Sanremo, i Jalisse vengono scartati da 24 anni (con 24 canzoni diverse) | Rolling Stone Italia
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Sanremo, i Jalisse vengono scartati da 24 anni (con 24 canzoni diverse)

Sono considerati il “mistero Sanremo”, ma in realtà sono gli unici ad aver vinto senza nessuno alle spalle. Hanno scritto un lungo sfogo per avere un’altra possibilità, o almeno un po’ di rispetto

Sanremo, i Jalisse vengono scartati da 24 anni (con 24 canzoni diverse)

Nel 1997 vinsero il 47° Festival da outsider, tanto che quella circostanza è considerata ancora oggi un vero e proprio “mistero Sanremo”, o forse un caso da non replicare visti gli interessi in gioco. Era ancora una edizione in cui il vincitore delle nuove proposte gareggiava di diritto fra i big e loro, a differenza di tutti gli altri, superarono decine di selezioni e alla fine ottennero una “carrettata di voti” che li fece entrare nella storia della kermesse con Fiumi di parole.

Jalisse - Fiumi di parole - Sanremo 1997.m4v


Nonostante questo, però, la carriera dei Jalisse – ovvero i coniugi Fabio Ricci e Alessandra Drusian – non è andata come in molti, loro per primi, si sarebbero aspettati. A 24 anni di distanza e altrettanti rifiuti (sempre con canzoni diverse), hanno deciso di sfogarsi attraverso una lunga lettera indirizzata, non solo agli organizzatori di Sanremo per avere un’altra possibilità, ma anche a tutti coloro che da tempo ironizzano su quella vittoria così inusuale.

Visto che, fra moltissimi, sono i pochi (forse gli unici?) ad aver raggiunto il podio grazie al voto popolare e senza essere sostenuti da grandi etichette o sponsor illustri – i social o i talent allora non esistevano neppure – forse sarebbe almeno il caso di rispettarne l’impresa, che rimane straordinaria.

Di seguito il loro lungo messaggio.

Jalisse a Sanremo? 24 volte no!

Anche stasera, come da 24 anni, Alessandra e Fabio hanno seguito la tv per scoprire i nomi dei big che parteciperanno al prossimo Festival di Sanremo 2021!

Anche stasera, come da 24 anni, con 24 canzoni diverse presentate, i Jalisse non sono stati scelti tra gli artisti che saliranno su quel palco. Chissà, ci aspettavamo una sorpresa dell’ultimo minuto, del resto siamo sognatori.

Niente da fare, non riusciamo ad azzeccare una canzone che possa interessare al Festival! Saranno i testi poco validi? Le musiche brutte? La voce? Il nome Jalisse? O cosa? Chi ce lo dice per favore?

Permettete prima che mi presenti: mi chiamo Fabio Ricci, musicista/autore/compositore/produttore indipendente dei Jalisse fin dal 1994, quando nessuna casa discografica credeva nella musica di Alessandra e Fabio e per questo decidemmo di essere voce fuori dal coro, liberi come la musica, di investire su di noi e di creare la nostra strada. Anni di sacrifici fatti con l’amore puro per quelle note e quelle parole che volevamo far conoscere al mondo, inseguendo in coppia un sogno di vita e di palco.

Amo la musica suonata da quando avevo 13 anni, con la prima tastierina Bontempi per imparare, poi il primo sintetizzatore Crumar DS2 appena 8 mesi dopo per condividere il sogno con band di ragazzi giovanissimi nelle cantine romane, tra lo studio da geometri e l’aiuto nel bar di via Dei Prati Fiscali a Roma dai miei. Era fine anni ’70 e primi ’80. Poi il primo disco con i Vox Populi nel 1985, l’incontro con Alessandra nel ’90… Ma i sacrifici non si fanno solo da giovani, si fanno sempre e per una buona causa, come quando diventi padre di due splendide figlie e trovi nella famiglia una grande forza, da attingere e da difendere, compreso il Sacro Santo lavoro!

Quella notte del 22 febbraio 1997 Alessandra e Fabio hanno creato un caso irrisolto, “un mistero”, come scrisse Aldo Grasso, come disse Baudo nel 2007 (a proposito ha scoperto lui la Drusian a GranPremio nel ’90 e i Jalisse nel ’95 a Sanremo Giovani) ma non per tutti, pare… e ciascuno ha formule magiche diverse.

