Al pub con Ed Sheeran e il suo vecchio iPhone | Rolling Stone Italia
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Al pub con Ed Sheeran e il suo vecchio iPhone

Una pinta al Thomas Wolsey di Ipwsich dove il cantautore ha suonato con un gruppo folk. Una specie di ritorno al passato

Al pub con Ed Sheeran e il suo vecchio iPhone

Ed Sheeran

Foto press

Ci vogliono poco più di due ore di macchina per arrivare da Londra a Ipswich. Ma bastano dieci minuti in auto con Nathalie – insegnante belga, fan incrollabile, mezzo milione di follower su Instagram – per capire che con Ed Sheeran non si scherza. È salita su un treno a Bruxelles la mattina stessa, invitata dall’etichetta. Perché? Da anni aggiorna una pagina Instagram come fosse il bollettino ufficiale del fandom sheeraniano. Foto, aneddoti, set list, abbracci, scatti fraterni insieme durante i tour in giro per il mondo: lo racconta mentre ne costruisce l’archivio emotivo, come se il suo profilo fosse il diario di un’intera generazione di fan.

Il motivo di tanto attaccamento forse è sempre stato lì, in bella vista: Sheeran ha scelto la via più semplice, quella della musica come spazio comune, come falò su cui tutti possono scaldarsi. Il pop per chi non si vergogna di cantare con la mano sul cuore. E ad Ipswich, a poche manciate di chilometri dalla Framlingham dov’è cresciuto, quel falò prende forma di un piccolo pub ribattezzato per un giorno The Old Phone, come il singolo appena uscito.

Il suo vero nome è in realtà Thomas Wolsey, è in pieno centro, ed è grande più o meno quanto il salotto della zia. Il pop-up pub nel cuore del Suffolk rimarrà per una settimana tappezzato di foto e gadget a tema Sheeran, con rimandi al nuovo album Play atteso per settembre e cimeli dell’Ipswich Town (di cui il cantante, tifosissimo, la scorsa estate ha acquistato l’1,4% delle quote) e anticipa anche una serie di tre show a Portman Road, lo stadio locale, a luglio. Dentro ci stanno una cinquantina di persone, fuori una coda lunghissima di gente rimasta a guardare (e ascoltare) per tutto il tempo.

Un sms con una pinta come emoji era la speciale password per sbloccare l’invito e tentare la sorte. Poi l’attesa dei fan, da sabato, l’inevitabile leak tramite forum e fanpage, a creare una coda di curiosi fuori già da mezzogiorno: come aveva già fatto a fine marzo nella omonima Ipswich del Massachusetts, aprendo un pub irlandese temporaneo, la curiosa operazione stavolta arrivava dalle parti di casa.

Il palco è minimale: uno sgabello, una chitarra, una Guinness che diventa calda mentre la gente si accalca in cerchio davanti. E quando Sheeran entra non sembra uno che ha scritto alcune tra le canzoni più ascoltate al mondo, ma uno che ha invitato degli amici a casa per fargli sentire dei nuovi pezzi.

Con lui sul micropalco c’è una band folk di Colchester, i Fishclaw: fisarmonica, flauto, violino, niente di più. Dice di aver loro insegnato i pezzi in poco più di una settimana ed è tutto fascinosamente artigianale. Galway Girl, Don’t, Photograph, Shape of You suonano raccolte e calde. Ma il centro gravitazionale dell’esibizione è Old Phone, brano che dà il titolo al pub, alla giornata, forse a tutto questo nuovo capitolo. Nasce, racconta Sheeran, dopo che ha dovuto riaccendere un vecchio iPhone del 2015 per colpa della causa per violazione del diritto d’autore intentatagli per Shape of You da Sami Chokri e Ross O’Donoghue. Dentro c’erano i messaggi da un’altra vita. Un’amica, gli ultimi scambi con una ex con cui aveva litigato («Mi sa che in fondo aveva ragione lei», dice tra le risate), un familiare con cui non parlava da anni, il compianto amico Jamal Edwards. Da quel momento, lo smartphone è diventato per lui oggetto sconosciuto, usa solo sms e comunica tramite FaceTime da un iPad. Persino la t-shirt celebrativa, addosso per l’occasione, recita “An Seanfhón”, “vecchio telefono” in irlandese, la lingua del padre.

 

 
 
 
 
 
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La nostalgia, però, qui non è lacrimevole. È piena di ironia, di gentilezza, di quella malinconia pratica che non scava il buco, ma ci pianta sopra un fiore. Nel mezzo, arrivano altri due pezzi nuovi, l’inedita Sapphire e il singolo uscito un mese fa Azizam. Anche quelli faranno parte di Play, che ha tutta l’aria di essere una sorta di resa dei conti emotiva. Non uno sguardo indietro, ma di lato. Fuori dal pub, su una lavagnetta, c’è una citazione da Old Phone: “La nostalgia cerca di portarmi fuori strada”.

Non più equazioni matematiche, niente segni di moltiplicazione, sottrazione o divisione. Solo un verbo, un inno: suona, schiaccia play, vai avanti. Sheeran lo dà a vedere per tutto il tempo, con serenità, scherzando con il pubblico («Questa, per favore, cantatela, non fate come quelli al Coachella»), cercando lo sguardo delle persone come se volesse capire quali amici ha davanti. Non un frontman, ma uno che ti parla e che nel finale intona una versione a cappella di Parting Glass sorridendo a una bambina in primissima fila che nel silenzio religioso non smette di piagnucolare tra le braccia della madre. Ci sono smartphone alzati, è vero, e ce ne sono tanti, a pochi centimetri da una delle popstar più popolari degli ultimi vent’anni. Ma non c’è calca, solo gli schiamazzi di bambini, pensionati del posto incuriositi dalla cosa, famiglie in festa. Gente che forse ha incontrato a fare la spesa, anni fa.

Finisce tutto senza grandi cerimonie, senza bis. Nathalie ordina una birra e chiacchiera insieme ad altri fan conosciuti tramite la sua pagina, il rito si protrae tra commenti sull’esibizione e risate di chi per lei è una seconda famiglia. Ed Sheeran è tornato dove tutto è cominciato, ma forse in fondo non per vera nostalgia: per gratitudine. Per rimettere a posto qualche pezzo, per il suo eternal sunshine di gondryana memoria. O semplicemente per ricordarsi – e ricordarci – che a volte la musica è solo questo: una piccola stanza, una pinta con gli amici, un vecchio telefono a ricordarci chi siamo stati. Tra folk e cantautorato, per premere play e andare avanti.

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