri che faceva nel 2005.
Ma come si combatte l’algoritmo? Semplice, non si combatte. Qualcuno ci prova a suon di cover, come quelli che cantano le canzoni degli altri durante i loro concerti. Così magari diventano virali. «Oddio che ridere Dua Lipa che canta Moi Lolita!». Sulle canzoni nuove invece regna il grande silenzio, interrotto solo da video in cui cantanti fanno il karaoke seduti su un risciò che gira per le strade di Los Angeles.
E se tutto è un grande ciclo, come suggerisce Lizzo, forse sarà il momento per tutti di imparare di nuovo come si fa questo mestiere, partendo dai singoli. Lei ha fatto un altro profilo dove dialoga con i fan, tipo vendita del Folletto porta a porta. Appena segui un cantante su Instagram, in Italia o all’estero, vi sarete accorti anche voi che vi arriva automaticamente la richiesta di iscrizione al canale, che sarebbe il gruppo privato in cui l’artista condividono momenti più intimi con i fedelissimi. Che fatica, ragazzi.
Forse ha davvero capito tutto Iggy Azalea che ha mollato il rap per diventare la regina delle cryptovalute. Dopo quel capolavoro di disco di The New Classic, seguito da una serie di album meno fortunati, ha piantato tutto per darsi al Bitcoin. La sua valuta si chiama Mother ($MOTHER) ed è stata lanciata sulla blockchain di Solana (qualsiasi cosa significhi), facendole guadagnare un sacco di soldi.
Lizzo invece continua a spiegare tutti i lati del music business che il pubblico non vede. C’è un ottimo TikTok in cui fa lo stesso ragionamento che abbiamo fatto finora ma sui videoclip. Una volta servivano a creare l’estetica, costavano un sacco, il mondo si fermava. Ora «il mondo non si ferma neanche davanti alle disgrazie». Ma forse lei l’ha già risolta con la storia della divulgazione.












