Blondshell è scocciata. Stiamo passando in rassegna la bella selezione di dischi del minuscolo Rough Trade del Rockefeller Center e intanto parliamo del suo secondo album If You Asked for a Picture. Sarebbe perfetto se un turista non interrompesse la conversazione per chiederci se ci piacciono i Beatles. «Chi?», risponde lei, gelida. Il tipo continua a parlare e, prima che ci si riesca a sganciare, racconta tutto contento di quando Dolly Parton gli ha detto che lo ama, lei sul palco e lui seduto in seconda fila a un concerto. «Davvero questi Beatles sono bravi?», rincara la dose la cantautrice. Non appena siamo lontane commenta: «Avrà pensato: “Ma guarda un po’, due ragazzette in un negozio di vinili”».
La verità è che Sabrina Teitelbaum, 28 anni, ha in testa un’intera biblioteca musicale che copre decenni di storia. Mentre giriamo per il negozio tira fuori nomi e riferimenti oscuri, dai pezzi misconosciuti degli Steely Dan agli emergenti Wishy e tutto quello che c’è nel mezzo. «Mi sembra di non aver fatto altro nella vita oltre ad ascoltare musica. Non ho un hobby. La musica è una dipendenza, per chi la ama».
Nata e cresciuta a Manhattan, Teitelbaum s’è trasferita sulla West Coast a 18 anni per laurearsi in musica pop alla University of Southern California. Dopo aver abbandonato gli studi, ha iniziato ad autoprodursi canzoni pop col nome d’arte di Baum. Ha conosciuto il produttore Yves Rothman e si è data a quel rock alternativo che l’ha resa una delle star emergenti più brillanti del 2023.
L’album d’esordio uscito quell’anno era pieno di pezzi potenti come Salad e Kiss City e le ha permesso di aggiudicarsi centinaia di migliaia di ascolti in streaming su Spotify, l’ha portata ad aprire per Liz Phair e a fare un tour da headliner sold out. Da qualche parte, sotto la montagna di adesivi sgargianti di band attaccati su uno dei pilastri neri di Rough Trade, c’è l’autografo che Teitelbaum ha fatto quando ha suonato per la prima volta al Tonight Show. A marzo si è esibita al Jimmy Kimmel Live!.
Anche se gli ultimi due anni sono stati costellati da altri successi e hanno visto crescere la sua fanbase, Teitelbaum hacercato di rimanere fedele a se stessa. «Le cose sono cambiate, ma non mi sento una versione 2.0 di me stessa. Non è che devi diventare qualcun altro per fare un disco nuovo». Disco che ha iniziato a scrivere non molto tempo dopo l’uscita del debutto, nella primavera del 2023. «È stato come riprendere il discorso dove l’avevo lasciato».
If You Asked for a Picture ha un impatto simile a quello dell’esordio, ma Blondshell sembra più ruvida, più vera, e ha la sicurezza di chi sa cosa sta facendo. Sapeva ad esempio di voler usare delle chitarre alla Californication dei Red Hot Chili Peppers e alla Rated R dei Queens of the Stone Age. In Arms dice a un amante “Non voglio essere tua madre”, mentre le chitarre si agitano e si schiantano attorno alla voce. «Non avrei mai pensato di ispirarmi a quelle band, perché sono diversa da loro».
In pantaloni neri e cappotto nero coordinato, coi capelli biondi e ricci legati all’indietro con un fermaglio giallo, Blondshell è cool, ma in modo diverso da un Anthony Kiedis o da un Flea. Qualche istante dopo, trova una maglietta grigia dei Chili Peppers che raffigura una pin-up avvolta in una sexy tutina da diavoletta. È la rappresentazione perfetta della contrapposizione femminile-maschile che Blondshell cerca di esprimere nel nuovo album. «Guarda qui», mi dice sorridendo. Dice poi che ha voluto a tutti i costi che la voce fosse più dinamica. «La volevo più emozionante, volevo che emergesse di più. Se avessi avuto più tempo per fare l’album precedente, ci avrei lavorato già allora».
Ci spostiamo nella sezione del negozio dedicata al rock alternativo dove mi indica Surfer Rosa dei Pixies. «I loro cori mi hanno ispirato moltissimo», spiega, prima di citare i Beach Boys e gruppi femminili come le Ronettes. È un’influenza evidente nel singolo 23’s a Baby, dove le armonie stratificate di Blondshell trasformano il ritornello in un coro sulla falsariga di Be My Baby. Sì, perché nell’album abbondano le belle melodie. «Odio quando la gente usa la parola vulnerabile, mi sembra che sia sempre utilizzata a sproposito. Però mi sono sentita vulnerabile quando ho deciso di non dare ascolto all’istinto di mettere solo chitarroni ovunque e lasciare che emergessero voce e testi».
Blondshell è sempre stata un’autrice coraggiosa. In Kiss City cantava “Guardami negli occhi quando sto per godere”. In If You Asked Me for a Picture si spinge oltre. «In gran parte di questo disco è la me adolescente a parlare. Mi sembra di non avere avuto modo di parlare di tante cose, all’epoca, tutta roba che è uscita fuori adesso». Blondshell tira fuori tutto, dal rapporto difficile con la madre morta nel 2018, alla lotta con il disturbo ossessivo-compulsivo, il suo corpo e le dinamiche incasinate delle relazioni sentimentali.
In Event of a Fire canta: “Perché non sono cresciuta / E adesso si vede / Ora sono indifesa / Quando sono innamorata”. È il concetto chiave di tutto If You Asked for a Picture, con il burn-out emotivo di Blondshell raccontato da chitarre cupe. «Quella canzone in parte parla solo di sentirsi molto stanchi», dice quando le chiedo di parlarne. «Se sei ben riposato la vita spacca, se sei stanco la vita fa schifo».
E però in versi come “una parte di me l’ha davvero lasciata, non è mai stata trovata, una parte di me se ne sta ancora a casa, in preda al panico, per sette chili”, la canzone mette in mostra le fragilità della cantautrice. «Non ho mai conosciuto una donna che non avesse qualche problema legato al corpo. È solo un’altra faccia della misoginia. Questa roba è nell’aria e nell’acqua. Nessuno ne è immune». Per questo è stato importante, per lei, parlare apertamente delle sue esperienze. «Sento che, crescendo, mi avrebbe fatto bene sentire parlare di questioni legate all’immagine del corpo».
Il titolo If You Asked for a Picture è preso da Dogfish, una poesia di Mary Oliver, poetessa a cui lei si è ispirata scrivendo le canzoni più recenti. «Per questo album ho voluto scrivere così: meno spiegazioni e più immagini, immagini, immagini». In T&A racconta una storia d’amore inattesa e le emozioni che si provano nelle relazioni. «Nel disco precedente sono stata molto binaria… era come se dovessi scrivere di amare o di odiare qualcuno, ma ovviamente lo spettro delle emozioni che si provano per gli altri è ben più ampio».
«Sono orgogliosa», dice dell’album, «ci ho lavorato su duramente». Resta in silenzio per un secondo mentre gli occhi si soffermano su un altro disco. «Vorrei che piacesse e che interessasse agli altri, ma non è una cosa che possono controllare».