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Torna il Sonar, il festival di culto per i fan dell’elettronica

Non solo il meglio della musica da dancefloor, ma anche incontri sulla cultura digitale e contaminazioni con la classica: questo è il festival di Barcellona che è diventato uno degli eventi più importati d'Europa

Torna il Sonar, il festival di culto per i fan dell’elettronica

Seguire le definizioni del Sonar, il festival che si svolge a Barcellona dal 16 al 18 giugno e che da appuntamento di culto è diventato evento più importante dell’elettronica europea, è un gioco interessante perché racconta quali sono le evoluzioni di una scena per sua natura curiosa e orientata a coinvolgere tutte le forme di comunicazione e indica la direzione in cui si sta muovendo una genere che ha sempre la testa rivolta al futuro. Prima quando si svolgeva al Macba (il museo di arte contemporanea progettato dall’archistar Richard Meier) ed era soprattutto una grande festa, il Sonar era “Musica avanzata”, adesso che si è spostato nella sede più ampia e organizzata della Fira Montjuic ed è diventato un appuntamento di rilievo della cultura digitale internazionale è diventato “Musica, creatività e tecnologia”.

Ogni anno il Sonar stupisce e coinvolge, fa ballare e fa pensare, propone un’idea di innovazione e riesce ad aprire e chiudere un intero universo nello spazio di tre giorni, un po’ come le TAZ che tanto piacevano ai ravers negli anni ‘90 (le “Zone temporaneamente autonome” teorizzate dal filosofo anarchico Hakim Bey), ma rese costruttive perché mischiate all’atmosfera colorata e alle “mani in alto” del clubbing e al senso di partecipazione dei concerti rock. È un universo in cui il futuro diventa un luogo affascinante e pieno di possibilità, senza risvolti inquietanti o finali distopici, perché al centro c’è la creatività, la ricerca di novità, lo stare insieme e il puro divertimento.

Ogni anno al Sonar i confini si allagano, ma la festa rimane la stessa. È forse troppo per quello che rimane pur sempre un festival musicale? No, se viene inaugurato da una conferenza di Brian Eno intitolata Why We Play e in programma ha la prima mondiale del nuovo show di Jean Michel Jarre (fresco di collaborazione con Edward Snowden nel pezzo Exit), il primo concerto europeo di Anohni che presenta l’album Hopelesness, 130 esibizioni sparse sugli otto palchi del Sonar de Dia e de Noche, gli incontri sulla cultura digitale del Sonar + D (con inviati di The Guardian, Forbes e Pitchfork che dialogheranno con Kode9 Carsten Nicolai e Richie Hawtin e conferenze di Spotify, Microsoft Research e BBC2) e persino contaminazioni con la classica: John Luther Adams che presenta la composizione Become Ocean premiata con il Pulitzer ed un Grammy e il pianista inglese James Rhodes che suonerà Bach e Chopin nell’Auditorium mentre la gente fuori sta ballando.

Il Sonar, dicevamo, ha la testa nel futuro ma ha i piedi piantati nel passato del dancefloor e le mani che cercano instancabilmente le cose migliori tra i suoni urbani e la musica innovativa. Ecco perchè nell’edizione 2016 a fianco alla sperimentazione di Alva Noto e Oneohtrix Point Never c’è l’hip hop di Roots Manuva e il pop-funk di Santigold, i pionieri della fusione tra elettronica e rock New Order e le voci pure di James Blake e John Grant, gli spagnoli John Talabot e Paco Osuna, i francesi del collettivo Ed Banger e i mostri della techno di Detroit Underground Resistance che presentano lo show Timeline e poi una scarica di “clap” con i Dj set ultraclassici di Kerri Chandler e del maestro della house di New York, Kenny “Dope” Gonzalez.

La festa finisce il sabato mattina con il live di Fatboy Slim seguito da Jackmaster e Ben Clock (il programma completo è su www.sonar.es), e per provare qualcosa di inaspettato basterà infilarsi nel nuovo spazio allestito al Sonar Car, l’ormai leggendaria sala con la pista di autoscontri, per sentire Four Tet (al venerdì) e Laurent Garnier (al sabato) suonare per sette ore filate, da mezzanotte alle sette del mattino. Una volta usciti, probabilmente, il futuro sembrerà a tutti più interessante.

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