Con Ernia “l’irregolare”, tra le paure della generazione-ponte | Rolling Stone Italia
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Con Ernia “l’irregolare”, tra le paure della generazione-ponte

L’editoriale dello speciale di Rolling Stone in edicola dedicato a paure, incertezze e ansie di millennial e generazione Z, con la co-direzione creativa di Ernia

Ernia Rolling Stone Italia

La paura è un’emozione primaria provocata da una minaccia reale o potenziale (Charles Darwin, 1872). Le paure di oggi non sono quelle di ieri e non saranno quelle di domani, ma sono parte indissolubile della condizione umana. Oggi che le incertezze, le ansie e le paure sono di taglio apocalittico – basti pensare alla situazione del pianeta, con addirittura la sopravvivenza stessa in gioco – le mancate risposte che dovrebbero provenire dai canali ufficiali sono causa diretta di ulteriore panico con conseguenti mobilitazioni pressoché permanenti degli individui e delle società. Le coniugazioni della paura nell’attuale momento storico sono sotto gli occhi di tutti: prevalgono discorsi di rigetto dell’altro, di diffidenza, di arroccamento, di non solidarietà. La pandemia ha mutato lo stato psichico dell’umanità intera e ne siamo usciti dovendo testimoniare la ricomparsa di una fattispecie politica che credevamo estinta, perlomeno nel nostro continente: la guerra guerreggiata.

Indagare le paure della generazione che va dai 15 ai 30 anni non è quindi affare semplice. Si tratta di due generazioni differenti – o di una generazione-ponte se preferite – con problemi e speranze anche radicalmente difformi. Essendo noi di Rolling Stone dei vetero-boomer impenitenti ci abbiamo provato con l’aiuto di un artista piuttosto sui generis, un rapper “irregolare” per forma e sostanza: dall’aspetto esteriore senza monili e denti d’oro agli interessi personali più vicini a quelli di un ricercatore di Storia contemporanea che a un trapper di blocco. Non ancora trentenne, Ernia parla a Gen Z e Millennials riuscendo naturalmente a stabilire un collegamento tra le due generazioni. Lo fa senza seguire mode o convenienze stilistiche transitorie.

Anche il suo nuovo disco, non a caso intitolato Io non ho paura, è un compendio di quest’irregolarità essenziale: dalla varietà musicale ai temi affrontati, il lavoro di Ernia si distingue per acutezza e sensibilità potendo contare su una voce già definitivamente propria e identitaria. Farlo entrare in redazione chiedendogli di prendere parte all’ideazione di questo numero speciale dedicato alle paure è stato stimolante, crediamo anche per lui.

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Nel giornale troverete una ricchissima escursione sul tema, con contributi fuori dall’ordinario: dal Maestro per antonomasia Dario Argento a Fabri Fibra, dalle cavalcatrici di paure e insicurezze dell’Italia pre-Instagram Wanna Marchi e Stefania Nobile a Sofia Viscardi che è cresciuta con la videocamera su rec e ripercorre con noi il decennio che l’ha vista diventare adulta. C’è un racconto inedito di Daniele Mencarelli e un formidabile accompagnamento grafico di Canemorto, il collettivo a sei mani che ha interpretato per noi le declinazioni del terrore contemporaneo.

Vi consiglio di non perdere il reportage “d’altri tempi” sulle seconde generazioni – che sono e devono essere considerate italiane a tutti gli effetti anche dalla politica più becera – dalle scuole e dai licei milanesi. Le loro ansie, le loro speranze, le loro paure sono quelle di un’Italia vicina, quella di domani. Imperdibile è anche il lungo dialogo tra Ernia e il fotoreporter di guerra Gabriele Micalizzi, a tutto tondo e davvero senza reticenze, corredato da uno straziante servizio con foto inedite dall’Ucraina, teatro di una guerra ancora viva e sempre assurda come il primo giorno.

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