Margo Price sarà pure tornata alle radici country, ma state certi che è rimasta una donna caparbia che non ti deve un bel niente, come recitano le prime parole che si sentono nel suo nuovo album. «C’è un gran bisogno di canzoni come queste. Abbiamo bisogno di un po’ di luce nel buio», dice a proposito di Hard Headed Woman, il suo quinto disco in studio, il primo dopo i due volumi di Strays influenzati dalla psichedelia.
Ci incontriamo in una caffetteria di Portland, Maine, poco prima del set al Back Cove Fest che si tiene al Payson Park, a poco più di un chilometro da qui. Avrebbe voluto fare due chiacchiere davanti a un piatto di ostriche in un bar vicino, là dove una volta aveva visto Bill Murray fare da anfitrione con un cocktail in mano, ma l’attesa di un tavolo ad agosto sarebbe stata troppo lunga. Nei 15 minuti che ci vogliono per portarla dal festival al bar mi racconta di Murray e di quando ha aperto a Portland per John Prine, che lasciava sempre perplessi i baristi ordinando un Handsome Johnny (ginger ale e la vodka più scadente a disposizione). Quando le dico che conosco i Turnpike Troubadours, che suonano subito dopo di lei al festival, spalanca gli occhi e mi chiede: «Secondo te mi farebbero salire sul palco con loro?». Prima di arrivarci, su quel palco, parliamo di Hard Headed Woman, un disco pieno di twang, di testi introspettivi e della giusta dose di nostalgia che lo rende speciale per la sua autrice.
L’ha registrato allo Studio A della RCA di Nashville. Il produttore è lo stesso del debutto del 2016 Midwest Farmer’s Daughter, ovvero Matt Ross-Spang. Dei 12 brani nove sono scritti da Price da sola o col marito Jeremy Ivey. Dentro ci sono Tyler Childers e Jesse Welles. Alla scrittura hanno partecipato anche Rodney Crowell e Kris Kristofferson. Ci sono cover di George Jones e di un pezzo poco noto di Waylon Jennings che dietro ha una storia divertente. È suonato dalla sua band da lungo tempo, i Price Tags (di cui faceva parte Ivey) che però si è sciolta tra la registrazione e la pubblicazione. Price ha messo insieme una nuovo gruppo che punta molto su voci e melodie country.
«Volevo tornare a concentrarmi sullo storytelling, sui testi, volevo scrivere il Grande romanzo americano sotto forma di album», spiega Price. «Mi sono divertita tantissimo a fare Strays, ma mi mancavano i primi tempi, quando bastavano la voce, la chitarra e un microfono. È da lì che vengo, è il mio pianeta. Adoro la cosa che ha detto Björk sul fatto che ognuno ha il suo pianeta. Puoi visitare Saturno e andare dove vuoi, ma io dovevo tornare sulla Terra. Non ho mai lavorato così a lungo su un album, curando ogni singolo brano finché non m’è sembrato perfetto».
Il progetto è nato nel 2023, quando Price si è esibita al rodeo di Orville Peck a Joshua Tree, California, al mitico Pappy and Harriet’s. Alloggiava in una casa scavata nelle rocce di proprietà di un amico e che in passato era appartenuta alla prima coniglietta di Playboy di origini native americane. L’atmosfera l’ha ispirata e lì ha scritto con Ivey Close to You. «E lì ho capito cosa avevamo ritrovato. Il pezzo racconta la storia del nostro incontro». Poco dopo, ha partecipato a un evento benefico con Crowell ed Emmylou Harris, che hanno apprezzato i suoi nuovi pezzi. In seguito ha contattato Crowell che l’ha aiutata a finire Red Eye Flight e Don’t Let the Bastards Get You Down. È diventato il singolo di lancio ed è ispirato all’omonimo inno politico di Kristofferson del 1992. Price lo ha scritto come addio polemico all’establishment country e si è persino tatuata il titolo. Il testo culmina col passaggio: “Tutta la cocaina del mondo non ti ha impedito di mettere il naso nei miei affari”.
«È frutto della frustrazione verso gente con cui ho lavorato nell’industria musicale, ma non dirò chi di preciso. La cosa buffa è che ora che il pezzo è uscito, per come sta andando il mondo, sembra adatto a qualsiasi uomo d’affari o stronzo. E va bene così. Abbiamo bisogno di canzoni per questi tempi». Siccome per lei Kristofferson è «la stella polare dei cantautori», gli ha attribuito un credito di scrittura. La sua influenza si avverte anche in Losing Streak, che riprende la storia di vita di Price dal punto in cui l’aveva lasciata in Midwest Farmer’s Daughter.
