Bob Dylan ha dato un testo a Post Malone, poi è successo qualcosa di strano | Rolling Stone Italia
Esclusiva

Bob Dylan ha dato un testo a Post Malone, poi è successo qualcosa di strano

Storia di ‘Be Not Deceived’: doveva essere una collaborazione clamorosa, è diventata una canzone fantasma

Bob Dylan ha dato un testo a Post Malone, poi è successo qualcosa di strano

Bob Dylan e Post Malone: You Go Your Way and I’ll Go Mine

Foto: Helle Arensbak/Ritzau Scanpix/AFP/Getty Images (1); Paul Bergen/Redferns/Getty Images (2)

L’idea risale a qualche tempo fa ed è venuta al produttore Michael Cash. Vivendo a Woodstock, un posto pieno di storia dylaniana, durante la pandemia si è appassionato a un progetto relativamente poco noto, Lost on the River: The New Basement Tapes, in cui gente come Elvis Costello, Marcus Mumford e Rhiannon Giddens metteva in musica testi inediti di Bob Dylan. Essendo amico del produttore T Bone Burnett e operando principalmente nel campo dell’hip hop, Cash ha pensato di portare il concetto alle estreme conseguenze: perché non fare un disco di canzoni di Dylan registrate da gente come Kendrick Lamar, J. Cole e Post Malone? «Così ho detto a T Bone: che ne pensi che facessi una roba tipo The Attic MP3s? Vorrei giocare con quell’archetipo. E lui m’ha detto: vai pure».

Cash ha contatto Jeff Rosen, che rappresenta Dylan, proponendo l’idea di un pezzo di Dylan inciso da un suo fan eccellente, Post Malone. I numeri dello streaming di Malone hanno attirato l’attenzione di Rosen. Cash ha anche mandato una foto del tatuaggio di Dylan che Post ha sul bicipite sinistro e una sua vecchia cover di Don’t Think Twice, It’s All Right.

La risposta è arrivata nel giro di qualche settimana. «Erano tipo le due di notte quando Jeff m’ha inviato un messaggio: “Bob scriverà qualcosa per te. Ha in mente qualcosa che vuole creare appositamente per il progetto”» (secondo una fonte vicina a Dylan, il cantautore aveva il testo già pronto). Cash ricorda la data, 18 novembre 2020, in cui ha ricevuto il testo di una canzone intitolata Be Not Deceived. «Parla della fine dell’innocenza», dice Cash, «e di quel che la gente deve affrontare, tipo una massa di bambini senza guida, senza genitori, senza tutori, senza pastori. Parla di andare là fuori e farti strada da solo. Se la leggi, beh, capisci che è poesia. È stupenda».

A quel punto Cash ha chiamato Malone. «Gli ho letto il testo al telefono. S’è messo a piangere, letteralmente».

Partendo da Big Pink, la celebre casa di Saugerties, nello Stato di New York dove Dylan e la Band hanno realizzato i Basement Tapes, ci si dirige verso est sulla Route 212 e si attraversa il fiume Hudson. Percorrendo ancora qualche chilometro e svoltando in una tranquilla strada di campagna, ci si imbatte nello studio di Michael Cash. Costruito riadattando un vecchio fienile, è uno spazio grande e luminoso con cinque pianoforti, un Moog, una Roland e un basso Hofner, tra gli altri strumenti. «È tipo un cazzo di bed & breakfast per rockstar», dice Cash. «Puoi venire, chiuderti in casa o farti un’escursione, puoi perderti e non vedere nessuno. E intanto puoi entrare in studio ogni volta che vuoi, basta che lo dici all’ingegnere del suono. L’atmosfera è questa qua».

