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Quando i Duran Duran fecero finta d’essere i Rolling Stones

L'autore de 'Il martello degli dei' Stephen Davis racconta in un capitolo di 'Please Please Tell Me Now' l'esilio francese dei Duran nel 1983, tra festini a base di coca, manager che fanno più soldi della band e un incontro ad alto tasso alcolico con Elton John

Foto: Fin Costello/Redferns

A marzo 1983 i Duran Duran non attraversavano più l’Atlantico in economica, schiacciati per otto ore sui sedili di Air India. La band e il management della Tritec cominciarono a volare sul Concorde della British Airways, a quattro motori e con le caratteristiche ali a delta, che il 2 marzo li portò a un’altezza di 16.000 metri: erano così in alto che i passeggeri riuscivano a vedere la curvatura del Pianeta Terra. Dopo un volo di quattro ore l’aereo atterrò al JFK di New York, e loro sbarcarono pronti e carichi. Il 14 marzo la band si presentò agli studi della NBC al 30 di Rockefeller Plaza, dove si unirono al cast del Saturday Night Live come ospiti musicali della settimana. La band e i comici si trovarono così in sintonia che i cinque musicisti vennero inclusi in diverse gag; la maggior parte delle quali però non finirono in onda il 19 marzo, quando si esibirono sia alle prove che dal vivo. Saturday Night Live fu la loro prima occasione di grande esposizione in una trasmissione americana. Andy Warhol andò al party del cast in qualità di ospite di Nick, e disse «Mi sento come se fossi parte della band».

Quello stesso giorno, qualche ora prima, il quintetto doveva partecipare a un firmacopie del nuovo video album al Tower Video di Times Square. Sia Z-100, la stazione radio rock di New York, che la stazione New Wave WLIR di Long Island diffusero questa informazione, e a mezzogiorno migliaia di fan avevano fermato il traffico, in una Broadway lavata dalla pioggia. Le macchine della band vennero circondate: i musicisti riuscirono a malapena a entrare nel negozio senza essere fatti a pezzi da adolescenti isterici di ambo i sessi. I fan in fila all’interno erano quasi altrettanto folli: si spingevano e si strattonavano per farsi firmare la VHS da tutti e cinque i Duran. Fuori dal negozio una troupe di Channel 7 venne presa a gomitate e tormentata, mentre cercava di filmare quella scena degradante. Un cielo minaccioso prometteva pioggia a catinelle e il capitano della polizia presente sulla scena stimò che quella folla che gemeva e cantava fosse composta da circa dodicimila ragazzini. Chiamò la cavalleria, sotto forma di una dozzina di poliziotti antisommossa a cavallo, e l’evento del firmacopie venne interrotto. Ci volle un’ora per disperdere i ragazzi, mentre gli scossi Duran Duran vennero fatti fuggire dall’uscita merci del negozio e in una serie di vicoli di servizio, nella fredda pioggia primaverile.

I membri della band si incontrarono con Andy Warhol qualche giorno dopo, all’MTV Studio di Long Island. Nick e Simon dovevano fare i VJ per un’ora, mandando in onda i loro video preferiti e chiacchierando di musica con, nel mezzo, l’ospitata a sorpresa di Warhol. Il resto del gruppo li avrebbe raggiunti alla fine dell’ora.

Fu registrato tutto. Nick aveva un vestito elegante e capelli lunghi e arruffati, Simon indossava un top giallo che sembrava il bavaglino di un neonato. Dopo i saluti, come primo video presentarono la nuova canzone di David Bowie, Let’s Dance (la EMI ci teneva molto, perché l’album Let’s Dance di Bowie era appena uscito con l’etichetta americana). Tornati in onda, Simon e Nick si misero a parlare di Bowie, del suo ritiro di cinque anni dai concerti e anche del suo singolo successivo, China Girl.

Seguirono una serie sconvolgente di video eccezionali, da Billie Jean di Michael Jackson a Rapture dei Blondie a Sweet Dreams degli Eurythmics. Dopo l’interruzione pubblicitaria apparve Andy Warhol, seduto in mezzo a Simon e Nick. I due raccontarono, sotto forma di dialogo surreale, di essere seguiti da un tizio con la macchina fotografica – mentre Andy (in parrucca platino e jeans) continuava silenzioso a scattare foto, come all’inizio di Girls on Film.

A concludere il set, mandarono in onda video dei Roxy Music, di Robert Palmer, Kate Bush e Shock the Monkey di Peter Gabriel. Simon girava da una parte all’altra, mentre si riunivano con il resto della band. Nick presentò «tutta la famiglia Taylor: Roger, Andy e John». Poi i Duran Duran mostrarono il disco d’oro di Rio incorniciato, che Simon aveva appeso sulla parete dello studio. Finalmente, era il momento di lanciare l’anteprima mondiale del loro nuovo video: Is There Something I Should Know?.

