Il carnevale politico dei BaianaSystem | Rolling Stone Italia
Musica in movimento

Il carnevale politico dei BaianaSystem

Abbiamo incontrato la band brasiliana che fa dialogare i suoni di Bahia con quelli del mondo. «La musica è un atto di sopravvivenza. È questo il senso del carnevale, un’umanità che non riesce più a chiudere gli occhi»

Il carnevale politico dei BaianaSystem

BaianaSystem

Foto press

I BaianaSystem sono una delle forze più radicali della musica brasiliana contemporanea. Nati a Salvador de Bahia nel 2009, vincitori di un Latin Grammy Award con O Futuro Não Demora e candidati nuovamente nel 2019 con OxeAxeExu, intendono la musica come espressione di libertà collettiva. Il risultato è esplosivo: una collisione tra samba-reggae, poesia urbana e futurismo afro-brasiliano. «La nostra musica è un atto di sopravvivenza», dice Russo Passapusso, cantante e frontman del gruppo. «È la città che parla, è appartenenza. Ogni grido diventa un grido collettivo: io grido la mia ferita, ma sento quella dell’altro. È questo il senso del carnevale, un’umanità che non riesce più a chiudere gli occhi».

La loro storia comincia molto prima del successo. «Era un’epoca in cui la cultura reggae aveva una forza enorme: c’erano Edson Gomes, Tribo de Jah, il reggae del Nordest», ricorda Passapusso. «Venivo da un sound system chiamato Ministereo Público, eravamo gente semplice, che si metteva insieme per comprare casse, per suonare, per sopravvivere. Ci mescolavamo con chi faceva graffiti, con il rap, con tutto quello che stava nascendo». Da quel mix è nata una visione. «Il reggae si stava fondendo con il samba e io cominciavo a capire le connessioni tra i ritmi del Sertão e quelli urbani. Il frevo ha iniziato a flirtare con lo ska, il ragga col repente, c’era un’eco comune. Era come se i tamburi di Bahia stessero dialogando con i sound system giamaicani, con l’Africa, col mondo».

Russo incontra Beto Barreto e Filipe Cartaxo. Beto, chitarrista e produttore, stava esplorando i limiti della chitarra baiana e i paesaggi sonori del dub, ispirato da BNegão e dai pionieri del trio elétrico, cuore pulsante del carnevale di Salvador. «Lì abbiamo capito» racconta Russo «che baiana non era solo lo strumento, ma l’essenza di una cultura; e system non era solo l’impianto sonoro, ma un sistema sociale, spirituale, politico».

I BaianaSystem in concerto ad Amsterdam. Foto: Francesca Gennari

Nel progetto BaianaSystem il suono non esiste senza l’immagine. Il gruppo, sotto la guida di Filipe Cartaxo, ha costruito un linguaggio visivo che è parte integrante della musica: maschere, luci, proiezioni e simboli digitali che raccontano la stessa storia di resistenza presente nelle canzoni. Ogni concerto diventa un carnevale futurista dove spiritualità afro-brasiliana e tecnologia si fondono in un’unica onda sensoriale, un’esperienza collettiva dove palco e pubblico si confondono. Le immagini non servono a decorare: sono estensioni del ritmo, strumenti narrativi che danno volto alle tematiche sociali e politiche che attraversano la loro musica.

I BaianaSystem continuano a girare il mondo come un corteo elettrico portando sul palco le canzoni dell’ultimo album O Mundo Dá Voltas. «Non pensiamo alle collaborazioni come a dei featuring», spiega Beto, «per noi sono relazioni vere. Fin dal primo disco abbiamo avuto accanto BNegão, Gerônimo, Roberto Mendes, Gilberto Gil. È un dialogo musicale, non una formula».

Uscito a gennaio, il disco è costruito su legami antichi dalle risonanze profonde. «Avevo lavorato a un film con Mestre Lourimbau, un poeta dimenticato», racconta Beto. «L’ho presentato a Gil, che non lo conosceva, e da quell’incontro è nata Pote D’Água. È un modo per riaccendere memorie e portare avanti chi era rimasto ai margini».

Accanto a loro c’è anche Emicida, che con Russo condivide un legame legato alla scrittura e alla parola. «Questo disco si connette molto a O Futuro Não Demora», dice Beto. «Quel disco è nato nel 2019, ma durante la pandemia ha assunto un significato profetico. Ora sentiamo di continuare quel racconto, ma con una musica ancora più profonda».

Russo lo racconta in modo più intenso: «Il pubblico ci riconosce perché non siamo il messaggio, siamo i messaggeri. La musica è la fotografia sonora del momento. Tutto quello che abbiamo vissuto, la pandemia, il silenzio, la paura si è trasformato in energia musicale. Abbiamo preso cellule di vecchie canzoni e le abbiamo piantate in nuove. È così che nascono i cicli».

Foto: Francesca Gennari

I BaianaSystem hanno iniziato a lavorare alla versione deluxe dell’album O Mundo Dá Voltas/Dando Voltas Pelo Mundo, invitando artisti di diversi Paesi a reinterpretare le loro tracce. «Siamo in tour in Europa» racconta Beto «e vediamo tutto intrecciarsi: il disco, la politica, le strade. Pochi giorni fa in Brasile c’è stata la condanna dell’ex presidente, due giorni dopo qui in Inghilterra una marcia contro gli immigrati… è come se la realtà risuonasse con la nostra musica. Viviamo un futuro che accade adesso».

Nel mondo di BaianaSystem il carnevale non è un evento: è una visione politica. È il rumore della collettività che rifiuta il silenzio. «A volte il grido più potente viene da chi lavora in silenzio», dice Russo. O Mundo Dá Voltas non chiude nulla: apre di nuovo la strada. La musica per BaianaSystem non è mai fine, è movimento.

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