Cos’altro resta da dire sull’amore? È stato indagato e celebrato per secoli nella letteratura, nel cinema, in canzoni che straziano e confortano. Olivia Dean lo sa e lo canta in I’ve Seen It, il pezzo che chiude il suo secondo album The Art of Loving. La cantautrice inglese conosce l’amore grazie all’arte, ma anche alle storie dei genitori, dei ragazzi che si mettono assieme e si separano, delle coppie avanti con l’età i cui ricordi svaniscono col passare del tempo. “Mi commuove pensare che posso restituirlo così come lo ricevo”, canta col sottofondo di un cinguettio di uccelli. “Più lo cerchi e più lo trovi. È tutto attorno a te, sempre”.
L’amore sarà anche ovunque, eppure nessuno è riuscito a decifrarne i meccanismi, che sia romantico, platonico o interiore. A 26 anni, Dean non pretende di padroneggiare l’arte d’amare. Anzi, è probabilmente la prima ad ammettere che la maggior parte delle sue scoperte è inconcludente se non del tutto sbagliata. Ma per lo meno si sta divertendo un mondo provando a capirci qualcosa.
In Nice to Each Other armonie vellutate attenuano un contraccolpo che deriva dal non volere stringere un legame troppo forte: “Ho fatto le cose classiche, ma non funzionano mai, lo sai,” canta Dean. “Non voglio un fidanzato”. Il beat è ogni tanto interrotto da gorgheggi effimeri quanto la relazione di cui canta. Il gioco seduttivo continua in So Easy (To Fall in Love): “Sono la combinazione perfetta di un sabato sera e del resto della tua vita”. È un jazz-pop dolcissimo che fa venire in mente lo splendore di Diana Ross. In Man I Need invece mostra tutto la sua sicurezza: “Quasi mi piace quando mi chiami bellezza”.
Dean ha carisma e si muove in perfetta sintonia con una band ben assortita con tanto di trombe, tromboni, sax. Gli arrangiamenti virano verso il blues in Close Up, mentre Baby Steps rimanda al repertorio Motown e A Couple Minutes è materia perfetta per un duetto. La protagonista di queste canzoni vuole mantenere la distanza, godersi i fine settimana e poi defilarsi quando la festa finisce. Non vuole mettere di mezzo i sentimenti finché non sarà certa di avere incontrato la persona giusta.
I momenti migliori di The Art of Loving sono quelli malinconici come Loud col suo crescendo di archi e soprattutto Let Alone the One You Love, picco della carriera di Dean, canzone degna di stare accanto ai classici di Amy Winehouse e di Adele, o persino della Beyoncé dei tempi in cui interpretava ballad R&B. Dean aveva già puntato in alto col debutto del 2023 Messy, che conteneva Dive e The Hardest Part, e ancora di più col singolo What Am I Gonna Do on Sundays?. In ogni caso, The Art of Loving la porta a un altro livello.
È lei stessa ad alzare l’asticella. “Mi sopravvaluto se non voglio essere triste?” chiede in Something InBetween. “L’amore ha bisogno di respirare / Non sono sua, non sono di lei, non sono il tuo tutto o niente”. In Lady Lady un cambiamento inaspettato si rispecchia nelle brusche svolte melodiche con una coda jazzata che sembra la colonna sonora di un film che non finisce male, ma in cui non c’è neanche il lieto fine.
Dean sta ancora cercando di capire l’amore. “Perdi qualcosa e qualcosa guadagni nell’arte di amare”, canta nella title track. Forse è già stato detto tutto, ma non da lei e questo fa una bella differenza.
