Sanremo diviso fra pubblico e figuranti: ecco la differenza | Rolling Stone Italia
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Sanremo diviso fra pubblico e figuranti: ecco la differenza

Dopo l’ipotesi della nave da crociera, il prefetto fa tornare tutti coi piedi per terra: «Sanremo non sarà un'eccezione». Ma il 'Maurizio Costanzo Show' è un esempio di pubblico in sala con la pandemia

Sanremo diviso fra pubblico e figuranti: ecco la differenza

Tutti (o quasi) a casa o qualcuno vedrà Sanremo all'Ariston?

Se c’è una cosa che abbiamo capito nel caotico avvicinamento a Sanremo, è che il festival della canzone, forse per la prima volta nella sua storia, non rappresenterà la solita eccezione che conferma la regola nel mondo degli spettacoli in Italia. Una dopo l’altra, infatti, le ipotesi fantascientifiche di poter svolgere la kermesse come se non fosse in corso una pandemia – addirittura stipando il pubblico dell’Ariston alla fine di ogni serata su una nave da crociera per tenerlo “tamponato” – stanno svanendo una dopo l’altra.

Anche perché, nel frattempo, il resto del settore degli spettacoli ha cominciato, prima a mugugnare, ora a protestare apertamente contro quella che apparirebbe una insopportabile disparità di trattamento. A farsi portavoce nelle ultime ore, sono stati Emma Dante e Renzo Arbore. La regista ha dichiarato alla Stampa: «Se si decide di fare Sanremo con il pubblico, si riaprono i teatri e i cinema. È pacifico». Un pensiero che ha fatto il giro dei social, visto che tutti gli altri da mesi rispettano il dpcm, non si vede come mai Sanremo dovrebbe essere l’unica eccezione. Sulla stessa linea d’onda Arbore, che di eventi e televisione se ne intende dalla notte dei tempi: «Il Festival faccia di necessità virtù. Il pubblico vero non si può avere ma dei figuranti sì. Basteranno ad Amadeus e Fiorello che sono bravissimi e sapranno inventarsi qualcosa di adatto per giocare comunque. Non si può fare finta di niente: gli spettatori sanno benissimo che teatri e cinema sono ancora chiusi e che è un Festival nato in una pandemia». Mentre Enzo Mazza del Fimi, ha ribadito che loro ci saranno solo all’interno di un protocollo di massima sicurezza: «Con l’ultimo dpcm è evidente che la Rai debba fornire con congruo anticipo un serio protocollo sanitario, che dovrebbe essere approvato dal Cts. Sono esclusi per i nostri artisti scenari con palchi esterni, passerelle con pubblico, stand di sponsor e incontri stampa… tutto dovrà avvenire in streaming come nel festival del cinema di Berlino».

Facile a dirsi, meno a farsi. Perché intorno alla kermesse girano tanti interessi a cui la Rai non vorrebbe certo rinunciare. Come ha riportato Il Giorno, Sanremo vale fra i 20 e i 25 milioni di euro di pubblicità – anche se lo scorso anno la coppia Amadeus-Fiorello ha portato nelle casse di Viale Mazzini 37 milioni – dei quali una parte viene stornata al comune per altri eventi collaterali. Ad oggi, a quanto pare, il budget dell’edizione 2021 dovrà già rinunciare a 600 mila euro, che sono stati tolti alla voce “inviti di divi americani”. Inoltre, pensare a uno slittamento dal 2-6 marzo ad aprile rappresenta un problema per la tv di Stato, visto che il periodo in cui si svolge è considerato di grazia per gli ascolti e quindi un cambiamento potrebbe tradursi in altre perdite di inserzionisti.

