Young Thug: «Sono troppo importante per il carcere» | Rolling Stone Italia
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Young Thug: «Sono troppo importante per il carcere»

Dopo essersi dichiarato colpevole, il rapper è tornato a parlare del lungo processo che lo ha coinvolto e del periodo trascorso dietro le sbarre

Young Thug getty ita

Young Thug

Foto: Taylor Hill/Getty Images for Governors Ball

Quasi sei mesi dopo essersi dichiarato colpevole di sei accuse di associazione a delinquere e racket, Young Thug ha finalmente parlato dei più di due anni trascorsi dietro le sbarre e del lungo processo in cui era stato accusato di aver utilizzato la sua etichetta, la Young Stoner Life Records, come copertura per un’organizzazione criminale coinvolta in omicidi e traffico di droga.

Il rapper sembra tuttavia aver cambiato idea. Infatti, in una nuova intervista rilasciata a GQ, il rapper si è definito un “uomo innocente”, spiegando di essersi dichiarato colpevole solo per evitare una condanna più pesante. «È assurdo dichiararsi colpevole per qualcosa che sai di non aver fatto», ha detto. «Ma così hai la possibilità di continuare a combattere. Puoi preoccuparti del destino deciso dalla giuria, oppure scegliere di tornare subito a casa. È come dire: “fanculo, torno a casa”». Sul tempo passato in carcere, Young Thug ha detto poco: «È stato reale» ha commentato. «Non voglio più viverlo, ma sì, è stato reale».

Secondo Thug, il fatto che il suo processo sia stato il più lungo della storia della Georgia gli ha dato una strana forma di autostima. «Mi sentivo importante», ha raccontato. «Mi sentivo una delle più grandi star». Il numero di persone in aula, l’attenzione mediatica e perfino il modo in cui il giudice si rivolgeva a lui alimentavano quella sensazione.

«Il giudice mi diceva: “Devi renderti conto di chi sei”. Il mio avvocato, Brian Steel, ogni giorno mi ripeteva: “Fratello, devi capirlo”. E ogni notte, da solo in cella, iniziavo a realizzarlo: “Sono importante”».

Con il tempo, inoltre, Thug ha iniziato a vedere tutta l’esperienza come una sorta di lezione divina. «Penso di essere troppo importante per il carcere, ma non troppo importante per Dio», ha detto. «Dio può mettere anche la persona più grande dietro le sbarre. Mi sentivo più alto del carcere, ma in qualche modo lui è riuscito a infilarmi lì dentro. Credo sia stato un disegno di Dio». Più avanti nell’intervista, ha anche ammesso di stare ancora cercando di capire il motivo che abbia spinto Dio a metterlo in quella situazione.

Durante il periodo in carcere, ha aggiunto Young Thug, molti agenti penitenziari erano suoi fan, tanto da fargli domande gli sui suoi testi durante le perquisizioni. Alcuni erano addirittura più giovani di lui. Tuttavia, ha aggiunto, la carriera era l’ultima cosa a cui pensava mentre era in cella: la priorità erano la famiglia e i figli.

Ora è tornato in libertà, e sta riprendendo in mano la sua carriera: «Non posso più parlare di gang o di certe cose su internet», ha detto dato che, durante il processo, i procuratori hanno usato alcuni suoi testi come prove contro di lui. «Ho qualche canzone in cui parlo di cose da strada, e sono proprio quei testi che hanno cercato di usare contro di me», ha spiegato. «È stato strano, ma anche figo. Perché è come dire: “Oh, tutti mi ascoltano”. Però anche strano. Il Primo Emendamento garantisce la libertà di parola, cazzo».

L’articolo è tratto da Rolling Stone US

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