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Cos’è questa ossessione del pop per i clown?

La musica e la cultura popolare si stanno impossessando dell'immagine di pagliacci, arlecchini e giullari. Scopo: raccontare in modo iperbolico le proprie emozioni in un mondo in preda alla follia

Foto: Axelle/Bauer-Griffin/FilmMagic

Per ogni titolo di giornale dedicato alla vittoria di Harry Styles del Grammy per l’album dell’anno, ce n’è stato uno sulla tutina da Arlecchino colorata e tempestata di paillettes che indossava sul red carpet: “il vestito migliore”, “il re della salopette”. Ha suscitato reazioni ancora più accese Playboi Carti quando, un anno fa, è salito sul palco durante l’evento di Kanye West per Donda 2. A spiazzare i fan non è stata la performance folle di Off the Grid o il fatto che Carti abbia partecipato all’evento di Ye, all’epoca già personaggio controverso. A colpire è stato il nuovo look audace, con tanto di make-up da clown gotico, in cui il corpse paint tipico del metal incontrava il sorriso demoniaco, tutto all’insù, del Joker. «Questa volta Carti ha fatto il passo più lungo della gamba», ha scritto un utente di Twitter. «Cos’è, è entrato negli Insane Clown Posse?», ha chiesto un altro.

Lo scopo di entrambi era con ogni probabilità distinguersi dalla massa, ma nel farlo hanno seguito un trend emergente: le popstar sembrano in fissa coi clown e si sono fatte contagiare dalla clownmania, un fenomeno di ampie proporzioni.

Con grande disappunto dei coulrofobici, negli ultimi cinque anni i clown sono diventati figure onnipresenti nella cultura popolare. La grande paura dei clown del 2016 ha dato origine a una serie di produzioni ad altissimo budget in cui i protagonisti erano clown, giullari e arlecchini da spavento, da Suicide Squad ad American Horror Story: Cult fino a It e Joker. Su TikTok i contenuti con hashtag #clowncore fanno registrare oltre 435 milioni di visualizzazioni, al momento, e hanno dato impulso a una serie di trend, filtri e tutorial mainstream.

Anche nel mondo della moda sono comparse linee e fantasie clownesche, arrivando a influenzare le più recenti collezioni di designer come la neo-vittoriana Batsheva Hay, il premiatissimo (e amante degli arcobaleni) Christopher John Rogers, l’agitatore dal piglio punk Matty Bovan e il club kid scozzese Charles Jeffrey. I clown si sono infiltrati anche nel nostro linguaggio di tutti i giorni. L’insulto “clown” è diventato più popolare, in parte grazie al presidente Biden, e il clownesco ha fatto il suo ingresso nel gergo del web attraverso emoji e meme (il template del pagliaccio che si trucca è un classico dei meme).

In musica, il clowncore è ora al picco di visibilità. Styles e Carti sono due fra i clown del pop più dediti alla causa: Styles ha recitato nei panni di un clown in un finto video musicale realizzato per il Late Show with James Corden, la scorsa primavera, e si è conquistato diversi titoli nel 2021 per avere indossato un costume da Pierrot al Madison Square Garden. Carti ha infiammato i social con una serie di post su Instagram, poi cancellati, che lo immortalavano in make-up da clown, lo stesso che ha poi sfoggiato lo scorso luglio alla sfilata di Balenciaga. E non sono i soli.

Lo scorso anno, Dua Lipa, Future e i 1975 hanno utilizzato un trucco da clown nei video di pezzi sull’assurdità dell’amore. Future è un pagliaccio dal cuore spezzato in Love You Better. L’aspetto da pagliaccio dimesso è l’estenzione del senso si responsabilità che prova per aver lasciato che la donna che amava se ne andasse. Dua Lipa cavalca un toro meccanico, ma anche il suo sconcerto nel video di Love Again, in cui lei e i suoi ballerini sono vestiti come pagliacci da rodeo per mettere in evidenza la precarietà dell’innamoramento.

Nel video dei 1975 per I’m in Love with You compaiono vari pagliacci, fra cui Phoebe Bridgers. Nel clip, che è ispirato ai lavori di Buster Keaton, un Matthew Healy truccato da clown corteggia una donna, ma resta deluso quando lei si toglie a sua volta il trucco da clown, rivelando la sua vera natura. Le parole scritte su un muro di mattoni che si vede sul set formano un messaggio subliminale: “Tutti deludono una volta che li conosci”. Il video tratta dell’esperienza insensata, per quanto pressoché universale, del desiderare la persona sbagliata. Quando siamo innamorati facciamo cose stupide, a volte ci sentiamo dei clown per avere tenuto a quella persona.

Doja Cat ha collaborato con Taco Bell per creare uno spot a tema clownesco per il Super Bowl con la sua cover di Celebrity Skin come colonna sonora (in seguito ha rivelato, con una diretta Instagram, che l’idea dei pagliacci è stata di Taco Bell). Gerard Way e Yung Lean hanno entrambi, inspiegabilmente, sfoggiato un trucco da clown in alcune date dei loro tour, lo scorso anno. Il 2022 è stato denso di eventi anche per due artisti che spesso portano il make-up da pagliacci in ambienti più underground: l’artista horrorcore Dana Dentata, che è stata in tour coi Korn e gli Evanescence e si è esibita al festival Gathering of the Juggalos, e la band art rock californiana dei Garden, che ha pubblicato un nuovo album, Horseshit on Route 66, a settembre. Sulla copertina sono ritratti nel tipico face paint da clown che hanno adottato fin dalla loro nascita, nel 2010.

Il trucco clownesco nel rock risale alla fine degli ’60 e ai primi ’70, quando artisti come Arthur Brown e Alice Cooper hanno scoperto l’effetto che faceva un po’ di cerone. Ma la novità sta nell’adozione di un look ispirato ai clown da parte di così tanti musicisti di generi diversi, nello stesso momento. David Carlyon, autore, studioso ed ex pagliaccio del circo, pensa che l’utilizzo di questo tipo di make-up da parte dei musicisti sia uno strumento di trasgressione. «A livello visivo, [i musicisti] desiderano generare un fortissimo impatto accentuando i lineamenti del volto», spiega. «Emotivamente, vogliono comunicare il messaggio che la loro performance non sarà normale».

Visto che gli artisti devono affrontare pressioni sempre più schiaccianti per attirare l’attenzione in un mare di feed ipersaturi e creare momenti che diventino virali, l’uso del trucco da clown potrebbe essere nell’era digitale una necessità pratica. Un viso coperto di bianco, nero e rosso è l’equivalente di un punto esclamativo. Affidandosi alle reazioni forti che suscitano i clown, gli artisti riescono a esprimere le proprie emozioni tramite un’iperbole.

La presenza di tanti clown nella musica di oggi non è però spiegabile solo con la ricerca di uno strategemma che l’algoritmo premia. Nello stesso periodo in cui si sono diffusi a macchia d’olio i concetti di villain era e goblin mode, la popolarità dei clown nella musica potrebbe essere il risultato della nostra scelta di abbracciare il lato oscuro. Il fool in amore è un concetto vecchio come il mondo, ma una pandemia, la guerra, il disastro dell’economia e la catastrofe climatica ci hanno resi tutti  quanti dei clown. Può darsi semplicemente che i musicisti rappresentino un mondo in preda all’anarchia oppure si rendano conto di quanto il nostro essere insignificanti sia ridicolo. Di fronte all’assurdità di così tante crisi che si manifestano tutte insieme, la vita stessa può sembrare uno scherzo. E quando la forza è ridotta al lumicino e la speranza sembra vana, non resta che ridere.

Da Rolling Stone US.

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