Sfera Ebbasta, la recensione di ‘X2VR’ | Rolling Stone Italia
“Ti amano finché sei povero”

‘X2VR’ non è il ritorno alle origini di Sfera Ebbasta, è la confessione di uno che ce l’ha fatta

Nel nuovo disco il re di Cinisello fa i conti col successo e il cambiamento. I pezzi migliori non sono quelli in cui si mostra spavaldo, ma quelli in cui si scopre sensibile e si interroga sui pro e i contro di una carriera al primo posto

‘X2VR’ non è il ritorno alle origini di Sfera Ebbasta, è la confessione di uno che ce l’ha fatta

Sfera Ebbasta

Foto: Bogdan Chilldays Plakov

“Adesso che è più pieno il bank account / ma io non sono più quello di prima” rappa – sì, avete capito bene, non trappa, ma rappa – Sfera Ebbasta in VDLC, uno dei tre brani sui dodici presenti in X2VR in cui non sono presenti ospiti, traccia che vede le sporche affidate a Guè e gli scratch – si avete capito bene, gli scratch – che porgono tributo a Vida loca, l’anthem dei primi Club Dogo (anche se a rappare in quel brano c’era solamente Jake La Furia).

Qualcosa, forse, in Sfera sta cambiando. In fondo X2VR, uscito ieri dopo l’annuncio a sorpresa di martedì, è il primo disco da trentenne e, soprattutto, il primo disco da padre del trapper di Ciny. E per quanto X2VR cerchi in tutti i modi di richiamare – più per giocare (a livello di marketing) sulla nostalgia dei fan che nei contenuti – il XDVR degli esordi, Sfera non può e non potrà mai più essere quel trapperino del 2015. Se infatti XDVR parlava di voglia di farcela, di rivalsa dalle periferie, di spaccio e di micro-criminalità da dentro, X2VR canta ancora di tutto questo, certo, ma dalla prospettiva di chi ora guarda (o riguarda) tutto questo da fuori: “Ce l’avrei fatta, l’avevo promesso a mamma, l’avevo promesso a Charlie”.

Sfera Ebbasta - VDLC

«La gente molto spesso mi odia, mi critica, ma fondamentalmente penso che non abbia capito il mio, il mio modo di vivere, pensano che ostento in quello che ho, ostento i miei risultati perché voglio fare il figo, ma in realtà io spero solo di motivare tutti quei ragazzi che come me non hanno mai avuto niente e che sbattendosi sanno di poter arrivare a qualcosa» spiega Sfera in Fragile, il brano di apertura dell’album, una sorta di filtro con cui il re di Cinesello – come si battezza lui stesso nel disco – ci chiede di rileggere la sua musica (e la trap) a partire da oggi. Una narrazione che ricorda molto quella dell’hip hop americano dove l’orologio di marca, la catena d’oro e i macchinoni (che hanno soppiantato gli scooteroni) sono simboli di rivalsa sociale per chi è partito dal ghetto ed è riuscito a farcela. Ed è questo lo sforzo che ci chiede Sfera in X2VR: capire il disagio sociale, la povertà e l’intrinseca lotta di classe che si nasconde sotto l’estetica della trap (e del rap), musica per antonomasia delle periferie e delle seconde generazioni).

Quando Sfera era un pischello del blocco questa lettura non faceva parte della sua trap fatta di gangsta shit e codeina. Non lo era nemmeno in Sfera Ebbasta, il disco del 2016 che ha segnato un’era portando la trap in cima alle classifiche da quel giorno a seguire (“ma noi non cambiamo mai, qui è il solito tran tran” trappava in Tran Tran) e nemmeno nella consacrazione di Rockstar del 2018 (“e non mi cambiamo i soldi né la fama”, da Ricchi x sempre). L’ingenuità giovanile e la naïveté di chi ce la sta facendo non permettevano pause o riflessioni. È il salto internazionale di Famoso del 2020 a mettere tutto in discussione con uno Sfera che oramai vicino ai trent’anni vede crollare alcune certezze di integrità alla luce dei controsensi che il successo si porta dietro (“la gente cambia, il cash ti cambia” o “e pensi sia tutto okay, pensi sia tutto a po’ / ma non è un cazzo a po’, son cambiato da un po’” dal singolo di lancio Bottiglie privè). Non a caso oggi, sempre nell’apertura di Fragile, si ritrova a dire “sto successo mi spezzerà il cuore / lo renderà fragile”. Il cambiamento – che il trapper lo cerchi o meno – è parte della vita e bisogna farsene carico.

Però come il più classico spogliatoio calcistico, anche la trap trasforma l’uomo quando si ritrova da solo in mezzo ai suoi colleghi. Non è un caso infatti che gli episodi più interessanti di X2VR siano quelli dove Sfera è da solo (Fragile, VDLC e Milano bene) o con artisti che hanno già dimostrato di poter rompere gli standard emotivi del genere (Momenti no con Tedua, 15 piani con Marracash) rispetto a quelli più lascivi e infarciti di featuring in cui certi temi (il mondo gangsta, l’esibizionismo, il materialismo) dopo sette anni di carriera iniziano a mostrare il fianco. Ma Sfera è così, forte con i forti, sensibile coi sensibili (o in solitudine).

Sfera Ebbasta, Marracash - 15 Piani (Visual)

X2VR non è una rivoluzione di Sfera né tantomeno un ritorno alle origini (nonostante qui si riformi la coppia con Charlie Charlies il suono rimane esattamente quello che conosciamo), ma un disco che sta un po’ nel mezzo tra un eventuale e futuribile passaggio di maturità e il solito Sfera di sempre. Abbandonate, almeno qui, le velleità internazionali di Famoso (dove apparivano J Balvin, Diplo, Future, Offset e Steve Aoki) quanto l’esperimento non propriamente riuscito di Italiano, l’EP collaborativo con Rvssian, X2VR riporta Sfera a casa, in Italia, nel suo blocco, ma con una mentalità di chi ora deve fare i conti con il lato oscuro del successo, quello che eventualmente cambia una persona per sempre.

X2VR non è un ritorno al passato per Sfera, ma è il momento in cui Sfera realizza che il proprio successo lo ha condotto altrove, come esplicitato in brani come Momenti no (“Ringrazio mia mamma per quello che ho / e mi si spezza il cuore / per tutti i ragazzi nati e morti in zona / perché per scusarti è troppo tardi ora / qua nessuno perdona chi lo abbandona”) o 15 piani (“Ti amano finché sei povero / fai due soldi in più di loro e non approvano / popolare però non sei più del popolo / solo perché ce l’hai fatta un po’ ti odiano”). Dopo la sbornia internazionale, Sfera ha scoperto che nel blocco dove “mi hanno visto diventare grande” qualcosa è cambiato. O meglio, qualcuno è cambiato. Le persone attorno, certo, ma anche e soprattutto lui.

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