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«Bob, suca»: le reazioni dei musicisti citati da Dylan nel suo libro

Nella ‘Filosofia della canzone moderna’ il Nobel parla direttamente o indirettamente di molti colleghi. Non tutti l’hanno presa bene

«Bob, suca»: le reazioni dei musicisti citati da Dylan nel suo libro

Da sinistra, Joe Satriani, Bob Dylan, Chris Frantz dei Talking Heads

Foto: Steve Jennings/Getty Images (1), Michael Kovac/WireImage (2), Tom Hill/Getty Images (3)

Chris Frantz è un fan di lunga data di Bob Dylan. L’ha persino visto dal vivo negli anni ’60. Quando ha effettuato il pre-ordine del suo nuovo libro Filosofia della canzone moderna non s’aspettava di trovare questo passaggio nel capitolo su Pump It Up di Elvis Costello: «Ai loro tempi, Elvis Costello and The Attractions erano il miglior gruppo in circolazione. Anni luce più avanti».

«L’ho letto e ho pensato: “Oh Gesù, Bob. Capisco che ti piaccia Elvis Costello, ma dovevi per forza metterla giù così?”», dice Frantz, la cui band, i Talking Heads, era appunto contemporanea a quella di Costello.

Franz non è l’unico ad avere reagito al libro, in un modo o nell’altro. È il caso di Joe Satriani. Nel capitolo dedicato a Your Cheatin’ Heart di Hank Williams, Dylan scrive a proposito del classico della country music che «frasi come questa valgono più di tutti i lick tecnici di questo mondo. Se Hank dovesse cantare questa canzone e voi aveste qualcuno come Joe Satriani che suona i lick di risposta alla voce, come succede in molti gruppi blues, non funzionerebbe e finirebbe per rovinare una grande canzone».

Satriani non sapeva della citazione. Se non altro, è contento che «Dylan conosca il mio nome» e aggiunge che «Hank Williams ed io avremmo trovato un terreno comune e fatto grande musica assieme».

Tornando al capitolo su Pump It Up, Dylan loda l’eclettismo della musica di Costello e definisce la canzone «tra le sue migliori», non prima però di dire che la musica del cantautore in quegli anni era stremante perché conteneva troppi pensieri, troppe parole, troppe idee. Costello, aggiunge, «certamente aveva ascoltato troppo Springsteen».

Frantz ammette d’essere dispiaciuto del fatto che Dylan non citi in chiave positiva i Talking Heads. L’ha anche scritto in un post che ha pubblicato su Facebook qualche giorno fa: «Con tutto il rispetto per gli Attractions e in particolare per il batterista Pete Thomas, vorrei dire a Dylan quel che lui ha detto una volta a un mio amico: “Succhia un cazzo”».

L’amico in questione andò a vedere Dylan negli anni ’80. Alla fine del concerto lo incontrò nel garage. Lo inseguì («Mr. Dylan, Mr. Dylan!») per complimentarsi. «Dylan si girò, lo guardò e gli disse: “Ti conosco? No, non ti conosco. Succhia un cazzo”».

Non è escluso che Dylan sia un fan dei Talking Heads. Anzi, dice Frantz che negli anni ’80 andò a vederli a St. Paul, Minnesota. E che dopo il concerto li invitò a una festa privata a casa sua. «Grandioso!», ricorda Frantz. «Ci hanno dato indicazioni per raggiungerlo in una casa da qualche parte nella periferia di Minneapolis. All’epoca non c’era ancora il GPS e quindi ci abbiamo messo un po’ a trovare il posto. Abbiamo bussato, è venuta ad aprire una donna. “Siamo i Talking Heads, ci ha invitati Bob”. “Bob è già andato a dormire”».

«Non voglio mettere in competizione gli Heads con le altre band dell’epoca», spiega Frantz. «Ce n’erano di buone, eccome, ho visto tanti concerto favolosi al CBGB. Ma a Bob direi: “Come t’è venuto in mente di generalizzare in quel modo? Ma è un bel libro, il suo. A parte un capitolo».

Tradotto da Rolling Stone US.