Quando ha suonato al Farm Aid con Jesse Welles nel 2024 aveva già scritto Don’t Wake Me Up. Sono diventati amici e Price l’ha chiamato per fare le armonie. «Mi ricordava Dylan», dice Welles, «quindi ero ancora più gasato. Margo crede in quel che canta e che dice e a me piace cantare con chi ci crede di brutto». Ma le collaborazioni più importanti contenute in Hard Headed Woman in un certo senso sono le cover: Love Me Like You Used to Do di Steven Knudson e Kissing You Goodbye di Jennings (nell’album c’è anche I Just Don’t Give a Damn di George Jones).
Appena un mese dopo l’uscita del suo Snipe Hunter, Tyler Childers si è ritrovato a giocare un ruolo importante anche in un altro degli album country dell’anno. Lui e Price infatti cantano insieme Love Me Like You Used to Do a tempo di valzer.
Ormai c’è una generazione di fan che forse non conosce l’influenza che Price ha avuto sulla carriera di Childers una decina d’anni fa. Quando nel 2018 Price ha debuttato come headliner al Ryman di Nashville, è stato proprio Childers ad aprire e a portare come ospite speciale Sturgill Simpson. Prima che entrambi smettessero con l’alcol, Price e Childers bevevano insieme, e ancora oggi, quando si incontrano, non perdono occasione di suonare o cantare. Coinvolgere Childers nel disco è stata una semplice formalità. «Siamo cresciuti insieme e lui mi è sempre stato accanto quando altri non c’erano», spiega Price. «Siamo molto cambiati rispetto a quegli anni in cui facevamo baldoria assieme. Ci siamo messi l’alcol alle spalle, ma lui insegue ancora la canzone, la sua musica. M’ispira tantissimo vedere qualcuno che usa tutto il suo talento. E detesto quando qualcuno dice di uno di noi due una cosa tipo: “Eri meglio quando eri fuori di testa”. No. Lui è padrone del suo corpo e della sua testa, e sta facendo la musica migliore della sua vita. E il modo in cui ha usato la sua posizione è stato notevole».
Quando Price ha prodotto nel 2023 Edge of Forever di Jessi Colter, nella sua vita è entrata Kissing You Goodbye, che è poi diventata il brano che chiude Hard Headed Woman. Colter aveva molti pezzi che Jennings aveva scritto o gli erano stati proposti, e ha pensato a lei.
La storia dietro alla canzone ha riaperto una vecchia ferita. Il testo racconta di un episodio che mette fine a un matrimonio e ha ricordato a Price un periodo difficile della sua relazione con Ivey, un momento che ha descritto nel dettaglio nel suo memoir del 2022 Maybe We’ll Make It. La canzone l’ha anche fatta ridere, quando Colter le ha raccontato com’era nata.
«Waylon aveva un avvocato che era anche il suo spacciatore… tipico di Waylon», racconta Price. «Jessi era lì: Waylon e l’avvocato hanno passato un lost weekend a far sesso e baldoria. La moglie dell’avvocato era incazzatissima. Lui ha provato a baciarla, lei gli ha detto: “Tira fuori la lingua dalla mia bocca, ti sto dando il bacio dell’addio”. E credo che poi lo abbia lasciato davvero. Divorziato! Waylon ha preso quella frase e ci scritto su la canzone. Jessi m’ha detto che è troppo vecchia per cantarla e che avrei dovuto farlo io. È come avere una mia Don’t Come Home a Drinkin’ (With Lovin’ on Your Mind). Mi piace cantarla a casa anche perché alcune parole sembrano scritte apposta per noi, purtroppo».
Alla fine Price riceve l’invito che desidera. Evan Felker dei Turnpike la chiama sul palco cantare Long Hot Summer Day, un brano swingato sulla vita dei lavoratori dei rimorchiatori. Sa che Price viene da Aledo, Illinois. «Stiamo suonando questa vecchia canzone di John Hartford sul fiume Illinois, quindi abbiamo pensato di invitare con noi qualcuno che viene davvero dall’Illinois e ne sa qualcosa», dice al pubblico prima di chiamarla sul palco. Più tardi, quando i Turnpike stanno caricando gli strumenti, il loro stage manager nota che Price ha dimenticato la custodia degli in-ear monitor e mi offro di portargliela. Quando le scrivo, Price mi risponde: «Vieni a fumare una canna con noi!». Cinque minuti dopo sono sul suo tour bus, dove fa da padrona di casa con la band e lo staff. L’erba che passa di mano in mano è bella potente.
