Il dissing di Ghali a Salvini spiegato al marziano di Gramellini | Rolling Stone Italia
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Il dissing di Ghali a Salvini spiegato al marziano di Gramellini

Il nostro ammazzacaffè: in un mondo dove il moralismo non va a braccetto con la cattiva coscienza e i telefoni non sono più a rotella, è normale che un rapper faccia politica. Anche se è pieno di soldi

Il dissing di Ghali a Salvini spiegato al marziano di Gramellini

Ghali

Foto: Mous Lamrabat @ Vanity Fair

In tribuna rossa domenica allo stadio San Siro di Milano, durante il derby tra Inter e Milan, è stato ripreso e subito instagrammato un dissing di Ghali rivolto al segretario della Lega Matteo Salvini, seduto qualche poltroncina più in là. Sembra – ma il video non mostra quasi nulla – che il rapper abbia urlato al politico, subito dopo il gol di Tomori (che in realtà era un autogol di De Vriji): «Buffone, tu che cazzo esulti? Ha segnato un nero. Un nero come me, come tanti di quelli che tu vuoi far morire in mare! Vergognati!».

Fino a qui tutto bene.
Il video fa il suo giro, #Ghali e #Salvini vanno in tendenza, la rete si schiera da una parte e dall’altra, la Lega fa un comunicato e il suo leader va in tv a rincarare la dose. È polemica, con un po’ di modernità in più del solito, visto che ha come protagonista un rapper di successo di origini tunisine, e l’immaginario corre veloce fino al regista impegnato Spike Lee a bordo campo delle partite dei New York Knicks, al LeBron James di Black Lives Matter, al Colin Kaepernick in ginocchio.

Poi oggi arriva Il Corriere della Sera, in prima pagina, con l’editoriale di Massimo Gramellini che si prende la briga di spiegare quello che è successo a San Siro attraverso un flaianesco espediente retorico, le domande di un marziano, a cui lo stesso giornalista ammette di “non aver saputo fornire risposta adeguata”.

Eppure le risposte sarebbero semplici, basterebbe asciugare le domande dal populismo intellettuale di cui sono intrise. Proviamo a fare questa “operazione Scottex” su quella gran frittura del contemporaneo che è l’opinionismo mainstream, quasi sempre caricato “a offendere”.

Il marziano domanda (ne fa sei di domande ma qui sulla Terra dopo la quarta ci siamo rotti):

1) “Perché un rapper famoso per le sue invettive contro i potenti era seduto in mezzo ai potenti?”
Caro marziano, per citare Nanni Moretti, te lo meriti Alberto Sordi. Nel tuo pianeta – dove il moralismo vive in armonia con la cattiva coscienza, gli orologi a cucù e il telefono a rotella – probabilmente non avete connessione. Lì da voi il rapper famoso costruisce trincee nel fango e lucida granate per la rivoluzione, l’abito fa il monaco e Kendrick Lamar guida una Punto rossa e fa la spesa al discount. Ti lascio il numero di Fedez che ti spiega un po’ di cose di come comunichiamo oggi sulla Terra, se non risponde mandagli un WhatsApp.

2) “Perché un tifoso del Milan, al gol del Milan – in un derby! – per prima cosa, invece di esultare, insulta un tifoso del Milan?”
Tendenzioso il marziano. Chiederei la var su questa domanda. Certo, non capita tutti i giorni di avere un ex Ministro dell’Interno seduto a tre metri, quindi il fallo di Ghali se c’è, è sicuramente intenzionale.

3) “A parte il colore della pelle, cos’ha in comune un povero cristo che affoga nel Mediterraneo con due miliardari: un calciatore e un rapper del popolo che fa la pubblicità di McDonald’s?”
Ecco marziano, questa si chiama fare politica, prendere parte a battaglie etiche e sociali anche senza far ricorso al paradosso della vittima. Se non sei stato discriminato per questioni di genere, puoi lo stesso sostenere il disegno di legge Zan, solo per fare un esempio. Poi vabbè, manco ti sto a spiegare quanto la cultura hip hop sia legata trasversalmente al mercato, quanto trovi nella brandizzazione una sorta di identità semantica che permette di veicolare il messaggio qualunque sia il mezzo, anche grazie al mezzo, con doppio cheese o con bacon.

4) “Non sarà che, sotto sotto, i due tifosi diversi giocano nella stessa squadra?”
La risposta è no. Giocano in due squadre, due mondi, due pianeti diversi che prima non giocavano lo stesso campionato. Oggi però il pensiero di un musicista ha alzato il volume, ha la stessa legittimità politica e culturale di un editoriale sul Corriere della Sera, se non di più.

Parafrasando una vecchia citazione a cui pure chi scrive ‘sto pezzo (boomer a sua insaputa) è molto legato, “è il rap, bellezza! Il rap! E tu non ci puoi fare niente! Niente!”.

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