Trump potrebbe davvero dare la grazia a Sean ‘Diddy’ Combs? | Rolling Stone Italia
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Trump potrebbe davvero dare la grazia a Sean ‘Diddy’ Combs?

È quello su cui starebbe lavorando il team del rapper in queste settimane. Nel mentre il Presidente ha graziato il rapper YoungBoy accusato di possesso d'arma da fuoco e il capo gang Larry Hoover, in prigione con una pena di sei ergastoli per l'omicidio di un 19enne

Trump potrebbe davvero dare la grazia a Sean ‘Diddy’ Combs?

Donald Trump e Sean 'Diddy' Combs

Foto: Getty Images (1) e Shareif Ziyadat/Getty per Sean "Diddy" Combs (2)

NBA YoungBoy, Larry Hoover, Julie e Todd Chrisley e chissà, in futuro, Sean ‘Diddy’ Combs. Sono questi alcuni dei nomi che ieri hanno ricevuto la grazia dal Presidente Donald Trump.

NBA YoungBoy è stato graziato «senza nemmeno firmare la richiesta», stando a quanto raccontato dal suo avvocato Drew Findling. Il rapper, che era stato condannato a dicembre per possesso di arma da fuoco doveva scontare 23 mesi in una prigione federale, ma l’intervento di Trump è arrivato in suo aiuto: «Voglio ringraziare il Presidente Trump per avermi graziamo e avermi dato l’opportunità di continuare a crescere come uomo, padre e artista».

Più rumorosa invece la grazia data a Larry Hoower, co-fondatore della gang di Chicago Gangster Disciples, condannato nel 1997 per l’omicidio di un ragazzo di 19 anni avvenuto nel 1973. Hoover era stato condannato a 6 ergastoli, per un totale di 200 anni. A Hoover era stato dedicato il concerto benefico tenuto da Kanye West e Drake nel 2022.

Dagli States si vocifera inoltre che il team di Sean ‘Diddy’ Combs stia cercando di instaurare i rapporti con Trump per una possibile grazia da ottenere a processo concluso. Combs in questo momento è a processo accusato di per traffico di esseri umani, sfruttamento della prostituzione e estorsione. Una fonte anonima vicino al rapper ha dichiarato a Rolling Stone US: «Sarebbe disposto a tutto pur di non andare in prigione. Ma questa è la sua natura; in tutta la sua via ha sempre provato a uscir pulito da situazioni del genere». Aggiungendo: «Donald Trump nemmeno gli piace».

La fonte sostiene che ci sono state, e continuano a esserci, delle conversazioni preliminari tra i due team. Non ci sono però al momento prove che Trump sia personalmente a conoscenza di tutto ciò, non avendo il Presidente mai commentato pubblicamente il caso Combs. Diddy nel mentre sta cercando in tutti i modi di essere rilasciato dal Metropolitan Detention Center di Brooklyn: ha chiesto un processo rapido, ha rifiutato un patteggiamento e si è dichiarato non colpevole dei cinque capi d’accusa federali a suo carico. In caso di condanna rischia da 15 anni all’ergastolo.

Stando a quanto riporta Rolling Stone US, durante i primi contatti privati con i membri del governo e del team Trump, gli alleati di Combs hanno cercato di dipingere l’accusa del rapper in termini decisamente trumpiani, facendo leva sulla visione repubblicana del presidente come martire e vittima costante. Secondo questa ricostruzione, Combs e Trump sono entrambi uomini d’affari di successo e celebrità controverse ingiustamente presi di mira dai federali e dai procuratori del Distretto Sud di New York che li hanno costretti affrontare una raffica di accuse di violenza sessuale che entrambi sostengono essere false. «Le parole “deep state” sono state pronunciate una o due volte», racconta una delle fonti che ha familiarità con i contatti.

Alcuni funzionari dell’amministrazione Trump che sono a conoscenza di questa iniziativa non sembrano averla presa sul serio, sostengono due fonti che hanno familiarità con la situazione. Dicono che, anche se il rapporto tra Trump e Combs è preesistente, per Combs sarebbe una battaglia piuttosto complicata – nonché un incubo per la Casa Bianca dal punto di vista delle relazioni pubbliche – ottenere la grazia, data la natura dei presunti crimini, tra cui il presunto traffico sessuale di due ex fidanzate nel 2024.

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