Uno Maggio Taranto da sopra, sotto e dietro il palco. Il report di Levante | Rolling Stone Italia
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Uno Maggio Taranto da sopra, sotto e dietro il palco. Il report di Levante

La quarta edizione del contro concertone raccontata dalla cantautrice prima dopo e durante la sua esibizione

Claudia Lagona a.k.a. Levante - Foto di Simone Cecchetti​

Claudia Lagona a.k.a. Levante - Foto di Simone Cecchetti​

A Taranto si è svolto anche quest’anno l’altro Concertone. Un primo maggio alternativo, organizzato dai Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, con la direzione artistica affidata a Michele Riondino, Roy Paci e Diodato. Quest’anno oltre 200mila persone hanno assistito al concertone. Sul palco, tutti senza ricevere cachet, sono saliti tra gli altri Afterhours, Daniele Silvestri, i Ministri, Niccolò Fabi, Litfiba, Punkreas e Levante. E Levante è stata anche la nostra inviata speciale, per raccontarci com’è stato l’Uno Maggio Taranto visto da sopra, sotto e dietro il palco.

“Taranto, 1 maggio 2016.
Sono le ore 15 quando ritorno al palco dopo il sound check del giorno prima.
Piove e il fango tra un passo e l’altro riesce ad arrivare alle caviglie.

Qualcuno ha la bella idea di avvolgere i piedi dentro a dei sacchi neri, io no, preferisco mostrare il mocassino imbrattato e cerco riparo dentro a un gazebo del retro palco aperto a tutti. Il backstage del primo maggio di Taranto sembra essere così, aperto a tutti, a tutti gli artisti pronti a supportare la causa, con una line up per nulla casuale ovvio, ma si avverte davvero il bisogno di condivisione, la solidarietà, l’amicizia.

Mi guardo intorno e incrocio soltanto dei sorrisi, la gente non sfugge al tuo sguardo ma volentieri lo incrocia e viene a salutarti.Stringo la mano a Ghemon, parlo con Roy Paci, Diodato mi abbraccia. Siamo a casa, penso.

Mi torna in mente Mimmo, il ragazzo che mi aveva offerto la sua cena il giorno prima e al quale avevo promesso che sarei andata a trovarlo, ma come fare con tutto quel fango e tutta quella gente, sarebbe davvero impossibile.

Scendono dal palco i Selton, sale Mama Marjas, qualcuno fa della taranta, il ritmo è sostenuto e le gambe non sanno stare ferme. Piove e c’è davvero un’infinità di gente. Con le mani in tasca per cercare quel briciolo di tepore sparso dentro ai miei vestiti penso a quanto siano motivati, a quanta voglia di farsi sentire abbia questa gente.

“Taranto Libera”, gridano tutti.

Il conflitto tra un’ILVA che li fa campare e li uccide al contempo; cosa sarebbe meglio fare, mi chiedo? Lo chiedo in giro. Tutti sono un po’ perplessi… Ma sul palco alla musica si alternano degli ospiti con delle proposte sensate, delle richieste d’aiuto. Salgono grandi esempi di resistenza, perché di questo si tratta, di resistere finché le cose non cambieranno. Sale sul palco anche la madre di Vittorio Arrigoni, mi avvicino di più alle transenne per poter sentire bene ed è subito una grande emozione vedere quella mamma parlare del figlio e dire “Vittorio vi chiede di resistere”.

Si commuovono tutti. Si arrabbiano tutti.

Si respira un desiderio di cambiamento gigante “ma quando si spengono i riflettori lo stato non ci ascolta” mi dice qualcuno mentre provo a capirne di più di tutto questo disastro economico e ambientale. Sul palco sale già una prima parte di Torino con gli Lnripley e rimetto il naso fuori dalle transenne. Nel frattempo scopro musica nuova o persone nuove, di volti non ne mancano davvero.

Levante sul palco di #Unomaggiotaranto del 2016 - Foto di Simone Cecchetti​

Levante sul palco di #Unomaggiotaranto del 2016 – Foto di Simone Cecchetti​

È il mio momento e provo a salire la rampa che porta al palco senza scivolare. I miei ragazzi sono già sul palco e si sistemano mentre io inizio a scalciare come un Toro. Guardo la folla. Sono con voi, penso.

Penso a mio padre, a quel lavoro fatto con dedizione, alla sua professionalità, all’amore per quell’azienda… Ma l’amianto non è l’amore.

L’amianto uccide.

Grido il nome di questa città a lungo, poi inizia la mia voglia di riscatto, la musica. Taranto troverà la sua canzone, il suo cavallo di battaglia e vincerà.

Dopo di me Renzo Rubino, Fabi con una band formidabile fra cui ritrovo mio fratello Bianco, Daniele Silvestri, Litfiba.

Quando arrivano gli Afterhours non resisto e corro a fare la fan da sotto palco gridando IO NON TREMO, È SOLO UN PO’ DI ME CHE SE NE VA.

Ancora i Ministri e i Punkreas.
Ragazzi, è stata una giornata faticosa ma ne è valsa la pena.

E se il prossimo 1 maggio voleste fare un bel ponte, andate a Taranto e gridate insieme a questa città TARANTO LIBERA”.

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