La playlist di Micah P Hinson | Rolling Stone Italia
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La playlist di Micah P. Hinson

La polvere e le notti del Texas racchiuse nella musica di un artista considerato l'erede folk di Tom Waits. Per noi ha scelto i brani che, più di ogni altro, hanno segnato la sua vita fatta di musica e solitudine

La playlist di Micah P. Hinson

Abbiamo incontrato uno dei musicisti più affascinanti ed enigmatici della scena americana, un artista in cui la vastità dei racconti à la Bob Dylan s’incontra con la malinconia di Tom Waits. Micah P. Hinson torna con un tour italiano, e per l’occasione ci ha raccontato, attraverso i brani che più di ogni altro lo hanno segnato, di un’America che dorme al chiaro di luna e delle cittadine del Texas, dov’è cresciuto cullato dai dischi scovati nei minuscoli store locali.

1. “Plainsong” di The Cure (Disintegration)

“Ricordo quand’ero poco più che un ragazzino, mentre viaggiavo di notte con la mia famiglia attraverso il Texas dell’est, per andare a casa di mia nonna in una cittadina chiamata Trinity… l’amarezza e la tristezza della musica che risuonava nelle mie orecchie giovani mentre guardavo la boscaglia illuminata dai raggi di luna – come un sentimento incomunicabile. Questa canzone era come un bozzolo in cui potevo riposarmi. Era come se non fossi solo – c’era qualcuno che cantava di quella malinconia incomprensibile in una dimensione che trascendeva il mio Io. È stata la prima canzone a farmi provare un sentimento del genere, una sensazione che non avevo mai provato prima – il sentimento di non essere solo”. MPH

2. “What You What” di My Bloody Valentine (Loveless)

“Ero ancora piuttosto giovane quando incappai in questo album. Fui subito ipnotizzato dal modo in cui risuonavano e pulsavano gli strumenti. La semplicità e l’ampiezza del suono era qualcosa che non avevo mai incontrato prima. Per me non c’era nessun’altra musica che trasudasse suono come quel brano. Sembrava fosse eterna, come toccata dalla mano degli dei. MPH

3. “Bedside Table” di Bedhead (What Fun Life Was)

“Incontrai questo brano per una strana coincidenza. Vivevo in una piccola cittadina del Texas dove sembrava non succedesse mai nulla, c’erano sempre le stesse ‘radio band’ che suonavano le ‘radio song’ di sempre. Entrai in un negozio di dischi locale e mi indirizzai alla sezione ‘alternative’ e questo è stato il primo disco su cui posai il mio sguardo. La copertina era così minimale, con un lettering bianco, ma quando comprai quell’album niente fu più come prima. Fui travolto dalla bellezza”. MPH

4. “Matthew” di John Denver (Johnn Denver’s Greatest Hits vol. 1)

“Mio padre non era un grande fan della musica, la sua collezione di dischi era praticamente inesistente. Un giorno in cui mi trovavo da solo in casa misi su quest’album. Credevo che Denver fosse un artista lontano dai miei gusti, dato che a mio padre sembrava non piacesse nulla, ma mi sbagliavo – scoprii un disco sincero e struggente, stupendo, brillante. Mr. Denver recitò una parte da protagonista nella mia crescita musicale”. MPH

5. “Falling From Cloud 9” di Lift To Experience (The Texas/Jerusalem Crossroads)

“Dopo che ero stato espulso dall’università vivevo in una cittadina chiamata Denton, in Texas. Lavoravo in una pizzeria e un giorno trovai questo CD con su scritto Lift To Experience. Costava pochissimo quindi decisi di comprarlo, ma fu solo nel momento in cui tornai a casa e lo misi su che capii quanto fosse esplosivo, quasi ultraterreno. Non ho mai sentito nulla capace di avvicinarsi a quell’album. Successivamente quella canzone fu inclusa nel loro LP pubblicato per Bella Union, ma nulla riuscì ad avvicinarsi alla prima versione, quella realizzata per l’EP. Ancora una volta, quella era musica toccata dagli dei”. MPH

6. “Backslider” di The Toadies (Rubberneck)

“C’era un amico di un amico che era partito per Dallas alla ricerca di nuove band. Un lunedì arrivò con una cassetta di un gruppo che non avevo mai sentito, The Toadies. Chiesi di avere una copia della cassetta e, una volta nelle mie mani, non ci fu più nulla in grado di farmi premere il tasto stop. La potenza e l’agilità degli strumenti e della voce erano irrefrenabili. Ancora oggi ad adorare quel disco e non capisco perché i Toadies non siano mai diventati famosi anche fuori dal giro di Dallas – non è una città molto musicale, è come un buco nero”. MPH

Micah P. Hinson tornerà in Italia per quattro imperdibili concerti sui palchi di alcuni fra i club più importanti del paese. Qui sotto trovate tutte le date

31.03 | Ravenna – Bronson
01.04 | Conversano (BA) – Casa delle Arti
02.04 | Roma – Monk
03.04 | Brescia – Latteria Molloy
04.04 | Bologna – Locomotiv
05.04 | Prato – FAB
06.04 | Torino – Astoria