Alberto Piccinini: Eccoci qua. Negli ultimi anni una cosa l’abbiamo imparata: il Primo maggio è l’esperienza boomer definitiva. Accendi la tv e cominci a chiederti: chi cazzo sono questi? E questa, chi l’ha chiamata? Che fine ha fatto Caparezza? Soprattutto: perché non sono andato al mare con ’sta bella giornata? L’esperienza, di per sé fastidiosa quasi come guardare vecchie foto, ha il suo picco di disagio – almeno per me, chiedo il tuo parere – quando ti rendi conto che per ogni sconosciuto che sale sul palco e si mette a cantare, il pubblico inquadrato sa le parole a memoria. E tu zero. Cloni di Spotify? Figuranti pagati? C’è un megateleprompter in piazza?
Penso che da questa diffusa sensazione di marginalità nasca la sorda violenza che poi anima i commenti sui social. Tutti gli anni un po’ peggio: generatore automatico di commenti d’odio sul concertone del Primo maggio, che ti risparmio. Ma ti stupirò: la Bella ciao di Leo Gassman con la camicia aperta e la capezza d’oro sul petto nudo, palestrato come un torello, bono come un dio greco, per me è stata super. Delirio viscontiano alla Rocco e i suoi fratelli, al cubo, comunismo erotico, bambini e bambine in coro col cappellino, tutti pronti a menar le mani. La contemporaneità coi video (fenomenali) sulla lugubre celebrazione di Sergio Ramelli l’altro giorno non può essere casuale: lì il solito manipolo di maschi fasci pronti a gridare presente, a fare il saluto romano, Bella ciao a sorpresa suonata a palla da una finestra. Qui – sarò retorico, romantico, completamente rincoglionito – ’sto primo maggio coi cantanti di Sanremo e quelli fatti fuori dai talent, Elodie, Alfa che ha steso le ragazzine in prima fila, il playback, le ballerine, le canzonette venute male e quelle venute peggio, Achille Lauro ormai indistinguibile dall’imitazione dalla Gialappa’s, io lo salvo tutto intero. Tenetevi le vostre celebrazioni funebri, i presenti, i saluti. Il mio posto resta San Giovanni, ora e sempre. Se mi risparmiate Ermal Meta meglio, ma è una cosa mia.
Giovanni Robertini: Il generatore automatico di commenti sul Concertone che tu citi aspetta impaziente dal primo pomeriggio del “Coachella romanzo” – cit. della rediviva pagina FB Diesagiowave – la polemichetta. E, nonostante un condensato di retorica zuccherina che ha l’apice glicemico con i tutorial live del prof di fisica Vincenzo Schettini – «siete dei fiori», «la conoscenza è ricchezza» e altre cringerie assortite – polemica è stata, pure se a Ghali non gli funzionava il microfono, mi piace immaginare un goffo sabotaggio, dall’Auto-Tune al zero tune. Come un Codacons qualunque, come un Gasparri annoiato che twitta guardando la tv, il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun ha definito macabra l’esibizione dei Patagarri che hanno cantato “Free free Palestine, Palestina libera” sulle note di Haga Nagila, un brano della tradizione ebraica. Ok, la canzone è stata scritta nel 1918 per celebrare la Dichiarazione Balfour, la fondazione di Israele… e quindi “Free Palestine” non fa una piega. Non c’è altro da aggiungere, polemica chiusa, ma è interessante che i protagonisti di questa storia siano i Patagarri, band di giovani busker con buoni studi jazz arrivati a X Factor in quota “famolo strano”, una sorta di bug nel sistema Mengoni dei talent ovvero bella voce e pezzi carucci.
