La bollywood dei Joe Victor: i video e le canzoni che dovete assolutamente conoscere | Rolling Stone Italia
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La bollywood dei Joe Victor: i video e le canzoni che dovete assolutamente conoscere

La band romana ci guida attraverso le musiche dell’India, del Pakistan e del Bangladesh con una playlist esclusiva

Joe Victor, live, concerto, Cohouse Pigneto, Roma, foto, gallery, Daria Addabbo, Blue Call Pink Riot

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Dammi tre parole: amicizia, lontananza, desiderio. Le hanno scelte i Joe Victor per spiegarci la loro fascinazione per quelle canzoni provenienti dal subcontinente indiano – principalmente India, Pakistan e Bangladesh – che da tempo influenzano la loro musica. Perché è vero che nel loro ultimo Night Mistakes – prodotto da un hitmaker come Matteo Cantaluppi e pubblicato lo scorso mese dalla romana Bravo Dischi – trovate tanta disco music, più di un riferimento a Bowie e una grande voglia di far caciara, ma ci sono anche tante sfumature etniche davvero particolari, sempre reinterpretate in chiave pop.

«Quando vivevo a Londra per un periodo ho abitato in un quartiere dove c’era una grande comunità bengalese e pakistana. Per strada c’erano i cartelloni che pubblicizzavano i film bollywoodiani di ultima uscita e c’era anche un piccolo cinema dove andarli a vedere. Mi sono incuriosito e ho iniziato la mia personale ricerca, all’inizio su internet poi in alcuni mercatini». A parlare è Gabriele Amalfitano, voce e chitarra della band, uno che quando è sul palco si dimena manco avesse raggiunto l’estasi. La prima ipotesi che può venirvi in mente è che abbia alzato troppo il gomito o si sia servito di qualche polverina magica, ma in realtà per lui la musica ha una componente spirituale molto importante e sarebbe un errore non prenderla sul serio.

All’inizio, dunque, si parlava di amicizia: «Sembra strano, lo so, ma spesso le canzoni indiane che più ci piacciono presentano duetti di amici che cantano insieme. Un altro tema importante è la lontananza: va intesa sia geograficamente, quindi tutto ciò che ti affascina e tempo stesso ti spaventa, ma anche come quella distanza che ti separa da un amore e ti spinge a desiderarlo. Possiamo dire che il desiderio sia l’epicentro quasi tutta la produzione musicale indiana».

Tutti questi temi rientrano in una playlist che i Joe Victor hanno preparato per noi con alcuni dei loro brani preferiti, molti grandi classici – sebbene impossibili da pronunciare – come Duranta Ghurnir Ei Legechhe Paak di Hermant Kumar, Ghungroo Toot Gaye di Quateel Schifai o la mitica Ye Dosti di R.D Burman («è nella colonna sonora di Sholay, uno dei film che ha rivoluzionato la cinematografia indiana e il concetto stesso di film bollywoodiano»).

La musica indiana non bisogna solo ascoltarla, va vista al cinema. «La prima volta che ho visto le coreografie di Tamil Old Song sono rimasto folgorato» – spiega Gabriele – «Stavo cercando quella canzone perché viene campionata da M.I.A in Bamboo Banga e ho trovato il video su YouTube. All’inizio ho pensato che gli attori fossero buffi e che fosse una qualche specie di parodia, poi invece ho notato una certa antichità nei loro modi che mi ha completamente incantato. In più l’arrangiamento è geniale: ha quelle percussioni, così in primo piano, e quell’unico accordo di chitarra che dà nello stesso istante ritmo e profondità armonica al ritornello. In un attimo mi ero già dimenticato della versione di M.I.A».

Anche se i Joe Victor non si definiscono propriamente dei cultori sfegatati dei film bollywoodiani – «siamo più che altro fan delle musiche di quelle zone» – mentre chiacchieriamo scopro che l’elenco di video che secondo Gabriele dovrei vedere assolutamente è praticamente infinito. Ci tiene a citare Jawani Janeman Haseen Dilruba della regina di Bollywood Asha Bhosle – «uno dei più bei brani indian disco di sempre» – oppure la mitica Baharon Phool Barsao, tratta dal film Suraj che definisce come «il punto massimo della fantasia romantica indiana, tra pavoni e elefanti coperti di fiori».

La domanda di fondo, però, resta: tutto questo c’entra davvero con le canzoni di Night Mistakes? Lui conferma: «Siamo una party band ma la festa è più di un semplice “famo casino”: è lasciarsi andare al ritmo, lasciare andare il corpo e la gola, non avere paura di essere colorati e spensierati. Tutti questi elementi sono fortissimi nelle musiche indiane e pakistane. L’elemento esotico per noi è fondamentale e, unito all’ironia, rende il tutto un po’ kitsch». E cosa dobbiamo aspettarci dal vivo? «Siamo dei devoti del rock and roll, dei gospel, del kitsch e della disco music. Per noi suonare è un inno alla gioia e una missione spirituale, e tutto questo si concretizza sul palco».

Schiacciate play qui, così vi caricate bene per i loro prossimi concerti.

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