Quel che è certo, in più, è che Sanremo 2021 non sarà un evento pubblico perché «se il nuovo Dpcm, in vigore fino al 5 marzo, non consente spettacoli aperti al pubblico nei teatri e nei cinema anche all’aperto», all’Ariston «non c’è alcuna ipotesi di presenza di pubblico né pagante, né su inviti», per cui queste regole sono «una certezza, scontata anche per la Rai» ha sentenziato il prefetto della città dei fiori, Alberto Intini, dopo l’incontro con l’azienda incentrato sul piano sicurezza. Il primo faccia a faccia si è svolto con il sindaco Alberto Biancheri, in attesa dei successivi con l’Asl in cui si scenderà nei dettagli del protocollo sanitario e organizzativo che Viale Mazzini sta mettendo a punto per sottoporlo alle autorità competenti cercando di limitare le occasioni di contagio.

E così, prende corpo l’ipotesi avanzata da Renzo Arbore di una platea composta da un numero ridotto di figuranti. L’unica deroga che è stata avanzata è quella della serata finale del 6 marzo. Ma il prefetto è stato categorico: «L’unica cosa che mi sento di dire è che la norma è chiara e Sanremo non sarà un’eccezione».

Ma qual è la differenza fra pubblico e figuranti? Intanto è necessario specificare che Sanremo è uno show televisivo che usa un teatro, l’Ariston, come uno studio e gli studi possono avere pubblico, come prevede il dpcm del 16 gennaio, anche in zona Rossa. Non si tratta però di normale pubblico, ma appunto di figuranti che sono soggetti contrattualizzati che rientrano nella fattispecie dei lavoratori e che pertanto possono “contravvenire” al coprifuoco ed essere sottoposti a controlli aziendali per la sicurezza. Quindi sarebbero ammessi e non rappresenterebbero una eccezione come è stato contestato da Emma Dante, fra gli altri.

Ma c’è un’altra soluzione, che ha messo in atto il Maurizio Costanzo Show. Non è sfuggito a molti che durante la trasmissione del 27 ottobre scorso tutti i posti fossero occupati senza distanziamento, senza mascherine e solo con il plexiglass a separare le poltrone. Contattato da Adnkronos, il conduttore ha rivelato: «Volete sapere come funziona? È facile: il pubblico della mia trasmissione prima di entrare fa il test sierologico, e così tutti gli ospiti. Fra una persona e l’altra c’è un plexiglass, e anche fra un ospite e l’altro c’è un plexiglass. Perché non fanno così anche nei teatri? Possono farlo tutti. Facciano così, invece di rompere e fare polemiche». Piuttosto chiaro.

In attesa di conoscere cosa verrà deciso a Sanremo tra pubblico e figuranti, esistono altrui due nodi da sciogliere. Il primo, riguarda la gestione della sicurezza degli artisti durante gli show. L’unico esempio degno di nota, benché organizzato con numero ben più esigui, è quello di X Factor che andava in onda il giovedì sera con 200 spettatori, tutti figuranti, ma sarebbe impossibile gestire tutti gli elementi dell’orchestra. Per cui, un format completamente da reinventare, tenendo conto di severi protocolli sanitari. La seconda questione ha invece a che vedere con il palco di Piazza Colombo, che non potrà essere allestito, così come salteranno quasi tutte le interviste e le conferenze stampa, i backstage e le green zone, i camerini e la struttura nel retro-palco dell’Ariston già giudicata troppo ridotta, così come appare impensabile il tradizionale red carpet affollato dalle persone accalcate alle transenne. Da tagliare, poi, la sala stampa che dovrebbe essere ridotta a 70-80 accreditati, mentre sarà sicuramente in videoconferenza l’incontro istituzionale delle 12 a cui la Rai non vuol rinunciare.

Infine, anche per la città di Sanremo le questioni da chiarire non mancano. In primis sul versante dell’accoglienza, con ristoranti, alberghi e bar che secondo le disposizioni dovrebbero rimanere chiusi e quindi il sindaco sta già pensando di chiedere all’Asl un “perimetro di agibilità”, che però sarà chiarito soltanto sotto data in base ai numeri del contagio.

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