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Il grande bah: abbiamo ascoltato gli inediti di X Factor 2023

Siamo recidivi: anche quest’anno abbiamo affidato l’ascolto delle canzoni dei sette concorrenti a un pressoché-critico-musicale che per incompatibilità caratteriale non guarda il talent. Ecco il risultato

Foto: Virginia Bettoja

Salve. Benvenuti al Salto nel Buio – ovvero le impressioni istantanee di un pressoché critico musicale al primo ascolto degli inediti di X Factor 2023, trasmissione che egli non segue, per incompatibilità caratteriale. Le regole sono facili: il pressoché critico non ha mai visto alcuna puntata di questa edizione, e non ha idea di chi siano gli interpreti e soprattutto del loro percorso (si usa ancora parlare in corsivo? Beh, voi pronunciatelo in corsivo: PERCORSO).

L’idea è che questi ascolti al buio possano dirvi qualcosa sulle canzoni, sottraendole all’impatto visivo, anche se è il 120% circa dell’intera esperienza di X Factor. Poi, fateci sapere se con qualcuno ci abbiamo pressoché preso.

L’inverno

Angelica

Struttura del brano molto classica, da pop italiano anni ’90 (area Gianluca Grignani). Approccio vocale alla Emma Marrone, ma senza (grazie, Dio) scaraventarsi a capofitto nella parte aggrappandosi alle tende per enfasi drammatica. È un brano chiaramente di retroguardia, con poco a che fare con il pop urbano di Blanco o Madame: sembra guardarsi più alle spalle, agli anni ’10 delle divas uscite da Amici. Visto che sono ancora tutte in giro, potrebbe avere un enorme successo. Oppure, no.

Solo tu

Il Solito Dandy

Siamo da qualche parte negli anni ’70, immersi in una specie di sovraccarico zabaione a base di Vov, Zabov, Toto Cutugno e Adriano Pappalardo (per l’orgogliosa, quasi aggressiva serietà con cui decanta “cacti blu e giraffe rosa” e infila il gratuito namedropping di Edgar Allan Poe). È l’unico brano lungo più di tre minuti, altro segnale dell’era geologica in cui sembra aver preso forma prima di arrivare a noi. Non sappiamo niente del personaggio in questione, ma ha l’aria di uno che gira con un cartello con scritto “Sono anticonformista”. In quanto tale, potrebbe avere un enorme successo. Ma più probabilmente, no.

Crush

Maria Tomba

Qui siamo su una barchetta che cerca spudoratamente – ma non senza qualche chance – di stare a galla nel mainstream ipergiovane. Pezzo dalla struttura agile, voce e arrangiamento pronti a fare propri tutti i trick delle hit che agganciano il pubblico under 25 da TikTok a Spotify. È uno dei pezzi che sembra stare più in piedi. Certo, ci sono così tante furbetterie nel testo che ogni tanto viene da dire ma anche basta. Però se l’interprete saprà proporsi bene al suo target di riferimento, potrebbe avere un enorme successo. Oppure no.

Lacrime

Settembre

Eh, lui “piange lacrime. E non è facile”. Ecco, con questo capite dove va a parare. Pezzo che cavalca il cavallo bianco del neomelodismo urbano, con molto Mare fuori e molta poesiola elementare nella parte in italiano del testo. È il brano più breve, sotto i 2 minuti – appropriato per il range di attenzione dei suoi destinatari e per la piattaforma superbreve e superteen su cui ambisce sbarcare. Il nostro bah è grande, ma ognuno, specialmente i ragazzi ostaggio di discografici e autori decisi a spremerli, ha il diritto di aspettarsi molto poco dalla vita e dalla musica. Ed è pur vero che a molti teenager – non solo campani – i nuovi Giggetti D’Alessio piacciono tanto, quindi potrebbe avere un immenso successo. Oppure solo un successo grande assaje.

Imma Stunt

Stunt Pilots

Dio, ma che cosa c’entrano questi? Domanda scema: ce lo chiediamo ogni anno per qualcuno che a X Factor sembra messo lì esclusivamente per far litigare i cinquantenni (che da cinque anni danno in escandescenze sui Måneskin) o per certificare un qualche aspetto underground del prodotto di Sky. C’è evidentemente qualcosa in questa canzone (in inglese) di questa band d’assalto, una punta di qualche iceberg sulla quale però non sappiamo bene chi potrebbe andare a schiantarsi, se tutto il pop italiano commercialone che hanno attorno oppure loro medesimi. Ovviamente gli auguriamo di essere riusciti a farsi notare e conquistare attenzione e rispetto, ma presumiamo che loro medesimi sappiano che questo singolo non avrà un enorme successo. Oppure sì.

Malati di gioia

Sarafine

Mmmh, lei dev’essere quella #interessante. Di sicuro, fa di tutto per esserlo. E alla fine, un po’ lo è (e non sempre succede). Intendiamoci, come canzone, malgrado premesse sonore eccentriche ma non spiacevoli, non ha molto da dire. Fatta eccezione per qualche frasina buona per i meme di eventuali fan volonterosi. In compenso, come monologo autopromozionale attira adeguatamente l’attenzione. A quel punto, la domanda è: dell’attenzione, cosa intende fare, di preciso? Non sapremmo dire, ma tant’è, in fondo il mondo ha finito di chiedere artisti: ha bisogno di personaggi, milioni di personaggi #iconici, e da questa traccia ci pare di poter dire che c’è posto anche per lei. Oppure no.

Metaverso

Astromare

Siamo molto dispiaciuti per i loro cari, ma si direbbe un caso irrecuperabile di Pinguinismo. Non sapremmo quale cura raccomandare (se non quella nucleare, ma sarebbe un errore tattico). Canzone piacionissima, dalla nonna in minigonna al tarataratara, che sfocia in un ritornello feroce ed efferato: “Voglio fare solo quello che mi pare”. Un pezzo così pieno di sorrisini che viene voglia di andargli a fare brutto con le baby gang di San Siro. Potrebbero avere un successo devastante (e non scegliamo l’aggettivo a caso). Oppure no.

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