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«Ciao, sono il marito di Patti Scialfa, mi serve un chitarrista»

Larry Campbell è uno dei due musicisti che accompagna Bruce Springsteen nel rifacimento dal vivo di ‘Nebraska’. Le riprese segretissime in un teatro del Jersey di fronte a una platea vuota. Ecco com’è andata

Foto: Al Pereira/Getty Images (1), Shirlaine Forrest/Getty Images 82)

Larry Campbell ricorda perfettamente il vocale che gli è arrivato a inizio primavera. La voce era familiare, il tono scherzoso: «Sono Bruce Springsteen, sai, il marito di Patti Scialfa». Campbell è stato per sette anni, a partire dal 1997, nella band di Bob Dylan e ha registrato con lui, Paul Simon, Levon Helm, Rosanne Cash e praticamente ogni altra leggenda della musica americana dell’ultimo mezzo secolo (oltre che con la moglie e cantante Teresa Williams). Ha conosciuto Scialfa negli anni ’80, quando entrambi frequentavano il giro dei club newyorkesi. Ha incontrato Springsteen a una festa di compleanno di Garry Tallent della E Street Band, oltre ad avere suonato in uno degli album di Scialfa. È stato perfino il boss del Boss, per così dire, quando nel 2003 ha prodotto un disco dell’amica comune Soozie Tyrell in cui c’era anche Springsteen.

Pur conoscendo Bruce, Campbell è rimasto spiazzato quando ha scoperto il motivo della chiamata. In quel periodo erano in corso le riprese di Deliver Me from Nowhere, il film sulla crisi che ha portato alla realizzazione di Nebraska. Springsteen non lo aveva mai suonato per intero, dall’inizio alla fine, con l’accompagnamento essenziale tipico dell’originale del 1982. Con il film in dirittura d’arrivo, era arrivato il momento di farlo. «Mi ha spiegato che quelle canzoni non erano mai state suonate nel modo in cui erano state registrate e che per farlo gli serviva un secondo chitarrista. Mi ha chiesto se ero interessato e se avevo tempo a disposizione. Gli ho risposto: “Fammici pensare un attimo… sì!”».

Campbell ricorda benissimo quand’è uscito Nebraska e quant’era diverso non solo dagli altri dischi di Springsteen, ma pure dalla musica che girava all’epoca. «Sotto sotto sono un vecchio folksinger e se c’è uno con la chitarra che racconta una storia, e lo fa bene, io ci sto. Mostrava un lato di Bruce che non immaginavo esistesse, avevo un gran rispetto per quel che aveva fatto».

Dopo aver accettato e saputo che l’unico altro musicista coinvolto era Charlie Giordano, uno dei tastieristi della E Street Band, Campbell è andato a riascoltare Nebraska concentrandosi sulle sottili sovraincisioni che Springsteen aveva aggiunto a voce e chitarra. «Avevo sentito quel disco un sacco di volte, ma non avevo mai fatto caso a quel che succede a livello strumentale, anche perché in realtà non succede granché. Bruce mi ha chiesto di ascoltare le tracce e restare fedele alle parti della seconda chitarra che si sentono. Mi ha fatto anche mandare dal suo tecnico alcune di quelle parti di chitarra isolate, perché nel mix dell’epoca non si distinguono granché bene».

Con poche settimane a disposizione prima delle riprese, Campbell ha iniziato a suonare accompagnando il disco, cercando di replicare sia il piglio ritmico di Open All Night, Johnny 99 e State Trooper, sia le delicate cadenze folk di My Father’s House e della title track. «Riprodurle nota per nota era impossibile, ma volevo assorbirne il feeling e studiare i rivolti degli accordi. Una volta che mi pareva di esserci entrato dentro, passavo al pezzo successo».

E poi è arrivato quello che Campbell definisce «uno di quei momenti in cui ti dai un pizzicotto per capire che non stai sognando». Lui e Giordano, che alla fine ha usato sintetizzatore e celesta per riprodurre le parti di glockenspiel, si sono ritrovati nello studio casalingo di Springsteen, nel New Jersey, per provare il materiale per la prima volta in trio. Per ricreare il suono del mandolino che Springsteen ha usato ad esempio in Atlantic City, Campbell ha portato il suo strumento e ha preso in prestito una delle dodici corde di Bruce per altri pezzi.

Le canzoni di Nebraska sono strutturalmente semplici e quindi le prove non sono state particolarmente difficili. «Dal punto di vista tecnico-chitarristico non c’era alcunché d’impegnativo. La sfida semmai consisteva nel cercare di ricreare l’atmosfera e l’emozione dei pezzi. Per farlo, ho ascoltato con attenzione i testi e cercato di empatizzare con quello che Bruce cercava di dire. Dovevo essere certo di essere dentro le canzoni».

Dopo solo pochi giorni di prove, i musicisti, la troupe e il regista Thom Zimny – che ha già lavorato a cinque film di Springsteen incluso quello tratto dagli spettacoli a Broadway – si sono dati appuntamento al Count Basie Center for the Arts nella vicina Red Bank, senza pubblico. Arrivando al teatro, Campbell si è conto che la cosa era stata tenuta segreta: non c’erano fan nei dintorni. «Non ci pensavo su, non ne ero consapevole, il mistero era secondario rispetto a quel che stavamo facendo. hanno scelto di tenere un profilo basso».

Nessuno gli ha spiegato di preciso il motivo, ma Campbell ha capito la scelta di suonare di fronte a una platea vuota solo quand’è salito sul palco e ha sistemato gli strumenti. «Magari è solo una mia teoria, ma quella sensazione di vuoto contribuiva all’atmosfera. Guardavo Thom girare e quella semplicità, quel rigore visivo mi sembravano la rappresentazione perfetta delle storie contenute nel disco. Evocavano il paesaggio emotivo dell’opera. M’è parso che Thom volesse filmare Bruce in quel modo per amplificare quell’oscurità».

Nell’arco di varie ore sono state registrate più take di tutti i pezzi di Nebraska, passando con scioltezza da uno all’altro. «Era tipo: facciamo questa canzone come se fossimo in studio e passiamo subito alla successiva. Bruce e Thom confabulavano dopo ogni esecuzione. Thom diceva “Ok, ottimo”, e se anche Bruce era soddisfatto, si andava oltre». Secondo Campbell, il trio ha suonato solo i pezzi dell’album, ma visto che ne hanno tentate più versioni, significa che negli archivi esiste un Nebraska Live in versione alternativa.

È tutto finito così com’era iniziato: molto velocemente. «Bruce è stato gentile, ha detto che era andato tutto molto bene e poi ognuno è andato per la sua strada». Campbell non ha ancora visto il film, che sarà incluso nel cofanetto Nebraska ’82: Expanded Edition in uscita il 17 ottobre, ma sente di avere ora una comprensione più profonda dell’album. «Bruce ha creato un paesaggio sonoro interessante ed emotivamente intenso. Aspetto con impazienza la prossima collaborazione… se mai capitassee».

Da Rolling Stone US.

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