Sarà perchè non è ammissibile che i Jalisse arrivino e sorpassino tutti, come hanno testimoniato serenamente alcuni coach a Ora o mai più durante la nostra prima esibizione o come scriveva nel suo libro il caro Gigi Vesigna o come prefazionava allo stesso Antonio Ricci: «Sanremo si divide in Ante Jalisse e Post Jalisse». E tanti altri che hanno detto la loro. Ma Vox Populi, Vox Dei, ancora oggi è il popolo che conta e che canta e i Fiumi di parole ci portano via.

Noi non vogliamo far parte del mistero, vogliamo chiarezza e lavoro! Quindi ogni anno, con il cuore impavido, da 24 anni, ci incolliamo alla tv, mano nella mano e come due sognatori innamorati, come quando aspetti fino a tardi l’arrivo di Babbo Natale o quando sei l’ultimo di una lunga fila e speri che sia il tuo turno e invece ti chiudono la porta. Noi ci auguriamo che tra quei nomi appaiano anche Alessandra e Fabio, con la nuova canzone presentata alla commissione, puntualmente, come ogni anno.

Una volta presentammo Linguaggio Universale ispirata ad un saggio della Professoressa Rita Levi Montalcini; una volta Tra rose e cielo scritta con il poeta Younis Tawfik e arrivata fino in Iraq, a Mosul; una volta con E se torna la voce su musica di Maurizio Fabrizio realizzata durante la costruzione di una sala prove nel carcere di San Vittore con la Fondazione Mike Bongiorno; e poi uno splendido brano scritto con gli alunni di una scuola Aquilana dopo il terremoto nel 2010 con sostenitori di grande importanza, poi un brano stile musical con il grande Maestro Luis Bacalov e tante, ancora tante, tante altre.

Fino allo scorso anno, quando presentammo Voglio emozionarmi ancora (che attualmente stiamo promuovendo con l’album omonimo appena uscito) dove lanciamo il nostro ringraziamento al pubblico per averci accolto nelle loro case dal 1997 ad oggi. Anche questo brano non venne accettato. E poi c’è quella di quest’ anno, che probabilmente faremo uscire come le altre.

“Voglio emozionarmi ancora” Official Version JALISSE


Ecco, tante canzoni scritte e pubblicate senza aver saputo neanche le motivazioni delle 24 esclusioni dal festival di Sanremo di 24 edizioni. Sì, perché se sapessi le motivazioni migliorerei il tiro per essere accettato, ma niente! E non voglio farmi trascinare dall’idea che per partecipare bisogna essere amici di qualcuno o gestiti da qualcun altro. Effettivamente sentire che tutti sono amici crea un certo imbarazzo, ma leggo spesso dalle interviste che i brani accettati al Festival sono tutti assolutamente bellissimi, di valore, altrimenti a che servirebbe ascoltarli tutti?

E allora voglio capire! Perché questo stato di non considerazione fa male a chi fa musica seriamente, a chi investe tempo e soldi, a chi fa sacrifici, a chi ha chiesto ai propri genitori di sacrificarsi per arrivare ad un sogno, a chi svolge con professione ed amore il proprio lavoro, a chi rappresenta (nel suo piccolo) la musica italiana all’estero, mentre a casa, in Italia, deve sentirsi al centro di un “Giallo Sanremese”, come un episodio da non replicare quel ’97, un vincitore da dimenticare, una forma di emarginazione… vigliacca! Eppure, abbiamo vinto il 47° Festival di Sanremo, due premi, uno agli autori, grazie a quel pubblico che ci ha votati, con quelle testimonianze spontanee che ancora ci arrivano, di aver avuto “carrettate di voti quella sera”. Con il sottofondo ancora oggi, della gente che fischietta Fiumi di parole e non solo in Italia, ma in tutto il mondo! E ne abbiamo avuto di conferme grazie alla nostra partecipazione a Ora o mai più con Amadeus e a Tale e quale Show con Carlo Conti, che ci hanno permesso di tornare in prima serata RAI e di ritrovare il nostro pubblico televisivo italiano che non abbiamo mai perso, che ci ha cercato. Eppure, ci siamo messi in gioco diverse volte come a The Voice, con Alessandra padrona di se stessa senza cadere nelle trappole della disperazione che fa tanto televisione d’effetto. Ma il nostro luogo congelato è il Festival di Sanremo!

