Cos’è successo all’incredibile concerto di Roger Waters a Francoforte | Rolling Stone Italia
Questo show non s’aveva da fare

Cos’è successo all’incredibile concerto di Roger Waters a Francoforte

La battaglia legale, le preghiere e le contestazioni fuori dalla Festhalle, le accuse di antisemitismo, l’invasione di palco con la bandiera di Israele, la divisa “nazista” eliminata, il discorso del musicista, le lacrime

Cos’è successo all’incredibile concerto di Roger Waters a Francoforte

Roger Waters a Francoforte

Foto: @rogerwaters

Il concerto che non si doveva fare s’è fatto. Ieri sera Roger Waters ha portato il suo spettacolone This Is Not a Drill alla Festhalle di Francoforte. Non senza polemiche e contestazioni, un cambiamento significativo nella performance, un discorso commosso, un pianto liberatorio.

Com’è noto, la municipalità locale aveva chiesto e momentaneamente ottenuto la cancellazione del concerto in base al presunto antisemitismo di Waters e all’appoggio al movimento pro-Palestina Boycott, Divestment and Sanctions. Waters s’è opposto e un tribunale amministrativo tedesco ha ribaltato la decisione consentendogli di tenere il concerto giacché, nonostante il «cattivo gusto» nell’uso di certi simboli (ad esempio la stella di Davide usata come emblema delle iniquità perpetrate dallo stato di Israele), l’ex Pink Floyd «non esalta, né relativizza i crimini dei nazisti, né si identifica con quell’ideologia razzista».

E quindi ieri sera Waters e la sua band hanno tenuto a Francoforte la data più attesa del tour. Tra l’altro, la locale Festhalle non è una sala qualunque, ma quella dove nel novembre del 1938, la cosiddetta Notte dei cristalli, gli ebrei della città furono radunati dai nazisti per poi essere deportati nei campi di concentramento. Come riporta ABC News, fuori dalla sala esponenti di varie organizzazioni ebraiche e un’alleanza di gruppi della società civile si sono riuniti per manifestare contro il musicista inglese.

«Il concerto non avrebbe dovuto aver luogo in questo momento storico», ha detto Sacha Stawski, membro della comunità ebraica di Francoforte che ha contribuito a organizzare le proteste. «Le sue parole e le immagini che mostra diffondono l’odio per gli ebrei e s’inseriscono nella tendenza di normalizzare l’odio per Israele camuffandolo per libertà di parola o per arte», ha detto invece ad Associated Press Elio Adler, capo del gruppo ebraico WerteInitiative.

Fuori dalla sala, sono stati distribuiti volantini agli spettatori che entravano, sono stati recitati i nomi degli ebrei portati alla Festhalle nella Notte dei cristalli, si è organizzata una preghiera congiunta ebrei-cristiani per le vittime del nazismo.

Waters ha sempre respinto ogni accusa di antisemitismo – in una delle tante scritte che appaiono sugli schermi di This Is Not a Drill si legge un chiaro «fuck antisemitism» – ma come spesso accade il confine tra le critiche allo stato di Israele e l’antisemitismo diventa labile nel dibattito pubblico. In ogni caso, le sue parole non sono servite a risparmiagli non solo le critiche da parte dello Stato di Israele (si veda questo tweet), ma anche un’indagine di polizia per avere indossato durante il concerto di Berlino (e in tutti gli altri del tour in corso) la divisa del personaggio di The Wall che ricorda volutamente quella nazista.

All’inizio della seconda parte dello show, Waters si cala nei panni della rockstar Pink che, in preda a un delirio nazistoide, veste un’uniforme con un cappotto in pelle simile a quello delle SS. Alla sezione del delirio fascista di Pink, che è compreso già nell’album 1979 ed è stato rappresentato più volte, al cinema e in concerto, è legata l’idea di una sorta di regime rock fatto di divise, marce, atti di violenza. È il segno evidente dei problemi psichici del personaggio, ma anche una metafora del rapporto squilibrato tra rockstar e pubblico e pure una dichiarazione politica anti-fascista.

A Francoforte, riporta il Times of Israel, la protesta si è spostata anche all’interno della sala. I dimostranti hanno fatto sventolare una bandiera di Israele e cantato «Am Yisrael Chai» (il popolo di Israele vive). Un membro della JuFo, la sezione giovanile della Deutsch-Israelischen Gesellschaft è riuscito a salire sul palco portando con sé una bandiera di Israele poco prima di The Powers That Be nei cui visual contestati da Israele appare Anna Frank tra i nomi delle vittime dei regimi.

Secondo l’account della JuFo, mentre veniva portato via, al ragazzo «sono state rivolte minacce di morte, che ha immediatamente denunciato alla polizia».

«Con la manifestazione che si è svolta fori alla sala e con l’azione all’interno della sala abbiamo detto chiaramente che non abbiamo bisogno di Roger Waters, né di antisemitismo. Non dobbiamo lasciare il palco agli antisemiti», ha detto il presidente nazionale della JuFo Constantin Ganß.

Da parte sua Waters, ha definito il concerto «a powerful night» diffondendo un breve video in cui tiene un discorso dal palco. «Il concerto di stasera» ha detto il musicista «è un po’ diverso dagli altri che abbiamo fatto in Germania». In risposta alle accuse di vestirsi come un nazista e diffondere odio, Waters spiega al pubblico (che in buona parte già lo sa) che all’inizio della seconda sezione dello show ci sono due canzoni tratte da The Wall (In the Flesh e Run Like Hell) dove si veste da «demagogo, lo ammetto, voglio essere onesto, un po’ nazista» e che specialmente dopo il concerto di Berlino «hanno usato il fatto che indosso un cappotto di pelle che è parte della narrazione dello show per dire che sono un violento antisemita». Cosa che, dice sussurrando come se stesse rivelando un finto segreto, «non sono, non sono, non sono».

A proposito del contestatore che ha portato la bandiera di Israele sul palco, Waters ammette che «mi innervosisce che ci siano estranei on stage» perché la cosa lo distrae dalla concentrazione che ci vuole per fare il concerto. E annuncia che «stasera non indosserò il cappotto di pelle» essendo una serata particolare.

Waters parla delle «stronzate che ho dovuto subire negli ultimi giorni» e dice di essere «stato diffamato per una cosa che è assolutamente falsa» prima di spiegare di avere preso la decisione di non portare sul palco il personaggio di Pink e la sua divisa dopo aver letto tutte le obiezioni che gli sono state fatte, anche da parte delle organizzazioni che hanno protestato fuori dalla sala.

Sapendo da sempre cosa sono e cosa significano la Festhalle e la Notte dei cristalli, Waters quindi comprende «i sentimenti di chi pensa che si stia dissacrando questo posto ed ecco perché ho deciso di fare stasera questo gesto spero significativo», ovvero non vestire la divisa di Pink, «perché capisco quel che possono provare i parenti delle vittime» di quanto accaduto nel 1938 a Francoforte e in altri posti della Germania. «Conosco la storia e in questo momento il cuore mi batte forte».

Acclamato alla fine del discorso, Waters si alza, ma si risiede subito sullo sgabello del piano. Il pubblico lo acclama. Visibilmente commosso, Waters si asciuga le lacrime.

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