La dub techno secondo JK Flesh | Rolling Stone Italia
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La dub techno secondo JK Flesh

Essendo un veterano dell'ambiente ci siamo fatti spiegare in 5 brani l'essenza del genere dietro cui sguazza Justin Broadrick (Napalm Death, Godflesh, Jesu)

Foto di Kim Sølve

Foto di Kim Sølve

Il 31 agosto, Justin Broadrick tornerà con un nuovo ellepì, New Horizon. Sono otto tracce in tutto, pubblicate per Electric Deluxe e riunite come sempre sotto il grande segno della ricercatezza, perfino in un dominio ormai sovraffollato, sfruttato e sradicato dalla sua vera natura come quello della techno.

Avendo Justin usato miliardi di moniker nella sua vita—sul momento mi vengono in mente Techno Animal con The Bug, Jesu, Godflesh, Greymachine e ovviamente il suo complesso di quando era giovine, i Napalm Death—per inquadrare i suoi ultimi lavori dub techno si sta servendo di un nome che ne richiama qualcuno, e che forse li riassume tutti: JK Flesh. Come a voler dire che nella carna è sempre stato lui, Justin Karl Broadrick.

Ma che significa dub techno? Beh, è banalmente il modus operandi del dub, quindi la riduzione di una traccia all’osso, applicato a una techno ora strisciante, oscura e minacciosa, ora esplicitamente violenta. Oppure, saggiamente, è ognuno di questi cinque brani qui sotto, che Justin ha selezionato e brevemente commentato per noi.

“Redundance 1” di PORTER RICKS

Porter Ricks - "Redundance 1"

“Questo è un classico di metà anni Novanta capace di aprire voragini nel terreno. È come soffocare con nubi oscure la dub techno.”

“Phylyps Trak II/II” di BASIC CHANNEL

Phylyps - Trak II/II

“Per me, una delle loro tracce più influenti per il progetto JK Flesh. Ultraterrena.”

“Emergon” di OCTEX

Octex - Emergon (Idei Lahesna)

“Dub techno da dancefloor, solida e diretta.”

“Untitled B” di Maurizio

Maurizio - M 7 - Untitled B

“L’asse Basic Channel, Maurizio e Chain Reaction, accanto ai primi Jeff Mills, Robert Hood e Plastikman sono la ragione per cui JK Flesh, come progetto, esiste.”

“untitled 04” di Von Schommer


“Affiliato a DeepChord, questo album è entrato nel mio profondo molto più di tanti altri: un’intima immersione nel tessuto che forma l’intero fondamento di dub techno. Ispirazione immensa per JK Flesh.”

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