La storica sinergia tra la band inglese e il network via cavo americano divenne solida e sicura. Fu anche il debutto di Andy Warhol sulla televisione nazionale via cavo, ma l’evento stranamente non viene raccontato nei suoi diari editi. Partecipò, però, ad alcune finte “prove” dei Duran Duran e filmò tutto per la Andy Warhol’s TV, la sua embrionale trasmissione su un canale via cavo locale newyorkese.

Nell’aprile 1983, prendendo atto del fatto che la band e l’entourage erano esausti, la Tritec Music affittò per tre mesi un antico castello vicino al paese di Valbonne, nei pressi di Cannes, nel sud della Francia. La tenuta aveva uno studio di registrazione, uno chef e una cantina ben fornita – molto apprezzata dall’esperto di vini Nick Rhodes. L’idea era continuare a far lavorare il gruppo mentre si rilassavano in quelle colline profumate di lavanda, affacciate sulla modaiola città della Riviera. Fu anche l’inizio di un anno di esilio per colpa delle tasse: i musicisti di successo dovevano pagare delle imposte altissime, se risiedevano in Inghilterra. Andy ha raccontato: «I nostri consulenti ci spiegarono che il rock and roll poteva rivelarsi un’entrata irregolare, e che non dovevamo fare affidamento su quella fortuna. “Magari farete ancora uno o due album di successo e poi sarà tutto finito”».

Quelle parole si rivelarono in una qualche misura profetiche. Per i dodici mesi successivi, i Duran Duran ebbero il permesso di tornare a casa per pochissimi giorni.

C’erano molte cose da fare, in Francia. La EMI voleva far uscire l’album successivo dei Duran Duran appena possibile, quindi il producer Alex Sadkin e il fonico Ian Little (che aveva lavorato con i Roxy Music) presero parte agli incontri nel castello, mentre la band provava idee e registrava demo. Gli strumenti vennero sistemati nell’attico, con i cavi sospesi per prendere l’elettricità al piano di sotto. La consolle di registrazione prese posto in uno studio mobile parcheggiato nel cortile del castello. Oltre allo scrivere brani nuovi, dovevano praticamente riregistrare tutto il concerto all’Hammersmith Odeon per la messa in onda sulla BBC. E poi c’erano da fare le prove per i concerti estivi in Europa (erano un po’ arrugginiti). Nel frattempo, i membri della band singolarmente volavano avanti e indietro da Londra a Nizza per ottemperare ai vari impegni. John Taylor comparve nello show televisivo Pop Quiz. Tutta la band andò a suonare in playback Is There Something I Should Know? a Top of the Pops, poi tornarono a Birmingham per scattare le foto di copertina della rivista da teenager Jackie.

Considerando tutti questi impegni, al castello le cose procedevano con lentezza. Il gruppo in genere si metteva al lavoro verso le quattro del pomeriggio e le sessioni duravano appena un paio d’ore. John passava la maggior parte delle serate nei nightclub di Cannes, che scaldavano i motori in vista dell’intenso periodo del festival cinematografico, a maggio. Finalmente le sessioni francesi riuscirono a produrre un paio di canzoni nuove, compresa una dal titolo Seven and the Ragged Tiger.

Spesso tutto l’entourage in serata andava a Cannes. Quando sentirono dire che Russell Mulcahy stava girando un video di Elton John sulla strada principale della città, La Croisette, si precipitarono tutti in centro a divertirsi.

Elton fu felice di vedere i Duran Duran. Stava girando una clip per la canzone I’m Still Standing: il cantante spiegò loro che parlava di come fosse riuscito a rimanere nel giro, mentre i New Romantic conquistavano il mercato. Nel frattempo però le riprese del video si erano fatte complicate, perché Russell era caduto nella baia con tutta la videocamera il giorno precedente. I Duran Duran trovarono Elton al bar del Carlton Hotel, dove passarono un piacevole aperitivo a riempire il Rocket Man di vodka Martini. «Ooooh, siete adorabili, ragazzi», continuava a ripetere il cantante sparandosi l’ennesimo shottino. Dopo mezza dozzina di Martin, Elton andò di sopra a distruggere i mobili della sua suite, in un accesso d’ira da ubriaco. Quando tornò in sé, chiese al suo assistente cosa fosse successo.

«Sei successo tu», ribatté quello. L’hotel consegnò a Russell Mulcahy un conto stratosferico – i mobili distrutti erano pezzi d’antiquariato di epoca imperiale – il che raddoppiò i costi per le riprese del video.

Al castello nel frattempo non veniva registrato granché, perché alcuni preferivano pippare cocaina a bordo piscina, ammirando la bellezza della primavera nella campagna francese. Andy ha poi raccontato: «Col senno di poi, è stato l’inizio di un grosso problema, perché in quel periodo ho iniziato a consumare sempre più cocaina e John aveva sviluppato altri vizi simili. Facevamo la bella vita, ben presto ci siamo trovati a far festa a Cannes ogni sera».