Scopro che Price e Ivey si erano talmente innamorati della ballata del 2019 di Childers All Your’n da trasformarne il titolo in una gag. «Abbiamo iniziato a chiamare tutto your’n. Tipo: “Quella maglietta è your’n”, “Questo è il your’n caffè”. Non riuscivamo a smettere». La conversazione si sposta sugli animali domestici e lei racconta la storia di un gatto di casa che usava come lettiera un familiare addormentato, solo per esprimere disprezzo nei suoi confronti. È una finestra sulla psiche di Price che un’intervista non riuscirebbe mai ad aprire. La sua mente, di solito agitata, è rilassata e presa dai ricordi bizzarri. Viene fuori la cantautrice capace di inventarsi Don’t Wake Me Up e Nowhere Is Where.
Tre anni fa è stata un’altra sostanza, i funghi, ad aiutare Price e Ivey a superare depressione e angosce post-pandemia e a creare Strays. Durante il tour di quell’album, i concerti di Price erano pieni dell’energia rock psichedelica del disco. Saltava per il palco con braccia, gambe e capelli che schizzavano in ogni direzione – immaginate il diavolo della Tasmania dei cartoon, ma capace di cantare. S’infilava dietro le quinte per un cambio d’abito e tornava dietro la batteria per un’improvvisazione. È stato liberatorio, ma finito il ciclo di Strays, Price è andata oltre, almeno in parte.
«Uso ancora i funghi. Sono fantastici. Mi hanno riprogrammato il cervello. Mi sento molto meno stressata di prima, anche se il mondo intorno a noi non è mai stato peggiore – beh, difficile dirlo. Ma penso che sia stato l’inizio di una rinascita, per me: una nuova band, un nuovo team. C’è quel vecchio detto che se vedi una tartaruga sopra il palo di una recinzione, sai che non ci è arrivata da sola. Amo la mia band. Siamo ancora in buoni rapporti. Ma avevo bisogno di smuovere un po’ le cose. È stata una sfida».
Smuovere le cose ha significato cambiare band. Ha sostituito i Price Tags con Logan Ledger, Sean Thompson, Alec Newman e Chris Gelb. Al Back Cove Fest, lei e Ledger hanno cantato insieme due pezzi: Too Stoned to Cry, il suo duetto del 2024 con Billy Strings, e una cover di Louisiana Woman, Mississippi Man. L’unica costante tra i concerti che fa oggi e il tour di Strays è lei. Oggi il canto, le armonie e gli strati di chitarre vengono direttamente dai vecchi honky-tonk. «Il nuovo assetto della band ha ridato vita ai concerti, ha cambiato il modo in cui salgo sul palco. Mi sento fortunata a farlo ancora dopo dieci anni. Una cosa è entrare nel mondo della musica, un’altra è rimanerci, restare rilevanti e motivati. È come un matrimonio. Devi lavorarci con tutte le tue forze».
Congedarsi dai Price Tags ha significato anche lasciare Ivey fuori dalla sua touring band e non è una cosa da poco. «Ho licenziato mio marito, è come essere dentro una cazzo di canzone country», dice ridendo. «È buffo ed è stato molto difficile, ma ne avevo bisogno».
Il ritorno al country era scritto nel futuro di Price, ma cultura, politica e musica in questo momento storico non sono certo quelle del 2016, l’anno in cui è uscito Midwest Farmer’s Daughter. Essere una donna progressista nel 2025 comporta dei rischi, anzitutto quello di finire al centro di un’ondata di odio sui social riversata contro chi prende posizione. Lei trova conforto nella musica.
«Sono una persona estremamente sensibile. Quando vedo un’ingiustizia, faccio fatica a stare zitta. Cantare queste canzoni, e a volte essere la voce fastidiosa che dice “non è giusto”, è difficile, perché la gente non ama le donne. Viviamo in un tempo in cui si tolgono diritti alle donne. Ecco perché volevo che l’album si chiamasse Hard Headed Woman. Possono provare a zittirmi. Possono escludermi dai loro premi, proprio come fanno con Tyler e Sturgill. Mi sta bene. La nostra musica arriverà lo stesso. Troverà chi ne ha bisogno. Sono più che felice di fornire la colonna sonora di questi tempi difficili».
