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Tommaso Paradiso, il video backstage di Rolling Stone

Abbiamo trasformato il leader dei Thegiornalisti in un cowboy metropolitano. Ecco com'è andata
Tommaso Paradiso, foto: Fabio Leidi Style: Francesca Piovano

Tommaso Paradiso, foto: Fabio Leidi Style: Francesca Piovano

C’è Tommaso Paradiso sulla copertina del nuovo numero di Rolling Stone, in edicola. Un’intervista in cui il frontman dei Thegiornalisti – trasformato in un cowboy metropolitano in bilico tra Clint Eastwood e Renato Pozzetto – anticipa i primi tasselli di quel “puzzle di romanticismo autobiografico” che è il nuovo disco, LOVE, in arrivo il 21 settembre. Qui sotto trovate un estratto dell’intervista, mentre sopra potete vedere il video backstage che abbiamo realizzato durante lo shooting fotografico della cover story.

Ho ascoltato e letto il tuo disco, mi sembra che sia ancora più personale del precedente.
Sì. Sì, perché alla fine penso che questa sia la mia unica via, la mia poetica, molto riflessiva e personale. Parlo di cose che conosco, sulle quali non mi posso sbagliare perché le vivo, che devo per forza dire, buttare via, lanciare. Infatti la scrittura arriva sempre in un momento di immersione totale, arrivo quando il vaso è arrivato all’ultimo stadio della sua capienza. La mia grandissima fortuna è che in quello che provo io, e racconto, si identificano molte persone.

Ci pensi a questo “principio di identificazione”, mentre scrivi?
No.

Lo tieni alla larga.
A volte mi capita il contrario, nel senso che dico: “Di questa cosa non gliene frega niente a nessuno, perché è troppo personale”. Invece poi scopri che la cosa più diretta e intima che hai scritto, quando ti levi le mutande per andare a letto, è la cosa che prende più il pubblico. La gente è stata sempre così, da quando esiste la Storia dell’arte. Sente la puzza di finzione, di non verità, da chilometri di distanza.

Dopo il successo di Completamente in molti ti aspettano al varco, pensano: “Ora i Thegiornalisti la toppano…”
Invece in qualche modo ce la caviamo sempre alla grande. Nonostante il disco sia andato bene, ho voluto cambiare produttore (Dario Faini in arte Dardust, nda), cambiare tipologia di approccio al testo, approccio alla canzone. Ho voluto parlare di altri temi, scriverli in maniera diversa.

Mi fai un esempio?
Pensa che il disco si chiama LOVE, così come la canzone principale. La parola inglese è così universale, così pop, così estrema per il mio vocabolario precedente. Mi sarei ucciso da solo.

Non è usata in maniera ironica.
Assolutamente, è usata in maniera veramente romantica. Non potevo chiamarlo Romantique, non siamo nel 1800, ma questa parola per me rappresenta la risposta a tutto: all’odio, ai tempi in cui viviamo, la risposta al veleno, a quello che passa sui social network. Leggo spesso i commenti ai post che fa Rolling Stone e lì sotto c’è una valanga d’odio, come sotto a quelli che scrivo io. Ovunque. Prima mi incazzavo,rosicavo. Poi, come reazione a tutto questo l’unica risposta sensata che mi viene da dare è davvero quella dell’amore, alla Bud Spencer & Terence Hill, “Porgi l’altra guancia”. Io la vedo la gente che è ancora buona, che si emoziona, che si vuole bene, che aiuta la vecchietta.

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