Pochi giorni prima di pubblicare il quarto album Virgin Lorde si è presentata al Baby’s All Right di Brooklyn, dove sotto un bagliore blu ceruleo ha condiviso frammenti delle nuove canzoni ballando con i fan. Vestita con un abito bianco quasi trasparente e con i brillantini sul viso, sembrava una reincarnazione eterea di se stessa. Nel disco Lorde scava in parti di sé che non aveva ancora affrontato in pubblico, dalla sua identità di genere in evoluzione ai suoi traumi familiari. Il risultato sono quasi 40 minuti di banger in cui Lorde cancella parti del suo passato per fa spazio all’adulta che è diventata.
Si tratta di un cambiamento importante per la musicista che ha sempre scelto di ritirarsi dai riflettori dopo ogni album, un atto che ha creato una sorta di modello, un po’ intenzionale e un po’ accidentale, di attesa nei quattro anni tra un’uscita e l’altra. L’ultima volta che abbiamo sentito Lorde, nel 2021 con Solar Power, un album rilassato e dai toni folk, aveva gettato il suo cellulare nelle acque della sua Nuova Zelanda giurando ingenuamente di essere una ragazza che aveva visto tutto. Quell’album però non ha avuto lo stesso impatto (forse anche per scelta) dei suoi primi due acclamati LP, Pure Heroine del 2013 e Melodrama del 2017. Da allora, i fan hanno chiesto a gran voce un ritorno al synth pop alternativo che ha definito la prima parte della carriera, alzando la posta in gioco per Virgin.
Lorde ha risposto alla chiamata con un disco che non cerca di rifarsi al passato, ma che invece si basa sul caos della reinvenzione. È il suono di un’artista – che di recente è uscita dalla sua più lunga relazione amorosa – che impara ad accettare l’incertezza della solitudine. “Potrei essere nata di nuovo, sono pronta a sentirmi come se non avessi le risposte”, canta nella mistica e vorticosa traccia d’apertura Hammer. Lorde sta finalmente ammettendo che, nonostante quel che ha detto in Solar Power, non ha mai davvero capito nulla. Arrivata a questa consapevolezza, si lancia in un nuovo tipo di sconvolgimento emotivo che va ben oltre i momenti più intensi di Melodrama.
Proprio come la copertina dell’album che presenta un’immagine a raggi X del bacino della cantante (compresa la sua spirale), Virgin è un ritratto crudo non solo dell’artista Lorde, ma anche di Ella Yelich O’Connor, la 28enne che sta dietro al microfono. In tutta la sua discografia, Lorde ha fatto riferimenti a sua madre, ad esempio in Writer in the Dark di Melodrama e in Oceanic Feeling di Solar Power. Ma in Virgin va a fondo in diversi brani per affrontare questo suo trauma generazionale. In Favourite Daughter ammette la sua tendenza a compiacere le persone e ricollega la compulsione al suo rapporto madre-figlia. “Perché sono un’attrice, tutte le medaglie che ho vinto per te / Un attacco di panico solo per essere la tua figlia preferita”, confessa su un ritmo battente e una melodia che tende a salire sempre di più in alto a ogni nota.
Nell’emozionante GRWM, che sta per “donna adulta” e non per l’acronimo online utilizzato dai creator “preparati con me”, Lorde affronta il suo trauma capendo finalmente chi vuole essere: “Una donna adulta in maglietta”. Il Wurlitzer scintillante riecheggia Secrets from a Girl da Solar Power, ma senza più alcuna spavalderia femminile. Anche in una canzone che parla di una nuova relazione come Current Affairs Lorde si rivolge alla madre come mappa per essere una donna coraggiosa in una relazione incasinata.
Il momento più crudo di Virgin è Clearblue, che prende il nome da un test di gravidanza. Lorde si confronta sia con il sesso non protetto, sia con la realtà scoraggiante di portare il trauma della sua famiglia nel profondo del suo DNA. Il brano è viscerale, con la voce di Lorde deformata e distorta. “C’è del sangue sporco in me, passato a mia madre da sua madre, e ora arrivato a me”, canta senza alcuna strumentazione di supporto, sospendendoci nell’immobilità della sua onestà.
Da Writer in the Dark di Melodrama a Still Sane di Pure Heroine, l’identità è sempre stata un tema comune nella musica di Lorde. Ma come in tutto il resto di Virgin, anche qui le esplorazioni sono molto più vulnerabili rispetto a quanto offerto in precedenza. Lorde allarga la portata del suo genere nell’emozionante Man of the Year e riflette su tutti i diversi partner che incarna nelle relazioni sentimentali con Shapeshifter, ammettendo nel brano: “Sono stata il premio, e la palla al piede”.
Per il suono martellante del basso e quei sintetizzatori elettro-pop, Broken Glass potrebbe trasformarsi in un grande inno sulla falsariga di Green Light, anche se in realtà il brano racconta le lotte di Lorde contro un disturbo alimentare. Lorde descrive infatti il lato orribile della fame, tra cui denti marci e specchi in frantumi. “Odio ammettere quanto ho pagato per questo”, confessa nella prima strofa. La direzione sonora della canzone è una scelta interessante per la popstar, che solitamente preferisce optare per un arrangiamento acustico intima quando affronta argomenti particolarmente duri, come in Liability del 2017. Questa scelta invece fa venire in mente la vulnerabilità di Dancing on My Own di Robyn, un tempo collaboratrice di Lorde.
Per certi versi, l’album vede il ritorno di Lorde al mondo del synth pop che aveva esplorato in Melodrama, ma la produzione di Virgin è molto più scarna rispetto a quella del suo secondo lavoro. Qui non ci sono feste (né per divertirsi né per fuggire), ma solo il registro basso caratteristico di Lorde che lancia bombe di verità, una dopo l’altra.
Quando Lorde non scrive di argomenti difficili come le dinamiche familiari o la sua immagine, si rivela in altri modi, offrendo canzoni elementari e carnali sull’amore e il desiderio. Current Affairs si basa sull’immagine suggestiva dell’essere nudi a letto, già esplorata in canzoni precedenti come The Louvre di Melodrama, aggiungendo però qualcosa di molto più diretto. “Mi sputi in bocca come se stessi dicendo una preghiera”, canta Lorde, con la sua voce angelica che fa sembrare l’atto sacro. Nel mezzo del candore di Clearblue, la popstar dipinge un’altra immagine vivida: “I miei fianchi si muovono più velocemente, ti ho cavalcato fino a piangere”, canta quasi gemendo mentre la sua voce si spezza.
Alla fine di Virgin, Lorde è sicura di incarnare una ritrovata forza. Dopo tutti gli scavi e l’estasi, Lorde è diventata libera, un passo più vicina alla persona che vuole essere.