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Una sera a ballare con gli Wombats, a Milano

Il trio di Liverpool fa divertire il pubblico del Fabrique con un concerto ironico e spensierato. Menzione d'onore al gruppo spalla, gli We Are Waves
Matthew Murphy (chitarra, voce, tastiere), Tord Øverland Knudsen (basso, chitarra e tastiere) e Daniel Haggis (batteria, tastiere), cioè The Wombats. Foto Giulia Razzauti

Matthew Murphy (chitarra, voce, tastiere), Tord Øverland Knudsen (basso, chitarra e tastiere) e Daniel Haggis (batteria, tastiere), cioè The Wombats. Foto Giulia Razzauti

Salgono sul palco del Fabrique e attaccano You’re Body Is A Weapon, primo singolo estratto da Glitterbug, album in uscita il prossimo 13 aprile.

Un concerto degli Wombats è come ce lo si aspetta: l’atmosfera è piacevolmente spensierata, l’età media piuttosto bassa, il pubblico così carico da cominciare a battere le mani prima dell’inizio del concerto. Se pensate che ci siano solo ragazzini, però, vi sbagliate: dovreste ascoltare con più attenzione i loro testi, o, appunto, andare ad un loro concerto.

Il video di “Your Body Is A Weapon”:

«Your body is a weapon […] my body is a temple of doom», cantano spensierati e salterini i ragazzi in prima fila. I tre di Liverpool sono pressoché impeccabili: energici ma rilassati allo stesso tempo, portano uno spettacolo strutturato ma anche fortemente ironico – abbastanza da far risultare l’acustica Little Miss Pipedream, tratta dall’esordio A Guide To love, Loss & Desperation e dedicata «ai fan che seguono la band fin dall’inizio», più parodistica che autocelebrativa.

Le foto della data romana:

Qualche signore sulla cinquantina in giacca e cravatta si ritrova a ballare non meno del figlio che ha accompagnato al concerto. Gli Wombats stanno facendo qualcosa di diverso dall’intrattenimento puro e semplice: sono transgenerazionali, sanno far coesistere nello stesso luogo figli, genitori e quelli che stanno nel mezzo.

Il video di “Backfire at the disco”:

Menzione d’onore anche ai milanesi We Are Waves che hanno suonato in apertura e hanno saputo reggere il palco (problemi tecnici inclusi) con la bravura di chi farà strada.

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