Sicuramente ci sono tantissimi artisti esclusi da Sanremo, anche più bravi dei Jalisse, certo, ma credo che Alessandra e Fabio possano meritare di tornare su quel palco che ha dato (dal pubblico) e tolto (dagli addetti ai lavori), perché ogni volta che arriva il Festival i primi ad essere citati come cattivo esempio di una vittoria non meritata sono proprio i Jalisse. Meteore, scomparsi, desaparecidos… I primi della lista nei titoloni. E questo ancora una volta ci farà male! Invece di offrire una nuova opportunità ai Jalisse di salire su quel palco che li ha visti trionfatori 24 anni fa, si offre la guancia ai detrattori che continueranno a schiaffeggiare i Jalisse spiaccicandoli nei redazionali con titoloni denigratori. Senza parlare di alcuni speaker radiofonici che puntualmente, ma solo durante il Festival, metteranno in sottofondo quel Fiumi di parole che condirà puntualmente battute semi-comiche. Ed è difficile andare controcorrente! Come un sacco pieno di gioie portato sulle spalle che viene bucato con centinaia di lame-parole appuntite.

E questo anno ci credevo particolarmente!



Per i Jalisse tornare a Sanremo sarebbe la ripresa della nostra attività che qualcuno ha voluto spesso osteggiare per cattiveria o gelosia o chissà cos’altro, questa importantissima manifestazione in questo momento storico di grandi difficoltà, dove il lavoro fa fatica a riprendere. Se deve essere una rinascita, deve essere per tutti quelli che la richiedono; devono ripartire tutti quelli che chiedono lavoro!!! Un po’ per ciascuno. Anche per i Jalisse! Sarebbe anche un modo per far capire agli addetti ai lavori che i Jalisse sono due artisti come tanti altri che si impegnano a rispettare la musica e chi la ascolta. Due artisti che hanno vinto il 47° Festival di Sanremo grazie al pubblico, che sono arrivati quarti all’Eurovision Song Contest, che stanno producendo canzoni, che girano il mondo e fanno i loro concerti incontrando la gente. Piccoli artigiani della musica che vogliono essere considerati come una qualsiasi attività produttiva italiana, seria, professionale, impegnata anche nel sociale con convinzione e non per maschera. Due persone che hanno fatto della musica il loro impegno di lavoro quotidiano, autonomo, che fanno parte di quel comparto che con fatica, ma con grande passione non molla e continua a impegnarsi. Come tanti altri, certo, che credono in questo settore ancora più danneggiato oggi da questa pandemia. Da sempre si sente parlare di pressioni, raccomandazioni, spinte, minacce, forzature da parte di discografici, politici, produttori, sponsor… Questo fa sempre più male anche per chi organizza, suppongo.

Io ed Alessandra abbiamo sempre insegnato a noi e alle nostre figlie il rispetto, la gentilezza, l’educazione, valori troppo spesso ricambiati con quel fango lanciato da alcuni, al quale abbiamo risposto e risponderemo con il nostro sole, ma con fermezza. Con il sorriso e con l’unica forza che possediamo: la musica! I nostri follower, chi ci ascolta e ci segue come le Jalissetribù sono persone vere, sincere, che si avvicinano a noi senza essere acquistati a pacchetti per fare numero.

Quindi avanti, Ale e Fabio ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Proseguiamo a promuovere il nostro album che parla di amore, di sentimenti, di cose belle della vita, di indipendenza, sperando di trovare persone che oltre alle orecchie per scegliere i Jalisse, ci mettano anche il cuore!

Voglio emozionarmi ancora dice il nostro nuovo album di inediti…

Sono io

su una fotografia

ho fatto un sogno insieme a te

fermando il tempo dentro a una canzone

…lasciando fiumi di parole

Mando il mio sincero in bocca al lupo ai colleghi che saliranno su quel palco del Festival 2021, felice per chi riprende il lavoro. Alla stampa, alla tv, alle radio invio un messaggio: se non vedrete i Jalisse ancora sul palco di Sanremo 2021 non sarà perché sono spariti o perché hanno cambiato lavoro, ma ancora una volta perché non è stata data loro l’opportunità!

Serene feste per tutti.

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