Già a fine marzo all’Alcatraz di Milano la band aveva suonato lo stesso brano, aggiungendo per l’occasione “Israele boia” a “Free palestine”, mancava solo un bancomat vandalizzato a street art. Il 25 aprile, sempre a Milano, hanno suonato a un concerto gratis per la Liberazione, esibendosi dopo Zulu dei 99 Posse, insomma tutto torna, pure Bella ciao. Leggenda narra che un ingegnere italiano in vacanza a Parigi nel 2006 scovò per 2 euro in un mercatino di dischi un CD di musica klezmer e yiddish swing con un un pezzo, Koilen, composto nel 1919 da Mishka Ziganoff, ebreo, ucraino di Odessa, e che suona esattamente come Bella ciao. Da ballata yiddish a inno partigiano, passando per i musicisti erranti per definizione, i busker, una strada come palco. Vabbè, ora mi fermo altrimenti parto tipo Zulu con l’elenco in ordine alfabetico dei prigionieri politici…
A.P.: Invece leggo grandi elenchi coi voti, le pagelle del Primo maggio, auguri. Sai cosa ho trovato davvero interessante? La dimensione completamente femminile, pop, del concertone. Per noi che abbiamo vissuto la dimensione maschile, rock, soprattutto negli anni ’90, era così evidente. E nuova. Era totalmente pensata. Inclusiva, eccessiva, quelle cose che fanno impazzire La verità e come si chiama quello? Bazar podcast? Ecco lui. Stavolta non si dica che non c’erano donne sul palco, in scaletta. Lasciata a casa tutta la trap, che è diventata sconveniente da mostrare in pubblico, temo. Ripescate dai talent Anna Castiglia e Giulia Mei scenografate come cantautrici femministe anni ’70: “della mia fica farò una bandiera / che brillerà nella notte nera”. Ele A, la rapper che ha fatto rinsavire Neffa, si sentiva poco, minuscola sul palco com’era, ma non mi pareva male. L’ambiente, credo, era stato decisamente colpito dalle tette di Clara nella notissima foto con Fedez, ormai a un passo dallo stile Bianca Censori.
A proposito il singolo appena uscito Scelte stupide è una coppia che si odia al limite del collegamento con Chi l’ha visto. Creepy. Ma c’erano Elodie col culo di fuori (citazione) e le sue ballerine, la sinistra riparta almeno dalle ballerine. In un colpo di sonno mi è venuto in mente lo stile alt, algido e dreamy delle cantanti primomaggio dei nostri tempi: Meg, Mara Redeghieri degli Üstmamò, Ginevra Di Marco dei C.S.I., Carmen Consoli. Ti ricordi? Vorrà dire qualcosa? Non lo so. Ci penserò. Ti dirò: una festa che inizia con Bella ciao e finisce con il filotto Italodisco, Tutta l’Italia ma soprattutto Blue, come in una discoteca qualsiasi di un’estate qualsiasi a Milano Marittima mi mette di un umore positivo. Malinconico. Ma positivo.
G.R.: Certo il boomer che c’è in me spera sempre che a un certo punto a San Giovanni riappaia come una madonna Mara degli Üstmamò a intonare “siamo i ribelli della montagna”. Però ti seguo sulla dimensione femminile e pop del Primo maggio, anche se… dietro alle ballerine di Elodie non ho visto l’empowerment di Rihanna o il verde brat di Charli XCX, piuttosto l’ombra scura delle veline di Striscia, il fantasma joker di Berlusconi, il “w la figa” un po’ cupo scritto sui social. Altro che farci una bandiera, ma mi inchino al tuo ottimismo, e alla crisi del maschio rocker del Concertone. Scomparso, vaporizzato in tanti timidi scout alla Alfa, Gio Evan o Eugenio in Via Di Gioia (che assomigliano un po’ ai Pinguini Tattici del PD), aggrappato all’ironia sottile e malinconica (tanto che i giovani allegri sotto palco non rispondono) di Brunori, oppure tormentato come Franco 126 e Giorgio Poi. Le donne invece tutte con una vibe presa bene, bellissime ciao, pure Gaia – che musicalmente boh – sembra essere nel posto giusto, così giusto da fare sentire noi fuori luogo. Era ora.