Axl Rose, Diddy, Steven Tyler: perché nella musica aumentano le cause per violenza sessuale | Rolling Stone Italia
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Axl Rose, Diddy, Steven Tyler: perché nella musica aumentano le cause per violenza sessuale

C’entrano le leggi di New York e della California che hanno aperto delle “finestre” per permettere alle vittime di denunciare oltre i termini di prescrizione. «E l’ondata non è finita, tutt’altro»

Axl Rose, Diddy, Steven Tyler: perché nella musica aumentano le cause per violenza sessuale

Foto: Spencer Platt/Getty Images

L’ondata di cause per abusi sessuali che ha colpito alcune potenti figure dell’industria musicale americana non è destinata a finire. È questa l’opinione degli avvocati contattati da Rolling Stone US. Alla base delle cause intentate nel corso dell’ultima settimana ad Axl Rose, Sean “Diddy” Combs, L.A. Reid e Jimmy Iovine c’è la scadenza dei termini di presentazione stabilita dall’Adult Survivors Act (ASA) dello Stato di New York. È la legge che dal Giorno del Ringraziamento del 2022 fino alla scorsa settimana ha permesso di intentare cause per abusi sessuali indipendentemente dalla prescrizione. Risultato: oltre 3000 azioni legali contro soggetti di ogni tipo, dai politici ai personaggi della musica e dello spettacolo.

Tra i tanti che devono affrontato cause partite grazie all’ASA ci sono Steven Tyler degli Aerosmith, l’ex amministratore delegato della Recording Academy Neil Portnow, il cantante degli Anti-Flag Justin Geever, alias Justin Sane, e i gestori dell’eredità del fondatore della Atlantic Records Ahmet Ertegun, accusato da due donne.

La scadenza prevista dall’ASA è passata, eppure secondo gli esperti del settore continueremo a leggere di cause legali nel settore della musica e dell’intrattenimento e questo per via della legge vigente in California. Nel Golden State è passata l’anno scorso una legge, la AB 2777, che un po’ come l’ASA newyorchese sospende i termini di prescrizione nel caso di cause civili riguardanti reati sessuali. Dà agli accusatori due diverse finestre di tempo per denunciare. La prima riguarda le denunce di atti compiuti fino al 2009. In questi casi per denunciare c’è tempo fino al 2026. La seconda finestra di tempo si chiuderà a Capodanno e consente alle vittime di intentare cause specifiche nei casi di violenza sessuale in cui vi sia stato un tentativo di insabbiamento, ad esempio da parte di una società.

Lo studio legale di Jeff Anderson ha intentato le cause contro Kenny MacPherson della Hipgnosis e contro il musicista Danny Elfman, oltre ad avere avanzato richieste di risarcimento contro Tyler, Portnow, la Bad Boy Records e il suo ex presidente Harve Pierre. Afferma che il suo studio sta «preparando decine di altre potenziali cause in California» in vista della scadenza dei termini di legge. La maggior parte di esse riguarda esponenti dell’industria musicale.

«L’ondata non è finita, tutt’altro», assicura Anderson, per il quale le richieste di risarcimento costituiscono una forma di pressione esterna affinché «l’industria sia spinta a cambiare» e ad abbandorre corporativismo e omertà che protegge celebrità e dirigenti. «Ai sopravvissuti alle violenze viene concessa l’opportunità di parlare, al posto di sentirsi oppresse e costrette a mantenere il segreto per paura, vergogna o auto-vittimizzazione. Il messaggio è che è possibile agire secondo la legge ed è uno stimolo forte. La gente si fa avanti anche per proteggere gli altri dallo stesso orrore».

Douglas Wigdor è l’avvocato che ha rappresentato Cassie nella causa contro Combs. Ha per le mani un’altra potenziale causa legata al mondo della musica che rientra nella finestra del 2009 e che potrebbe presentare in California all’inizio del prossimo anno. E a New York esiste un’altra legge, il Gender-Motivated Violence Protection Act, che dà tempo fino al 2025 per presentare le richieste di risarcimento, senza contare il movimento di opinione che mira a far riaprire la finestra dell’ASA.

Brad Hoylman-Sigal, senatore dello Stato di New York fra i sostenitori della legge, spera nella riapertura della finestra e si dice favorevole a porre fine alla prescrizione in tutte le cause civili che riguardino abusi sessuali. «Oggi ci sono più sopravvissuti e più denunce. La domanda è: riapriamo la finestra? Creiamo una finestra permanente? Sono dell’idea che questi statuti proteggano gli abusatori più che salvaguardare l’equità del sistema giudiziario».

Secondo vari avvocati contattati da Rolling Stone, vi sono chance concrete che l’ASA venga riaperta. Non è detto invece che la rinuncia totale alla prescrizione sia saggia o necessaria. «Gli imputati devono avere il diritto di difendersi e col passare degli anni farlo diventa sempre più difficile», dice Wigdor. «Riconosco lo scopo della prescrizione, ma sono altresì consapevole degli ostacoli che le vittime di violenza sessuale incontrano nel farsi avanti. Va trovato un compromesso tra queste due esigenze. Sono dell’idea che dovrebbe essere prorogata a beneficio di chi non ne sapeva nulla e già ci sta chiamando».

La riapertura della finestra nello stato di New York è necessaria, per alcuni avvocati, per via della scarsa conoscenza della legge prima dello scoppio di cause importanti come quella contro Combs. Solo la scorsa settimana lo studio di Susan Crumiller ha ricevuto dieci volte tanto le chiamate che riceve di solito. Lo stesso vale per Wigdor, che potrebbe depositare decine di altre cause se l’ASA ripartisse.

«Non è che il principio», assicura Wigdor. «La gente non sapeva dell’Adult Survivors Act fino a quando è giunto a scadenza. Succede spesso che i testi di legge non vengano letti o recepiti dalle potenziali vittime finché non si presenta un caso mediaticamente rilevante. È quel che è successo all’inizio del movimento MeToo. L’ASA è almeno per ora scaduto, ma le denunce non finiranno».

Da Rolling Stone US.