The Life of a Showgirl di Taylor Swift è probabilmente destinato a superare il record assoluto di copie fisiche vendute nella prima settimana di pubblicazione, oltre ad avere già infranto vari primati relativi allo streaming. Ma ha anche incassato recensioni professionali e commenti social estremamente negativi a causa della pochezza di certi testi, degli arrangiamenti prevedibili, delle troppe citazioni e interpolazioni, della sua leggerezza.
Un meme riassume l’idea che molti si sono fatti tracciando un parallelo tra l’evoluzione (o forse sarebbe meglio dire l’involuzione) della discografia di Swift e quella di Katy Perry: i primi segni di cedimento (Midnights e Witness), la delusione (The Tortured Poets Department e Smile), il disastro totale (The Life of a Showgirl e 143).
A quanto pare, la cosa non infastidisce Swift, e non solo perché le vendite e gli stream di The Life of a Showgirl le danno ragione o perché, come canta in Actually Romantic, chi parla male di lei la infastidisce quanto “un chihuahua che mi abbaia da una borsetta”.
In un’intervista a Zane Lowe, Swift dice che il caos è «benvenuto» e che «c’è una regola nello show business secondo cui mi stai aiutando se dici il mio nome o il titolo del mio album nella settimana in cui esce». Parlatene male, ma parlatene.
In ogni caso, «quando si tratta di arte, provo grande rispetto per le opinioni soggettive. Non sono la polizia del gusto, ognuno può provare quel che vuole. In quanto intrattenitori, il nostro obiettivo è essere degli specchi».
Spesso, dice Swift, un disco è un modo che la gente ha di guardarsi allo specchio. «Quel che stai passando nella tua vita finisce per avere un effetto sul tuo rapporto con la musica che pubblico in quel dato momento. Mi piace sentire dire dai miei fan cose tipo “prima non mi identificavo con Reputation, ma ora che ho vissuto certe altre esperienze è il mio album preferito” oppure “prima ero fan di Fearless, ora sono ossessionata da Evermore”. Facciamo questo mestiere per fare cose che restano. Quando compongo, tengo sempre a mente l’eredità che lascerò dietro di me. So che cosa ho creato. So che lo adoro e so che tutto questo fa parte del tema di Showgirl».
Se The Life of a Showgirl è leggero e “facile”, è perché lei lo ha voluto esattamente così. Anzi, desiderava fare un disco del genere da una vita, «nel senso che ho sempre voluto divertirmi in questo modo: divertirmi, mostrare il mio lato malizioso e civettuolo, scherzare e farmi vedere anche sotto questa luce. È una parte importante della mia personalità».
