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Stai a vedere che George Martin è stato un pioniere del pop elettronico

Un artista misterioso chiamato Ray Cathode. Musica lounge per robot. Effetti sonori della BBC. Una foto con un computer. Negli anni ’60 il produttore dei Beatles aveva immaginato lo stile dei dj anni ’90

Foto: GAB Archive/Redferns

George Martin è per tutti il produttore dei Beatles e, negli anni ’70, di alcuni dischi degli America e di Jeff Beck. All’inizio della carriera ha anche contribuito a rendere popolare musica elettronica? Effettivamente, due registrazioni inedite che saranno pubblicate in maggio gettano una nuova luce sulla sua storia.

Nell’aprile del 1962, due mesi prima dell’incontro fra i Beatles e Martin, un artista misterioso chiamato Ray Cathode pubblicava un singolo per la Parlophone, etichetta inglese di proprietà della EMI. Sul lato A c’era Time Beat, musica lounge per robot. Sul lato B, Waltz in Orbit era ancora più ritmato, una sorta di surf rock spaziale. Nelle foto promozionali George Martin, all’epoca a capo della Parlophone, posava a fianco di Ray Cathode, in realtà un computer (tipo il robot di Lost in Space).

In realtà, Ray Cathode non era che uno pseudonimo di Martin e della produttrice televisiva inglese e musicista elettronica Maddalena Fagandini. In maggio, i due pezzi verranno ristampati in un EP in vinile in sole 100 copie. Saranno accompagnati da remix di Sparkle Division (un progetto di William Basinski) e Drum & Lace (ovvero la compositrice elettronica italiana Sofia Hultquist).

L’interesse di George Martin per la sperimentazione in sala d’incisione non ha certo preso il via con Revolver o Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Come ha spiegato nel 2013, «sono uno che s’annoia facilmente, non mi piace rifare sempre le stesse cose. Quand’ero a capo dell’etichetta non guadagnavo granché, ma avevo la libertà di fare quel che mi piaceva».

Non aspettatevi musica simile a quella dei Beatles. Fagandini era a capo del dipartimento di effetti sonori della BBC chiamato Radiophonic Workshop e perciò Time Beat si basa su uno stacco strumentale usato in radio, con percussioni aggiunte da altri musicisti. Waltz in Orbit è spinto dalle tastiere ed è avanti sui tempi: sembra preconizzare lo stile di dj anni ’90 come David Holmes e Propellerheads.

I ricavi della vendita del vinile andranno a Dublab, stazione radio non profit che trasmette musica avventurosa dal mondo.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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