Cos’è ‘Hamlet Hail to the Thief’, l’opera di Shakespeare… feat Thom Yorke | Rolling Stone Italia
C’è del marcio

Cos’è ‘Hamlet Hail to the Thief’, l’opera di Shakespeare… feat Thom Yorke

Ce lo siamo fatti raccontare dalla regista Christine Jones che ha avuto l’idea di unire ‘Amleto’ e Radiohead. «Entrambi guardano alla complessità di ciò che significa essere umani ed essere illusi dal governo»

Cos’è ‘Hamlet Hail to the Thief’, l’opera di Shakespeare… feat Thom Yorke

Thom Yorke, Tom Knowles e Justin Levine durante le prove di ‘Hamlet Hail to the Thief’

Foto: Manuel Harlan

Luglio 1985. Madonna in cima alla classifica, in televisione il Live Aid. Tra gli studenti di un prestigioso istituto dell’Oxfordshire gira l’ultimo numero della rivista scolastica, l’Abingdonian. Alcune pagine sono dedicate a recensioni di spettacoli teatrali, messe in scena di opere come Aspettando Godot o Sogno di una notte di mezza estate. Un grande successo, quest’ultima, grazie anche alle musiche, curate dagli alunni Donald Cawthorne (piano elettrico e sintetizzatore) e Tom Yorke (basso e chitarra).

Due decenni dopo, nell’ottobre 2003, Yorke ha aggiunto una h al suo nome e pubblicato sei album con il gruppo che ha fondato quando era a scuola. Sta suonando al Madison Square Garden per il tour di Hail to the Thief, tra il pubblico c’è Christine Jones, regista teatrale che è alle prese con una rappresentazione del Giulio Cesare. Forse, inconsciamente, è questo dettaglio a suggerirle l’idea di intrecciare la musica dei Radiohead con l’opera più famosa di Shakespeare.

Complice il Covid e alcuni giorni di isolamento forzato a Natale 2022, Jones prende il testo di Amleto e comincia a editarlo, mentre in cuffia risuona Hail to the Thief. Azzarda la proposta a Yorke, impegnato tra Smile, mostre, colonne sonore, un lavoro intermittente a distanza con Mark Pritchard. La prima reazione è scontata, Shakespeare è «totemico». Inserire la musica dei Radiohead in un’opera intoccabile sembra al cantante «una specie di sacrilegio». Eppure, quell’idea rimane incastrata nella sua testa e alla fine Yorke accetta, d’altronde aveva già collaborato con Jones per l’app multimediale Kid A Amnesia.

«Entrambi guardano alla complessità di ciò che significa essere umani, illudersi ed essere illusi dal proprio governo», mi racconta Christine Jones dai locali degli studi Aviva, all’interno della Factory International di Manchester, dove la produzione si muove freneticamente alle sue spalle per sistemare gli ultimi dettagli. Racconta di essersi messa a lavorare al progetto prendendo in mano gli scritti di Antonin Artaud, i libri di Bell Hooks. Yorke le ha consigliato una sua vecchia ossessione, i Can, oggetto del monumentale All Gates Open, che il giornalista Rob Young ha scritto con il membro fondatore Irmin Schmidt.

Hamlet Hail to the Thief | On Stage Trailer

Condensando in 90 minuti le quasi quattro ore del testo shakespeariano, Hamlet Hail to the Thief prende la forma di un continuo dialogo tra musica e parole, coreografie ed effetti scenici, porzioni del testo originale che s’infrangono su frammenti sonori dei brani dei Radiohead. L’allestimento è un incrocio tra uno spazio teatrale, uno studio di registrazione e una sala interrogatori. Una band suona dal vivo le rielaborazioni curate da Yorke ed è posizionata in fondo alla scena.

Anche se il disco e la tragedia cominciano entrambi con una domanda e, ad oggi, sono le opere più lunghe delle rispettive carriere, Yorke ha negato che durante la lavorazione di Hail to the Thief il gruppo avesse pensato a Shakespeare. Dall’album dei Radiohead vengono estratti strofe, incisi, intervalli strumentali o semplici richiami, come riff scarni oppure una semplice sequenza di accordi. 2+2=5 con il suo “It’s the devils way now” risuona nella spettrale scena iniziale, mentre ad anticipare il famoso “To be or not be” è una convulsa coreografia sul groove di Where I End and You Begin.

Amleto è interpretato da Samuel Blenkin, suggerito dallo stesso Yorke dopo averlo visto nella miniserie televisiva britannica Mary & George. In Hamlet Hail to the Thief il protagonista si scrolla di dosso la complessità del personaggio shakespeariano. Jones ha un figlio adolescente e questo l’ha influenzata nell’intendere Amleto un giovane «che si affaccia all’età adulta e che viene colto alla sprovvista dalla corruzione del mondo». Ofelia (Ami Tredrea) si oppone alla doppia pressione del patriarcato e delle dinamiche familiari, mentre Orazio, amico e confidente di Amleto, in questa riscrittura è una «miscela di energia maschile e femminile», espressa anche grazie ad Alby Baldwin, performer non-binary. Si tratta di alcuni degli strati di significato che si sovrappongono sull’allestimento, co-prodotto dalla Factory International e dalla Royal Shakespeare Company.

La regista Christine Jones. Foto: Manuel Harlan

In Hamlet Hail to the Thief, scrive nel programma dell’opera la giornalista Polly Checkland Harding, musica e recitazione, vivi e morti «sono forze che si perseguitano a vicenda sul palcoscenico, le cui tensioni evocano il tormento nascosto e la paranoia che Amleto prova per le menzogne e la corruzione che ha scoperto nella corte di Elsinore». È impossibile non intravedere nel marcio della Danimarca la permacrisi di questi ultimi anni, ma, come per l’album dei Radiohead, l’assenza di riferimenti diretti al nostro quotidiano allunga l’opera in un presente continuo.

Jones usa il termine distillazione per spiegare l’operazione fatta su Amleto, un’operazione che ha fatto scoprire a lei e al suo gruppo di lavoro un testo in cui il «dramma domestico» emerge con maggiore forza. La regista aggiunge che nella musica «sentiamo il parallelo con la tragedia di avere a che fare con forze che sembrano più grandi di noi». Se Shakespeare ha inventato l’essere umano moderno, i Radiohead hanno descritto nel dettaglio quello contemporaneo. Per Jones si tratta di «artisti che sono molto in sintonia tra loro in termini di scala del loro lavoro», perché alternano intimismo e drammaticità, epica e malinconia. Entrambi «lasciano che diverse suggestioni influenzino il loro lavoro».

«Non capisco che cazzo dovremmo suonare!», urlava un sedicenne Yorke al regista teatrale di Sogno di una notte di mezza estate durante una prova ad Abingdon. Quarant’anni dopo, mentre si rincorrono le voci di un possibile tour in autunno, i Radiohead rimangono sospesi in una presenza/assenza, ma sono nel pieno della loro istituzionalizzazione. Alla loro carriera e ai 30 milioni di dischi venduti si aggiungono due eventi simbolici: la produzione di Hamlet Hail to the Thief si sposterà a Stratford-upon-Avon, a casa di Shakespeare, mentre ad agosto sarà la volta di This Is What You Get, la mostra con più di un centinaio di opere all’Ashmolean di Oxford, lo storico museo fondato nel XVII secolo. Sarà per quella «sana curiosità» che Christine Jones, da fan, riconosce al gruppo, insieme al «non dare per scontato nulla senza sperimentare e scoprire». Ovviamente è quello che è successo anche in Hamlet Hail to the Thief, che per la regista è stato «un vero e proprio processo di scoperta».

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