John ha aggiunto: «Siamo riusciti a tirar giù una manciata di tracce in Francia. Avevamo chiamato un nuovo groove Spidermouse, e presto sarebbe diventato New Moon on Monday. Simon aveva preparato i versi per un’altra canzone dal titolo Seven and the Ragged Tiger. I ‘sette’ erano i Duran più i Berrow, mentre la ‘tigre’ era quel fenomeno che stava iniziando a ingoiarci: la celebrità».

Gli addetti alla promozione della EMI mandarono un manipolo di giornalisti della carta stampata a Valbonne per intervistare la band nella cornice idilliaca di quel castello in Provenza, e il popolare programma The Tube in onda su Channel 4 mandò il conduttore Jools Holland e la sensuale presentatrice Paula Yates a girare una clip insieme a loro.

Ripensando a quell’esperienza, John ride: «Eccoci qui: nel sud della Francia a far finta di essere i Rolling Stones, mentre stavamo scrivendo solo il nostro terzo disco. Avevamo lasciato da pochissimo le case dei nostri genitori». Nei ricordi di Andy Taylor, fu all’incirca in quel periodo che alcuni rapporti umani iniziarono a incrinarsi. Se John arrivava in Costa Azzurra con la sua VW Golf GTI nuova fiammante, Paul Berrow lo sorpassava con una ancora più fiammante (e decisamente più costosa) Ferrari color ruggine. Andy iniziò a domandarsi le ragioni per cui il management sembrava fare più soldi della band. I Berrow possedevano una larga porzione dei diritti per la musica dei Duran Duran, invece di essere pagati in percentuali come i normali talent manager. Tutti erano consapevoli che i due avevano permesso lo sviluppo della band, ma non stavano prendendo più di quanto spettasse loro, contando che non scrivevano nemmeno la musica?

Andy riporterà, anni dopo: «Non c’era niente di illegale, ma io e Nick eravamo comunque a disagio. Simon però era molto legato ai Berrow, sognava di comprarsi un grande yacht con loro e farci il giro del mondo. Roger evitava qualsiasi tipo di discussione se poteva, e John era il meno avveduto di tutti, dal punto di vista finanziario. Quindi nessuno diceva niente, ma la situazione iniziava a pesarmi».

Una sera, durante il festival di Cannes a maggio, Paul andò in città con la Ferrari e parcheggiò fuori da un locale. Al suo ritorno vide che gli avevano sfondato i finestrini della macchina. Qualcuno trovò la cosa divertente. Andy iniziò anche a non andare per niente d’accordo con la fidanzata di Nick, Julie Anne, che amava i pettegolezzi. Raccontò alla moglie di Andy, Tracey, di aver visto il marito flirtare con una modella seduta accanto a lui su un recente volo di prima classe da New York. Andy e Nick discussero furiosamente per questo, e Andy ha dichiarato che la frattura tra loro non si è sanata mai del tutto. Iniziò a chiamare Julie Anne Yoko Ono alle sue spalle.

All’inizio del giugno 1983 Is There Something I Should Know? raggiunse la Top 10 in America, alla posizione numero 5. L’album Rio rimase tra i primi 100 di Billboard per i due anni successivi, vendendo circa sei milioni di copie.

Il 6 giugno, John accompagnò Janine alla prima di Operazione piovra al Leicester Square Odeon di Londra. John era abituato ai flash delle macchine fotografiche, quando i Duran Duran partecipavano a eventi del genere, ma non era nulla in confronto agli scatti frenetici dei paparazzi quando arrivarono sul red carpet gli ospiti d’onore, il Principe e la Principessa di Galles, accolti dal producer Cubby Broccoli e dal James Bond di allora, Roger Moore.

John non vedeva l’ora di ascoltare il nuovo tema di Bond, perché era cresciuto con le canzoni leggendarie che avevano fatto parte della saga: Goldfinger di Shirley Bassey, la vivace Live and Let Die di Paul McCartney e gli Wings, Nobody Does It Better sussurrata da Carly Simon (per La spia che mi amava). Per cui rimase deluso dalla canzone di Operazione piovra, All Time High, scritta dal solito compositore dei film di Bond, John Barry, con il paroliere Tim Rice, e gorgogliata dalla cantante americana Rita Coolidge. John fu ancora meno entusiasta del film, uno dei prodotti più deboli ispirati alla saga di 007 di Ian Fleming. Comunque trovò divertente vedere la sua fidanzata su quello schermo gigante all’Odeon, anche se per poco.

Sarebbe stato ancora più bello, fantasticò John, se la band avesse avuto la possibilità di scrivere il tema per il film di Bond successivo, che era già in produzione. Doveva esserci un modo per trasformare il sogno di John in realtà.

Tratto dal libro Please Please Tell Me Now. La storia dei Duran Duran di Stephen Davis (Il Castello Editore).

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