Rolling Stone Italia

Il grande furto: il discorso di Shirley Manson sullo stato della musica

Lo ripete nei concerti che i Garbage stanno facendo da headliner, gli ultimi della loro storia in Nord America. «Questo mestiere non è più sostenibile. Vengono pagati tutti, tranne i musicisti giovani. Resteranno solo gli artisti convenzionali»

Foto: Joseph Cultice

Prima ancora di imbarcarsi nel giro di concerti che stanno facendo in Nord America, i Garbage hanno spiegato che è il loro ultimo tour da headliner negli States. L’aumento dei costi ha reso l’impresa non più sostenibile economicamente persino per una band come la loro.

Durante i concerti, come quello di domenica scorsa a Denver, Shirley Manson ha spiegato non solo le ragioni di questa decisione, ma ha fatto una sorta di discorso sullo stato della musica che non riguarda solo i Garbage, ma soprattutto i musicisti giovani, piccoli e indipendenti che cercano di vivere suonando in un’economia cambiata radicalmente dove vengono pagati tutti, dalle popstar alle piattaforme agli avvocati ai contabili, tutti tranne loro. Col risultato che resteranno solo i mediocri. Ecco che cos’ha detto Manson.

Abbiamo annunciato che questo è il nostro ultimo tour da headliner in Nord America. E con questo intendiamo dire che per una band come la nostra le tournée non sono più sostenibili economicamente, tranne che sulle coste degli States. È una cosa triste, ma abbiamo avuto una carriera gloriosa lunga trent’anni e quindi non abbiamo nulla di cui lamentarci.

Lo ripeto ogni sera perché credo sia fondamentale che tutti quanti cominciamo a capire che cosa sta succedendo davvero nell’industria musicale. È difficile farsi un’idea precisa, vero? Uno vede tutte queste grandi popstar che fanno miliardi su miliardi di dollari, e sono ricche, glamorous, fantastiche. Il problema è che la maggior parte dell’industria musicale non è fatta da grandi popstar. È fatta da musicisti che lavorano.

Questa non è un discorso di autocommiserazione, questo è un grido d’allarme per le giovani generazioni di musicisti che sono venute dopo di noi. Ci sentiamo in dovere di parlare a nome di questi musicisti perché nessun altro lo fa. Non esiste alcun organo governativo, non c’è un cazzo di sindacato veramente efficace che lotti affinché i giovani musicisti vengano pagati.

Il musicista medio guadagna 12 dollari al mese su Spotify. Dorme in un furgone, fa diversi lavori, mette l’anima ogni sera su un palco. Non riesce nemmeno a vendere un disco e il frutto del suo lavoro viene sottratto da quegli stronzi riccastri delle piattaforme di streaming che vengono pagatieprofumatamente dalle etichette discografiche, che vengono pagate profumatamente da Ticketmaster, che viene pagata profumatamente dalle società di merchandising… e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ci sono contabili, ci sono gli avvocati. Tutti vengono strapagati, cazzo, tutti tranne il musicista.

Lo diciamo stasera perché sarete voi a rimetterci qualcosa: perderete generazioni di artisti di culto, coraggiosi, creativi, avventurosi, perderete gli strambi, i ribelli, i provocatori, gli agitatori. Resteranno solo gli artisti convenzionali e nessun altro. Quindi grazie di cuore per essere venuti stasera, per averci sostenuto per trent’anni. Proviamo tanto amore per voi. Continuate a sostenere la musica dal vivo ogni volta che potete. E comprate vinili quando potete.

Iscriviti
Exit mobile version