Quando leggerete queste righe, Devon Allman e Donavon Frankenreiter saranno a metà nel loro tentativo di entrare nel Guinness dei Primati facendo 50 concerti in 50 Stati americani in 50 giorni. Anzi, vogliono completare l’impresa in 49 giorni. «Se va tutto bene, dovremmo riuscire a battere il record entro il 22 settembre: siam gente che vive on the road, lo facciamo per vantarcene», dice Devon, figlio del compianto Gregg Allman. «Cosa ancora più importante, vogliamo ispirare le persone a viaggiare. Andate in un’altra contea, andate al Grand Canyon, lasciate i luoghi che conoscete e partire alla ricerca di voi stessi».
Lo show numero 13 s’è svolto al Millwald Theatre di Wytheville, Virginia, là dove s’incrociano le Interstate 81 e 77. Seduti nel seminterrato del teatro, ai due musicisti non sfugge come, anche giunti a questo punto delle loro rispettive carriere, ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire negli angoli dell’America. «Ieri sera abbiamo suonato a Clarksburg, West Virginia», racconta Allman. «L’America delle piccole città esiste ancora. Prendete, per esempio, questa vecchia città mineraria. Era un luogo che di norma non avremmo toccato e invece lo spettacolo è stato molto divertente. A volte gli show nei posti più piccoli sono i migliori».
Solitamente, la comunità degli Appalachi meridionali di Wytheville, 8241 anime, sarebbe al massimo un posto dove far tappa per rifornirsi di carburante e/o andare in bagno nel corso di una tournée nazionale in rotta verso piazze più grandi come Lexington, Knoxville, Charlotte o Richmond. Ma per l’itinerario assurdo dell’Allman & Frankenreiter See It All Tour, Wytheville è un luogo ideale. Lo stesso vale per altre date fuori dalle strade più battute: Plymouth, New Hampshire (6779 abitanti); Walhalla, South Carolina (4095); Bayfield, Wisconsin (588). «In queste cittadine non passano molti tour e quindi la gente ha fame di musica», dice Allman. «In posti così al concerto viene tutta la città».
L’idea di tentare il record è venuta ad Allman più di dieci anni fa, ma solo dopo il 50° compleanno, l’anno scorso, ha capito che tentare l’impresa poteva servirgli ad affrontare al giusto ritmo la seconda parte della sua vita. Ma non voleva farlo da solo. «Mi serviva un complice e Donavon è stato il primo a cui ho pensato perché è abbastanza matto da farlo. E infatti l’ho chiamato e lui ha accettato prima ancora che finissi di spiegargli l’idea».
Le loro strade si sono incrociate la prima volta all’AmericanaFest di Nashville. Era il 2017 e sono subito entrati in sintonia anche se Allman proviene dal mondo del southern rock e del blues, mentre Frankenreiter, che è un cinquantenne ex surfista professionista e nativo della California, ha un background nella scena indie folk della West Coast. «Credo che la sorpresa più grande in assoluto, per me, sia l’intesa che abbiamo», dice Allman. «Donavon ha un’aria rilassata, da surfista, io sono sempre carico. La domanda che ci facevamo era: funzionerà dal vivo? Beh, funziona».
«Siamo piuttosto simili per quanto riguarda l’etica del lavoro: ci piace sgobbare e portare a termine le cose», aggiunge Frankenreiter. «Chi può sapere come potrebbe evolversi il progetto, dopo questo tour?».
Prima di imbarcarsi nel See It All Tour, i due sono entrati in studio e hanno inciso un EP di sei canzoni. È stata una cosa del tipo «accendiamo il registratore e vediamo che succede». L’EP si intitola Rollers perché secondo Allman «quelle canzoni non sono rocker, ma roller».
Poco dopo le 22 di mercoledì sera altrimenti tranquillo la band si congeda dalla Contea di Wythe e dalla Virginia sud-occidentale. Mentre le valvole degli amplificatori si raffreddano e le chitarre vengono riposte nelle custodie, Allman e Frankenreiter emergono da un vicolo laterale del backstage e camminano dritti verso alcune decine di fan che si sono attardati.
Il pubblico è felicemente sorpreso da quell’apparizione dopo il concerto e molti ringraziano «perché siete venuti qui» prima di chiedere un selfie o un autografo, un ricordo di quella volta che «Devon e Donavon hanno fatto tremare il Millwald». «Viviamo per questo», dice Allman. «Finché potrò salire su un palco, sedermi su una sedia e raccontare una storia, lo farò».
Poco dopo, un grande bus blu si ferma a un Applebee’s alla periferia di Wytheville, l’unico posto qui in giro dove si mangia rimasto aperto a quest’ora. I due hanno bisogno di mettersi in viaggio al più presto: la prossima tappa è in South Carolina, dopo arriverà il resto del sud-est, per poi puntare verso ovest e tagliare il traguardo il 22 settembre al festival BeachLife Ranch in California.
«Mai fatto un tour così: è estenuante e folle, ma anche eccitante e divertente», assicura Frankenreiter. «E ci sono cose di questa tournée che non possiamo controllare. Che cosa succede se in Alaska l’aereo non decolla o il tour bus si scassa? Ci toccherà prendere le chitarre e cercare di arrivare comunque al luogo del concerto: ce la faremo».
Da Rolling Stone US.