‘Contro il mondo’: i Baustelle cantano il nostro spaesamento | Rolling Stone Italia
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‘Contro il mondo’: i Baustelle cantano il nostro spaesamento

"Essere contro il mondo e invece averlo addosso". Abbiamo ascoltato il singolo che uscirà domani: sono i Baustelle in purezza, un esempio classicissimo della ribellione spensierata tipica del gruppo

‘Contro il mondo’: i Baustelle cantano il nostro spaesamento

Baustelle

Foto: Marco Cella

In un’intervista del 2017 Francesco Bianconi prevedeva che il rock sarebbe tornato di moda e ironizzava su un futuro ritorno dei Baustelle alle chitarre elettriche. C’era qualcosa di vero in quelle parole e Contro il mondo, il nuovo singolo dei Baustelle in uscita domani, ne è la prova scritta e suonata: una canzone che la band toscana descrive come «una storiella, un film, una parabola, un grido, basso-rullante-chitarra elettrica, gomma da masticare: il nostro ritorno al criticismo e al rock and roll».

Una canzone non innovativa, ma indubbiamente riuscita e coerente con l’immaginario e il percorso del trio, che dopo i diversivi rappresentati dalle avventure soliste di Bianconi e Bastreghi e lasciato tra parentesi l’approccio più cupo e sinfonico di un disco come Fantasma, ci regala un manifesto di quell’identità baustelliana fatta di sensibilità pop giocosa e di abilità nel raccontare il presente con le sue tragiche e spesso ridicole contraddizioni che ha conquistato molti di noi. Il tutto con un brano accattivante e decisamente contagioso – basta un ascolto e ce l’hai già in testa – che se evoca i Baustelle di La guerra è finita e Charlie fa Surf è insieme un abbraccio ai Pulp di Common People, gruppo che, si sa, a Bianconi piace parecchio. Sul tavolo ci sono anche ABBA, Beach Boys, il “solito” Battiato, l’amore per un pop sfacciatamente citazionista ma in senso alto, che non ha paura di pescare dal passato alla ricerca di un sincretismo dal gusto rétro, eppure sempre attuale. E ancora, la capacità di fondere leggerezza e malinconia e un certo nichilismo non privo di sarcasmo che qui si trasforma un ritornello che ti fa venire voglia di ballare mentre ti chiedi dove siamo andati a finire.

“Essere contro il mondo e invece averlo addosso”, cantano Bianconi e soci, frase centratissima in quest’oggi che tutto avviluppa e aggroviglia, in cui eserciti di giovani e soprattutto non più giovani lanciano invettive “contro il grande vuoto, la sinistra che non c’è” mentre si crogiolano nel benessere di una vita fatta di yoga, caffè, qualche droga e “Primavera Festival”.

È questo il senso più profondo di Contro il mondo, e ancora una volta il trio di Montepulciano rivolge uno sguardo intriso di tenerezza mista a compassione nei confronti di questa nostra condizione umana capace di mandare tutto a puttane, le proprie convinzioni, i propri ideali, per pulsioni che ci rendono simili a “cani nel deserto”. Perché “l’amore è cieco se c’è e non distingue Sylvia Plath da un parassita” e perché si finisce sempre e comunque per “canticchiare le canzoni estive” e “supplicare di essere popolari”.

Siamo dalle parti di Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino, di quel gioco di accordi e melodie in bilico tra levità scanzonata e consapevolezza di uno spaesamento di cui non riusciamo a liberarci. Resta da capire come sarà l’album di cui questa canzone è l’anticipazione, ma intanto i Baustelle hanno già in programma un tour di otto date sold out in cui Contro il mondo sarà sicuramente un momento catartico, uno di quei momenti in cui hai solo voglia di dimenticare il peggio per goderti una ribellione spensierata. Che è un ossimoro, ma un ossimoro che descrive bene la poetica baustelliana – così ferocemente onesta e al tempo stesso così consolatoria – e questi nostri tempi poco coraggiosi.