Gli Slings vogliono giocare da titolari nel campionato italiano della trap | Rolling Stone Italia
Stare nel chill

Gli Slings vogliono giocare da titolari nel campionato italiano della trap

Vengono da Brescia, si sono conosciuti giocando a calcio, rappano col sorriso con Guè, Shiva, Tony Boy, Diss Gacha. «Anche far divertire e ballare la gente può servire a cambiare le cose»

Gli Slings vogliono giocare da titolari nel campionato italiano della trap

Slings

Foto press

Quando si parla di seconde e terze generazioni, sopratutto dopo il blackout morale del referendum sulla cittadinanza, non si può non notare il paradosso. Da una parte c’è un’affermazione concreta dei nuovi italiani nella musica, nello sport, nell’arte e nelle forme di aggregazione; dall’altra un fascistissimo mantra che non riusciamo a pensionare e dice esplicitamente: qui non li vogliamo.

Eppure in questo disgraziato Paese seconda e terza G trappano col sorriso e l’orgoglio di chi non deve niente a nessuno, anzi rimane perennemente in credito. A proposito di sorriso, quello degli Slings, giovanissimo duo black bresciano, è contagioso anche a distanza di una Zoom: Ibra The Boy è al parco col cane, Prince the Goat in canotta all’aperto, entrambi “nel chill” o “nel confort” come ripetono spesso nelle rime del loro ultimo EP Too Clean. Già, solo con la cura e l’attitudine giusta – nel loro caso un mix di flow made in U.S.A. e sexiness di provincia – è possibile ritagliarsi una comfort zone, un club (anche questo evocatissimo nei testi) più o meno immaginario dove vivere l’amore, il sesso e la musica con le proprie regole e un po’ d’algoritmo, al riparo dell’incendio sociale che brucia. Ed è strano associare l’operosa provincia bresciana all’idea del chill. «Milano non ci piace molto, dove viviamo è una piccola realtà, tranquilla, senza le paranoie che ci possono essere in una metropoli. Lì si dà valore alle apparenze, qui alla genuinità».

Prince è nato in Ghana ed è arrivato in Italia quando aveva 7 anni. «All’inizio mi hanno bocciato perché non parlavo la lingua, ora parlo addirittura il bresciano. Ho sempre ascoltato rap italiano, Jack The Smoker, Sacre Scuole, Neffa, poi giocando a calcio ho conosciuto Ibra e abbiamo iniziato a fare musica». Ibra invece è nato a Brescia. «Poi mi sono traferito in un paese della provincia dove ho conosciuto Prince, siamo diventati amici prima col calcio e poi con la musica. Ero timidissimo, e ho iniziato a rappare quasi per scherzo, poi col tempo ho iniziato a prendere la cosa seriamente».

Slings - Skrt (Visual video)

In una vecchia intervista avevano dichiarato che il loro obiettivo era motivare le seconde generazioni. A demotivarle invece ci pensato il referendum. «Noi siamo andati a votare, è il potere più grande che abbiamo e l’abbiamo sfruttato. Anche se certi argomenti come quello della cittadinanza non hanno la risonanza che dovrebbero avere. Da un lato nella musica la voce dei ragazzi delle seconde e delle terze generazioni fa sempre più rumore, dall’altro questa nuova popolarità ha alimentato l’odio e l’indifferenza». Quale odio? «Quando eravamo piccoli lo percepivamo di più, nelle discriminazioni quotidiane. Ora se prendiamo un Freccia Rossa in prima classe siamo i primi a cui controllano il biglietto, sono cose con cui abbiamo imparato a convivere».

Per quell’odio c’è poco spazio nell’energia molleggiata delle loro produzioni. «Abbiamo fatto vari pezzi in cui raccontavamo da dove veniamo, da Don’t Cry a Scarpe pulite (“Vengo dal nulla, nigga / Se voglio qualcosa mi alzo e la prendo”), ma non sempre entriamo in studio con quel mood di consapevolezza, non vogliamo forzare le atmosfere che creiamo facendo musica. Non vogliamo ignorare la realtà, solo trovare il modo di farlo bene. I pezzi di quel tipo ci sono, arriveranno. Per ora vogliamo far divertire e ballare la gente e anche questo può cambiare le cose, essere d’ispirazione per altri ragazzi, senza entrare in argomenti politici. Non è che se un ragazzo arriva da un contesto di disagio sociale non ha voglia di divertirsi e far festa. Anzi, lo farà più degli altri: i ragazzi più carichi che vedi in giro sono proprio quelli di seconda e terza generazione».

Il club del divertimento degli Slings è caldo, pieno di sesso più o meno esplicito nelle barre (“Se c’è la pussy, mi sento nel comfort”, “Tra le sue chiappe sto facendo beatbox”). «Quando abbiamo iniziato ai nostri live erano tutti maschi, ora è il contrario, le ragazze entrano nel mood della musica, e anche se i testi sono espliciti, non sentono mai che le si manchi di rispetto. È un gioco fatto in leggerezza».

Slings - ABC (Official Video) ft. Bello Figo

Un altro gioco che torna spesso nei pezzi degli Slings è il calcio, quello del loro concittadino Balotelli, ultima grande icona black italiana, che ha mandato ai matti per anni tutti i maledetti razzisti da curva. «Mario è un amico, ma è arrabbiato con noi perché non l’abbiamo mai citato in un pezzo, mentre con Kean l’abbiamo fatto». Rimedieranno, ma più difficile sembra sistemare la tragica situazione del calcio italiano, a partire dalla Nazionale: «Bisogna cambiare mentalità e far giocare i giovanissimi, come ha fatto la Spagna con Lamine Yamal. In Italia si aspetta sempre che crescano, che siano pronti fisicamente, invece è più importante il talento, anche se è acerbo. Balotelli era già un fenomeno a 18 anni e invece hanno fatto passare un Mondiale prima di convocarlo».

Gli Slings vogliono giocare da titolari il campionato della trap e per questo hanno chiamato come rinforzi Shiva, Tony Boy e Guè nelle tracce del nuovo EP. Ma non solo: hanno curato di più le basi, meno grezze, con elaborata semplicità, cercando un’evoluzione fedele al proprio stile. Lo stile chill, nel loro club, a Brescia: un bel posto da cui immaginare il futuro.

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