Gli Studio Murena hanno fatto un disco da ascoltare mentre si fa la spesa | Rolling Stone Italia
Effetto notte

Gli Studio Murena hanno fatto un disco da ascoltare mentre si fa la spesa

Se siete beninteso gente che al supermercato mette in cuffia Kendrick Lamar e Little Simz... Il racconto di ‘Notturno’, dalle canzoni sulle relazioni a quelle sulle periferie di Milano, «tra consapevolezza e sogno»

Gli Studio Murena hanno fatto un disco da ascoltare mentre si fa la spesa

Studio Murena

Foto press

«Mi piacerebbe fare un disco da ascoltare mentre faccio la spesa». Così Matteo Castiglioni, tastierista degli Studio Murena, ha lanciato quasi per scherzo l’idea di quello che sarebbe diventato Notturno, il loro terzo album in studio. Una frase semplice, ma che conteneva già tutto: l’idea di un disco più aperto, più diretto. «Ovviamente poi ognuno è diverso», spiega. «Io per dire, mentre faccio la spesa ascolto Kendrick Lamar e Little Simz. Ma il senso era chiaro: un disco che lasci un po’ di respiro».

Notturno non è intrattenimento spensierato. Si muove tra malinconia e rabbia, tra fragilità e denuncia, tra pulsioni individuali e visioni collettive. «Ci sono dentro due anni molto complessi della mia vita», dice il frontman e autore dei testi Lorenzo “Carma” Carminati, «relazioni finite, dolori personali, ma anche tanta voglia di raccontare ciò che ci sta intorno e il bisogno di parlare di ciò che vediamo e viviamo, anche sul piano politico e sociale».

Il punto di partenza del disco è una casa a Roaschia, in Piemonte, dove gli Studio Murena si sono ritirati per tre giorni nell’estate del 2023. «Lì è nata la gran parte dei brani», spiega Maurizio Gazzola, bassista. «Abbiamo scritto tantissimo, più di quanto ci aspettassimo. Inizialmente volevamo solo buttare giù qualche idea, ma ci siamo resi conto che stava nascendo qualcosa di molto più strutturato. Da un ritiro improvvisato è venuto fuori l’ossatura dell’album». Il resto è stato sviluppato nel corso del 2024, spesso in piccoli gruppi e poi finalizzato con la supervisione di Tommaso Colliva, già al lavoro sul precedente WadiruM. «Tommaso ci ha aiutati a far emergere un tono più personale, meno performativo. C’era la volontà di semplificare, anche nei testi».

Una semplificazione che guarda a una maggiore accessibilità, ma non sacrifica la stratificazione sistematica delle tracce e del concept: Notturno è un lavoro denso che riflette sulla città (Milano) e sulle sue contraddizioni sociali, sulle zone periferiche dove abitano i membri del collettivo, come Corvetto o Barona («Quei luoghi entrano nei testi») e sulle rotture amorose prese a pretesto per riflettere su sé stessi. La malinconia si intreccia a un’urgenza di denuncia che emerge soprattutto nei pezzi più ruvidi, come Fuori luogo con Mezzosangue o Tunnel con Willie Peyote, ma anche nel flusso distorto e aggressivo di 24kili (rapper senza volto né identità la cui voce pitchata appartiene a un membro in incognito della band) che nel finale di Baba Jaga racconta un vortice disperato tra amore e droga.

In Nostalgia, la tromba di Fabrizio Bosso incornicia parole malinconiche che si intrecciano alla Domani è un altro giorno resa celebre anni fa da Ornella Vanoni, creando una sorta di ponte tra generazioni del disincanto. In Tunnel, Carma e Willie Peyote dipingono una città di frenesia e illusioni. L’interludio di Vienna immortala un amore intenso, che sfocia nell’omonima traccia, citando anche Franco Battiato. Tre porte di paura è un dialogo tra una psicologa (interpretata dalla voce di Valeria Perdonò) e il suo paziente, che racconta le proprie paure attraverso tre incubi ricorrenti, nati da una jam su un frammento di Evidence di Thelonious Monk, con silenzi e armonie dissonanti. In Vai via, gli archi di Rodrigo D’Erasmo accompagnano una riflessione sulle difficoltà di una relazione, mentre in Fuori luogo, Mezzosangue si unisce alla band in un viaggio complesso ma autentico. Infine, Jazzhighlanders è una rivendicazione dell’importanza di essere coerenti, rifiutando percorsi precostituiti, anche se questo ci rende vulnerabili.

Studio Murena - Jazzhighlanders

Il titolo Notturno non è solo una suggestione poetica, ma una lente di lettura del mondo. «Racconta un momento, una sensazione, uno stato d’animo,» dice Carma. «Non si parla più di un luogo, come nel disco precedente, ma di una condizione mentale». L’idea stessa di effetto notte, che richiama anche Truffaut e la sua riflessione sul cinema come messa in scena della vita, ritorna nella costruzione dei brani, che spesso sembrano piccoli cortometraggi emotivi. La prima traccia Another Day with Another Sun è ispirata a un’installazione di Philippe Rahm all’Hangar Bicocca, dove un intero giorno viene condensato in pochi secondi di luce. «Quella suggestione ci ha colpito subito. È come se tutto il disco si muovesse in quel tempo dilatato, tra consapevolezza e sogno».

Il lavoro visivo è stato curato da Paolo Proserpio (che ha firmato la direzione artistica dell’artwork) e dallo stesso Matteo Castiglioni, che ha costruito un immaginario fatto di mappe, parcheggi, viaggi e paesaggi urbani filtrati dallo sguardo della notte. Un’estetica che troverà spazio anche nei concerti dal vivo. «Sul palco vogliamo portare anche elementi visivi e dati in tempo reale. Il nostro live sarà un’estensione del disco, non solo un’esecuzione».

Il suono, come sempre per gli Studio Murena, nasce dall’intersezione tra jazz, rap, elettronica e improvvisazione. Ma in Notturno è come se ogni elemento fosse stato filtrato da un’urgenza nuova, meno cerebrale, più intima. «È stato un lavoro molto corale, ma più sentito a livello personale. In alcuni momenti era come mettersi a nudo». Le collaborazioni con Fabrizio Bosso o con Rodrigo D’Erasmo danno ulteriore profondità emotiva ai pezzi più riflessivi, mentre Tre porte di paura lavora su una soglia inquieta tra sogno e psicoanalisi, lasciando che il silenzio abbia lo stesso peso della parola.

A due anni di distanza da WadiruM, le confessioni di Notturno segnano un nuovo step del percorso degli Studio Murena, sempre più sciolti e sicuri di sé stessi, con tutto quello che implica: «Ora non dobbiamo più presentarci», conclude Carma, «possiamo semplicemente raccontare. E accettare che a volte le cose che diciamo non sono facili, nemmeno per noi».