Cash ci è arrivato seguendo una strada tortuosa. Cresciuto a Yonkers, a nord di New York, ha passato buona parte della giovinezza lavorando a progetti hip hop, anche presso etichette rap come SRC e Loud. Ha collaborato con DJ Whoo Kid, che ha prodotto mixtape per 50 Cent e G Unit, tra i tanti. «Stavo lavorando con Whoo Kid ai suoi Murda Mixtapes prima che sparassero a 50 Cent», ricorda. «Sono dietro tanta musica, ma la gente non lo sa».

Nel 2014 si è trasferito a Woodstock, affascinato dalla storia e dell’aura del posto. «A un certo punto ho cominciato a sentire altra musica oltre all’hip hop. E qua in zona ci sono un sacco di grandi musicisti».

Qualche anno dopo, ha collaborato con Burnett a un progetto mai uscito chiamato The Covenant con Black Thought dei Roots, Elvis Costello, Nathaniel Rateliff, Cassandra Wilson, DJ Premier e altri. La pandemia ha fermato il progetto, ma ha fatto venire a Cash l’idea di far collaborare Dylan coi rapper.

Post Malone ha registrato Be Not Deceived nel marzo 2021 negli studi di Cash portando con sé – così dice il produttore – la madre, la ragazza e una troupe video, oltre a prendere in affitto un posto lì vicino che Cash descrive come «un palazzo signorile» e andare a caccia di fantasmi. «Lo diceva seriamente: amico, ci sono dei fantasmi».

Secondo Cash, Malone pensava che Dylan avrebbe assistito alle session. «Come no, ci saranno anche Salman Rushdie e Edward Snowden?» (Malone non ha voluto rilasciare dichiarazioni per questo articolo). Le cose comunque sono andate bene. «Ci siamo divertiti e poi Post è super cool». Alla fine il pezzo è stato messo assieme dai due e dal team di Malone, tra cui il produttore Louis Bell. Era pronto al 40% quando Malone se n’è dovuto andare. «Non era finito. C’era bisogno di un tocco in più. Non era completo, ma era una canzone, eccome. Aveva un inizio, una parte centrale e un finale. C’erano un ponte e un ritornello. Aveva giusto bisogno di essere completata».

Non è mai successo. «Rosen ha sentito la canzone e gli è piaciuta e… Tutto quel che posso dire è che è passato dall’essere un progetto entusiasmante a finire in un nulla di fatto. E nessuno sa dire perché». Nonostante ci abbia provato, Cash non è mai riuscito a far finire il pezzo a Malone. «Pensavo che l’avrebbe finita, dico, l’ha scritta Dylan. Avevo torto. Sono un idiota. Non era cosa».

Alla fine il team di Dylan si è stufato di aspettare. «Rosen mi ha detto che si riprendevano il testo». Secondo Cash, «Bob e Rosen lavorano in certo modo. Fanno le cose alla svelta. Volevano che la canzone venisse completata».

Com’è finita? Malone non parla e Cash non scende nei particolari, ma dice che «sembra che nessuno abbia gestito le aspettative e che ci sia stata poca comunicazione. Era un bel pezzo di musica, poi le cose sono diventate strane, molto strane».

Cash s’è poi dedicato ad altri progetti tra cui una collaborazione tra Dodge e Motor Trend. Lavora con Anita, la vedova di Hunter S. Thompson, e con l’illustratore di Thompson Ralph Steadman, per il quale ha curato una mostra.

Ha immaginato un album di collaborazioni con Dylan con artisti ancora più importanti («A Bob piace Drake»), ma non ha finito nemmeno una canzone. La prende con filosofia. «È stato un sogno delirante. È come se fossimo tutti morti durante la pandemia. Non è reale. Era una buona idea, ma non si è rivelata una di quelle idee che… È deludente, no?».

Eppure spera ancora di finire Be Not Deceived. «Mi auguro che Dylan e Rosen ci diano nuovamente il permesso di usare il testo. Mi piacerebbe completare la registrazione. Sarà finita in modo strano, ma stiamo parlando di due musicisti importanti, hanno fatto un gran lavoro, la gente deve sentirlo».

Da Rolling Stone US.

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