‘Giovane stupida’ è una dedica d’amore riuscita male (e il video non aiuta) | Rolling Stone Italia
Storie

‘Giovane stupida’ è una dedica d’amore riuscita male (e il video non aiuta)

L’ultimo singolo di Cesare Cremonini vorrebbe essere leggero e disincantato, ma il risultato è una sfilza di stereotipi generazionali e di genere. Forza Cesare: non hai 80 anni!

‘Giovane stupida’ è una dedica d’amore riuscita male (e il video non aiuta)

Cesare Creminini nel video di 'Giovane stupida'

Qualche giorno fa mi hanno scritto su Instagram per chiedermi se avessi visto Giovane stupida, il nuovo videoclip del singolo di Cesare Cremonini lanciato il 27 aprile e contenuto nell’antologia Cremonini 2C2C uscita lo scorso novembre. Non conoscevo la canzone né tantomeno il video, ma il titolo mi ha colpita immediatamente, non senza turbamento, così sono andata a vederlo.

Animazioni 3D, colori accesi e una scenografia molto pop con immagini che fanno sorridere (in apertura, la testa gigante di Cremonini molestata da quelli che mi sono sembrati due colibrì o lui chiuso dentro una lavatrice a centrifugare): un mix tra una puntata qualsiasi di Teletubbies e il videogioco Animal Crossing: New Horizons con meno budget, girato poco prima dell’inizio del lockdown e post-prodotto in piena pandemia, che ha causato un ritardo nell’uscita.

Le ambientazioni rispecchiano la leggerezza della canzone (piuttosto noiosa, a mio parere), il cui testo mi ha lasciata perplessa. Non pretendo che Cremonini si metta a comporre testi complessi e articolati come quelli di Battiato, vanno benissimo la sua levità e il suo disincanto al limite della superficialità, ma quanto meno sarebbe costruttivo scrivere canzoni che non reiterino certi stereotipi: chiedo troppo?

L’ex frontman dei Lùnapop, appena quarantenne, si rivolge alla sua compagna Martina Margaret Maggiore, di 20 anni più giovane, alla quale è dedicato il pezzo, che comincia con lui che osserva il mondo attorno a sé e poi volge lo sguardo verso la sua morosa, raccontata come una persona un po’ naïf, con la quale l’autore sembra non riuscire a comunicare facilmente, ma che ha un bel paio di chiappe che invece è facile guardare quando lei si allontana.

Cremonini canta che è semplice innamorarsi di lei, che è – appunto, e ci tiene a ribadirlo – più giovane. Ciò che non comprendo è perché dovrebbe esserlo: è “meno esperta della vita” e forse più ingenua? Si fa meno problemi di lui ad affrontare le difficoltà e quindi non è una scassa maroni? Non ci è dato saperlo. Forse Cremonini ha solo trovato una partner più accondiscendente e preferisce così, senonché sembra trovare dei motivi per lamentarsi, (ironia mode on/) tipico dei vecchi (ironia mode off/)!

“Sembro tuo padre se mi metto gli occhiali / Ma se ti prendo la mano / Come due farfalle ce ne andiamo lontano”. Non è neppure necessaria un’iniezione di insulina, non si tratta infatti di dolcezza e romanticismo, ma proprio di banalità: Cremonini è un giovane sugar daddy inconsapevole.

Nel testo ci leggo paternalismo e una serie di giudizi nei confronti della partner, messa in ridicolo per il semplice fatto di avere una ventina d’anni e vivere diversamente da come fa il cantante. Lei è descritta come una disordinata, caratteristica – si sa – peculiare delle persone giovani, ignorante (dai, non sa neppure chi sia Mick Jagger, dove andremo a finire, signora mia?!) e stupida, seppure io fatichi a comprendere il motivo di questa presunta stupidità: forse per il fatto di avere intrapreso una relazione con Cesare Cremonini, chissà.

Lui si lamenta perché lei è vitale (certo, è giovane, tutti i giovani lo sono, se togli dal conteggio i pessimisti, i nichilisti e gli incazzati, che probabilmente non sono contemplati nel mondo delle caramelle gommose di Cremonini): lei corre, saltella, naviga su Internet come tutti i nativi digitali che si rispettino, gli tiene il muso e allora lui la tira a sé pregandola di “non fare così”, ché scherzava. Del resto chi non vorrebbe sentirsi dare della stupida dal proprio partner, peraltro più e più volte?

Cesare Cremonini - Giovane Stupida

Se è vero che non le dice “Brucia, Troia!” (anche questo è il titolo di una canzone, evidentemente non di Cremonini), ai miei occhi il pezzo non sembra una dedica affettuosa di un uomo innamorato, ma un manifesto della condiscendenza, infarcito di stereotipi generazionali e di genere. Cremonini parla di sé come se fosse un vecchio di 80 anni e lei una ragazzina. Non ha neppure saputo creare uno scenario affascinante e perturbante come quello della Lolita di Nabokov, la sua canzone è solo brutta e il setting del video non migliora l’impatto: disagio.

C’è da dire che Maggiore non sembra averla presa male, anzi, ha persino partecipato al videoclip con grande autoironia (o mancanza di consapevolezza, chi può dirlo?). Ciò che mi lascia basita sono certe categorizzazioni sterili e una narrazione che impoverisce il dibattito sui generi, in questo caso donne giovani, che hanno un rapporto affettivo con persone più anziane di loro, che le considerano e trattano come incapaci di stare al mondo senza una figura più grande che le guidi e redarguisca. Le relazioni non vengono complicate dall’età in sé, ma dai pregiudizi che abbiamo nei confronti di certe età e questo avviene reciprocamente, non è prerogativa dei giovani o dei vecchi. Giovane stupida è un’accoppiata pericolosa perché pone l’accento sugli anni di lei e li correla all’imbecillità come se fosse una caratteristica dell’essere giovani.

Fra tutte le dichiarazioni d’amore che avrebbe potuto fare, Cremonini ha optato per un modo denigratorio cantato con leggerezza, fortificando un immaginario che molte persone stanno cercando di decostruire. Il problema in questo caso non è la reazione della sua compagna. Le opere d’arte – si sa – quando vengono date al pubblico diventano universali e non appartengono più a chi le crea, vengono  fatte proprie da chi ne fruisce. È in questa prospettiva che mi metto, quella delle altre donne, molte delle quali penseranno che farsi dare della stupida dal partner sia “normale” e non ci sia nulla di male in questo, che “stupida” sia una parola come tante, ma la via per il disconoscimento passa anche da qui, soprattutto da qui, dalla banalizzazione del male.

Altre notizie su:  Cesare Cremonini opinione