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Tiziano Ferro e il book tour annullato per i figli: «Quella frase ha scatenato odiatori seriali e ha dato pane ai cretini»

«Avendo un divorzio in corso, non posso lasciare lo Stato della California coi miei figli. Sarei potuto venire da solo, ma avrebbe significato non potermi occupare di loro, che in questo periodo stanno soprattutto con me»

Foto: Giuseppe Craca

Due settimane fa Tiziano Ferro ha annunciato sui social la «dolorosa separazione» dal marito Victor Allen. «È un momento delicato», ha scritto. «Non posso lasciare i miei figli, né portarli con me in Italia. Per questo devo disdire gli impegni presi», ovvero la promozione del romanzo La felicità al principio, che uscirà domani.

La frase sulla cancellazione degli impegni promozionali per stare con i figli, dice Ferro in un’intervista di Candida Morvillo apparsa oggi sul Corriere della Sera, «ha scatenato gli odiatori seriali e ha dato pane ai cretini, specie considerando che i miei figli erano con me in tour in Italia questa estate».

Il cantante spiega perché ha dovuto rinunciare al book tour: «Non poter partire coi bimbi è dovuto non alle leggi italiane, ma a un tecnicismo noioso e fastidioso: avendo un divorzio in corso, non posso lasciare lo Stato della California coi miei figli. Sarei potuto venire da solo, ma avrebbe significato non potermi occupare di loro, che in questo periodo stanno soprattutto con me».

Nella stessa intervista, spiega che «se dicessi che sto bene, metterei. C’è di peggio, c’è chi non affronta i problemi e da scelte all’antica trascinando situazioni che possono diventare tossiche non solo per lui, ma per i figli. Io appartengo a una generazione i cui genitori non si sono lasciati per il “bene dei figli”, ma creando in realtà solo scompensi, facendo respirare infelicità ai bambini. Diciamo che sono in una condizione di speranza verso il futuro, ma non posso certo dire che sia un bel periodo».

Sull’eventualità che l’annuncio del divorzio oscuri la pubblicazione del libro: «La pubblicazione si scontra con un cataclisma come questo, che spero non prenda possesso della gioia che devo a me stesso e a chi mi segue. Però, non potevo tenere nascosta la verità: ho sempre vissuto mostrando una sola versione di me stesso, quella vera, e preferisco così piuttosto che inventare scuse e affrontare l’ansia che le cose possano venire fuori senza che le abbia potute spiegare».

Ferro racconta anche dei problemi avuti alle corde vocali durante il tour. Sapeva che c’era qualcosa che non andava «perché non riuscivo a essere comodo nelle basse, che per me sono la cosa più facile del mondo». Ha scoperto di avere un polipo. «Mi hanno detto che non sarebbe regredito senza un’operazione. Ho scelto di continuare il tour, fare logopedia e di non dire nulla: non mi piace accaparrare benevolenza facendo il piagnone. Però, salivo sul palco con angoscia, col rischio che la voce mancasse di colpo, anche perché, più la sforzi, peggio è. Finito il tour, dopo due mesi di riposo forzato, sono tornato dai medici e il polipo era regredito al punto che non c’era più niente da operare. Sparito. Un mistero».

Quello, aggiunge Ferro, è stato un tour complesso «anche perché ero nel mezzo di ciò che ha portato al divorzio. L’ho affrontato con una spada nel cuore. Di sicuro, vivevo l’incapacità di esprimere qualcosa e insieme il bisogno di farlo. Manco a farlo apposta, nel momento in cui questo qualcosa ha preso una forma, seppure brutta e spiacevole, nel momento in cui ho trovato la voce per uscire da quel limbo doloroso, il polipo è sparito».

Il protagonista di La felicità al principio si chiama Angelo Galassi, un cantante di successo passato attraverso obesità, omofobia, bulimia, depressione. «I punti in comune col protagonista ci sono e ci sono quelli totalmente diversi, grazie a un po’ di intuito, fortuna, coraggio, agli amici, ai dottori, a una serie di angeli in terra o meno». E ancora: «Io e Galassi siamo incorniciati in un contesto simile, al quale però io ho reagito, mentre lui fugge, si nasconde, fa vincere la paura, non risolve le sue dipendenze né il pessimo rapporto coi genitori e con chi lo ha fatto sentire sbagliato. Per me, lui è tutto quello che avrei potuto essere e che non ho voluto essere».

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