Questo festival digitale senza alcuna star ha ricavato 100 mila dollari | Rolling Stone Italia
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Questo festival digitale senza alcuna star ha ricavato 100 mila dollari

Le misure di contenimento della pandemia vengono prorogate: i concerti a pagamento su internet sono una soluzione praticabile da musicisti e promoter?

Questo festival digitale senza alcuna star ha ricavato 100 mila dollari

Foto: Bodnar Taras/Shutterstock

Si chiama Live From Out There, è un festival digitale a cui si accede tramite sottoscrizione. Senza avere superstar nella line-up, senza fare sconti, senza offrire pacchetti abbinati al merchandise, senza offerte pensate per attirare gli spettatori ha fruttato 100 mila dollari in un solo weekend di marzo.

Il festival è organizzato da 11E1even Group, promoter di Boulder, Colorado, in collaborazione con il Sweet Relief Musicians Fund, fondazione benefica che aiuta i musicisti in difficoltà. Gli artisti coinvolti non sono star, ma Pigeons Playing Ping Pong, il bassista Oteil Burbridge o Eric Krasno, che in passato ha collaborato con Norah Jones e la Tedeschi Trucks Band. I ricavi derivano da due fonti: un abbonamento per sei settimane di festival dal valore di 50 dollari e accessi singoli da 5 dollari. Alcuni concerti sono stati trasmessi in streaming gratuito, quelli a pagamento erano visibili sulla piattaforma Nugs.tv.

È il primo festival che 11E1even Group organizza da solo. «È stata una sorpresa», dice il capo della società Ben Baruch. «Il buon risultato ha permesso ad artisti e crew di essere pagati».

Come tutti i player dell’industria musicale, anche Baruch e il suo team si preparavano agli effetti nefasti della cancellazione di tour e festival. Sapendo che gli artisti avevano un bisogno disperato di nuove fonti di guadagno, hanno ideato il festival il 12 marzo e in un paio di giorni hanno coinvolto i musicisti. I ricavi hanno superato ogni aspettativa, un fatto notevole giacché il festival è stato organizzato con risorse non paragonabili a quelle a disposizione delle major discografiche o dei grandi promoter come Live Nation. Molti gruppi coinvolti sono jam band che gli organizzatori sapevano che avrebbero reso bene nel livestream.

«Credo abbia funzionato anche per la velocità con la quale l’abbiamo messo in piedi. Fino a una settimana fa nessuno pensava a un festival virtuale». Ovviamente è stata d’aiuto anche la domanda di musica dal vivo online dovuta alla cancellazione delle attività live. «Ovviamente senza la pandemia non sarebbe andata altrettanto bene. Artisti che in un giorno qualunque attirerebbero 10 mila fan online, al festival hanno chiamato a raccolta 60 o 70 mila persone».

Ora gli organizzatori si preparano ora al terzo weekend dei sei previsti di Live From Out There. È stata annunciata una seconda fase con nuovi artisti e uno spazio dedicato alla cucina.

Live From Out There Sunday 3/29/20

Con l’industria concertistica ferma a causa della pandemia, il successo di Live From Out There mostra le opportunità offerte dalla rete. Sono sempre di più gli artisti e gli organizzatori che annunciano iniziative che vanno dal piccolo concerto su YouTube e Twitch al grande evento di beneficenza. È il caso del Living Room Concert for America presentato da Elton John per iHeart Radio. Vi hanno partecipato Alicia Keys, Dave Grohl e Billie Eilish e ha raccolto oltre 8 milioni di dollari per chi soccorre le vittime del coronavirus.

Nel giro di poche settimane, il livestreaming è diventato piuttosto popolare e le piattaforme registrano in interesse senza precedenti. Secondo Baruch, gli show digitali soo almeno potenzialmente una nuova fonte di guadagno per gli artisti. Costano poco e metteono in connessione in modo semplice musicisti e fan. «L’incertezza è tale che è difficile prevedere come sarà il mondo della musica fra un anno. Ma questa è sicuramente un’altra fonte di guadagno per gli artisti. Del resto, anche loro non hanno grandi costi e finiscono col guadagnare più di quello che avrebbero incassato con un concerto tradizionale».

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