Kali Uchis, la recensione di ‘Orquídeas’ | Rolling Stone Italia
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Kali Uchis vuole cambiare il modo in cui pensiamo alle cantanti latine

Nel nuovo ‘Orquídeas’, dedicato al fiore nazionale della Colombia, l’artista americana d’origine colombiana canta inni d’emancipazione, odi all’indipendenza femminile, party music a base di perreo

Kali Uchis vuole cambiare il modo in cui pensiamo alle cantanti latine

Kali Uchis

Foto: Coughs

Pochi artisti sanno creare la giusta atmosfera come Kali Uchis. È una maestra delle moodboard, una regina dell’estetica. L’esordio del 2018 Isolation era pieno di pezzi R&B rétro da godersi su di un divano a forma di cuore, Red Moon in Venus del 2023 conteneva canzoni pop cosmiche da gustarsi durante un’eclissi lunare. Ha ordito trame sonore diversissime quasi fossero scampoli di tessuto su cui aggiungeva la voce, guidando delicatamente gli ascoltatori verso il nuovo mondo che stava costruendo.

In puro stile Kali, il nuovo Orquídeas nasce da un’idea ben precisa: «È ispirato al fascino senza tempo, inquietante, mistico, suggestivo, elegante e sensuale dell’orchidea», dice l’artista in quello che più che un comunicato stampa sembra una poesia. L’orchidea è il fiore nazionale della Colombia dove Uchis ha trascorso molto tempo da bambina: «È un fiore che mi ha sempre intrigata e attirata». L’obiettivo del disco, dice Uchis, è sfruttare questo immaginario per ridefinire il modo in cui pensiamo alle donne latine che fanno musica.

Si capisce subito che Uchis ha ben chiare in mente alcune cose. Anzitutto, vuole che il mondo sappia che nessun paletto o categoria può limitare il sound delle artiste latine. Passa da un R&B algido a un merengue vivace a un dream pop liquido. E poi, dosa con attenzione forza e vulnerabilità aggiungendo complessità e sfumature all’idea della donna latina nella musica, spesso stereotipata e ridotta all’immagine di sirena libidinosa o esuberante testa calda.

Kali Uchis - Te Mata (Official Video)

In Igual que un ángel, ode synth pop all’indipendenza femminile, canta ad esempio che “lei vuole solo la pace, non dimentica mai ciò che è reale”. Quando meno ce lo si aspetta, spunta la star messicana Peso Pluma, rafforzando il messaggio. Perdiste è una ballata radiosa che ricorda con tenerezza a un ex quel che si è perso, mentre Te mata è una rivendicazione d’indipendenza alla fine di una relazione tossica splendidamente plasmata su di un bolero moderno. È una delle migliori performance vocali di Uchis, che ha già dimostrato la sua bravura nel reinterpretare i classici della vecchia scuola quando ha riproposto la caldissima Què te pedí di La Lupe in Sin miedo (Del amor y otros demonios) del 2020.

Ma in Orquídeas ci sono anche sensualità e sfacciataggine da cattiva ragazza. Labios mordidos, la hit dell’album in cui partecipa la collega colombiana Karol G, è un inno all’emancipazione, un party a base di perreo. In No hay ley parte 2, dalle vibrazioni disco, Uchis scambia battute con Rauw Alejandro, innalzando il livello dell’energia in Muñekita con una spruzzata di dembow e la collaborazione del dominicano El Alfa e di JT, rapper delle City Girls.

È una Uchis è più audace e diretta rispetto a quella degli altri dischi. Un tempo amava calarsi nei panni della ragazza languida e cool. Ora è più sfrontata, si è data a nuove sonorità, è… sbocciata.

Da Rolling Stone US.

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